La reazione americana
Crisi in Ucraina: "Un'invasione è un'invasione, ed è in corso", dice Washington
Biden ha adottato nuove misure sanzionatorie contro la Russia. Ci sono alcune perplessità su come considerare l'ultima mossa di Putin, ma il viceconsigliere per la Sicurezza nazionale ha fugato i dubbi in diretta tv
Le due immagini si sono fissate in parallelo: Vladimir Putin seduto alla scrivania firma il decreto di riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche di Luhanks e Donetsk, nell’est dell’Ucraina; seduto alla scrivania dello studio ovale, Joe Biden firma l’ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, commerci e finanziamenti da parte di entità americane con persone che operano nelle cosiddette repubbliche popolari del Donbas. “Queste misure sono separate e in aggiunta alle altre misure sanzionatorie che stiamo preparando assieme ai nostri alleati se la Russia dovesse operare un’ulteriore invasione in Ucraina”, ha precisato Jen Psaki, la portavoce della Casa Bianca.
Il presidente americano Biden ha reagito subito alla dichiarazione di Putin, ma c’è da qualche giorno tra i suoi una certa cautela nel definire “invasione”, cioè l’evento che determina la reazione massiccia degli alleati occidentali, la linea rossa, il riconoscimento dell’indipendenza. Anche la Psaki ha detto: se ci sarà un’ulteriore invasione, ci saranno misure rafforzate. E i commentatori hanno sintetizzato veloci: “L’i-word” non la pronuncia nessuno.
Non è vero. Il viceconsigliere per la Sicurezza nazionale, Jonathan Finer, è intervenuto sulla Cnn e ha detto: “Pensiamo che sì, questo è l’inizio di un’invasione, l’ultima invasione della Russia in Ucraina”. Anticipando un nuovo pacchetto di sanzioni in lavorazione ieri, “direttamente contro la Russia, Finer ha anche negato che ci sia una distinzione tra “cominciare un’invasione” e “un’invasione”: “Un’invasione è un’invasione, ed è in corso”, ha detto Finer.
A creare ambiguità sono state le dichiarazioni di altri funzionari. Poche ore prima, uno di loro ha detto in una conversazione in forma anonima con i giornalisti: “L’ingresso di truppe russe nel Donbas non è di per sé un nuovo passo: sono otto anni che i russi sono presenti con i loro soldati”.
L’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, chiamando un incontro al Consiglio di Sicurezza ha definito le azioni di Putin “una violazione ingiustificata della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. La linea rossa è stata varcata, ma l’ambasciatrice ha poi detto che il presidente russo sta “cercando un pretesto per un’ulteriore invasione”, rispostando l’attenzione sulla parola “ulteriore”, come se fosse questa la linea rossa per attivare la reazione “massiccia” di cui da tempo parla l’Amministrazione Biden.
I repubblicani al Congresso, compresi quelli che quando c’era Donald Trump al potere non si agitavano tanto per l’aggressività russa, hanno già denunciato “l’impotenza” di Biden: dicono che per essere credibile, il presidente deve imporre sanzioni che colpiscano “al cuore” l’economia russa e imporre la sospensione “permanente” del gasdotto Nord Stream 2 ai tedeschi.
Negli ultimi tre mesi, il presidente Biden ha preso tre decisioni rilevanti per gestire la crisi russa, come ha raccontato il New York Times raccogliendo testimonianze e racconti in decine di interviste. Ha condiviso in modo molto più ampio rispetto al passato le informazioni di intelligence con i suoi alleati perché non voleva che si arrivasse a questo punto in cui si devono discutere le sanzioni e quindi le reazioni con eccessive divergenze sulle azioni del presidente Putin. Tutti dovete sapere, insomma, perché altrimenti la propaganda russa ci divide e ci mette uno contro l’altro: è questo da sempre l’obiettivo del Cremlino. Per essere il più efficace possibile, Biden ha dato il suo consenso a una campagna di informazione diretta contro lo stesso Putin, in modo che ogni sua dichiarazione (o divagazione) potesse essere smentita quasi in diretta. Poi quando ha visto che comunque l’offensiva militare russa continuava e che i soldati non si muovevano dal confine ucraino, Biden ha approvato l’invio di armi e missili a Kiev e ha rassicurato i membri della Nato nell’est Europa spostando truppe: in questo modo è riuscito a cucire un’alleanza e un’unità che fino a pochi mesi fa pareva improbabile.
Putin non si è fermato. Ora Biden deve decidere cosa fare del suo appuntamento con il presidente russo organizzato dalla mediazione francese e soprattutto deve ricucire insieme l’alleanza occidentale sul concetto: un’invasione è un’invasione, ed è in corso.