Donbas, non ti riconosco
In pochi stanno con la Russia sull’indipendenza di Donetsk e Luhansk. Tanti condannano
Dopo il riconoscimento formale da parte di Vladimir Putin delle due repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale, Donetsk e Luhansk, i riflettori sono passati su nemici e alleati del presidente russo; come si comporteranno gli altri paesi? A poche ore dalla firma, il primo a schierarsi con il Cremlino è stato il governo siriano, che ha annunciato il proprio sostegno alla decisione russa di riconoscere come indipendenti le due regioni. Il ministro degli Esteri, Faisal Mekdad, ieri durante un evento a Mosca ha detto: “Quello che l’occidente sta facendo contro la Russia è simile a quello che ha fatto contro la Siria durante la guerra terroristica”. La presidenza siriana ha affermato di avere il riconoscimento di Donetsk già in programma dal dicembre 2021 e che il governo del presidente Bashar el Assad “coopererà” con Donetsk e Luhansk. Poi è arrivato il sostegno anche da parte del movimento yemenita sostenuto dall’Iran Ansar Allah (Houthi): “Sosteniamo il riconoscimento di Donetsk e Luhansk come due repubbliche indipendenti”, ha twittato Muhammad Ali al-Houti. Infine il presidente del Nicaragua Daniel Ortega durante un discorso a Managua ha difeso la mossa di Putin di riconoscere l’indipendenza.
Le due repubbliche quindi, oltre ad aver ricevuto lunedì sera il riconoscimento in diretta televisiva da parte di Mosca, il supporto della Siria, dei ribelli Houthi e del Nicaragua, e oltre a riconoscersi reciprocamente dal 2014 – Donetsk riconosce Luhansk e viceversa – hanno il riconoscimento dal 2014 di un solo altro stato, l’Ossezia del Sud, territorio del Caucaso rivendicato dalla Georgia e riconosciuto solo da cinque stati membri delle Nazioni Unite. Il resto è stata più o meno una denuncia collettiva: chi con più moderazione, chi con più veemenza, tutti i governi, occidentali e non, hanno condannato la decisione della Russia, anche chi sembrava più vicino a Putin. La maggior parte dei paesi ha denunciato il riconoscimento delle due repubbliche come una violazione del diritto internazionale, della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk.
L’Onu (di cui anche la Russia fa parte) ha dichiarato di considerare la decisione della Federazione russa “incompatibile con i princìpi della Carta delle Nazioni Unite”, mentre il capo della Nato Stoltenberg ha sottolineato in una nota che “Donetsk e Luhansk sono parte dell’Ucraina”. I paesi baltici Estonia, Lettonia e Lituania, citati non direttamente dallo stesso Putin nel discorso di lunedì sera, hanno tutti chiesto in coro di imporre sanzioni alla Russia. “L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il presidente della Turchia Erdogan ha definito la decisione “inaccettabile”, invitando le parti interessate ad agire con buon senso e rispettare il diritto internazionale, e così anche il primo ministro giapponese Fumio Kishida.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in conferenza stampa invece non ha preso una posizione netta, ha invitato tutte le parti a “essere moderate e a riconoscere l’importanza universale della sicurezza per tutti, e a ridurre le tensioni attraverso il dialogo”. L’India è rimasta quasi neutrale, rimanendo l’unico paese del Quad a non aver condannato la decisione russa in maniera esplicita. E il dittatore bielorusso Lukashenka? “Rispettiamo e capiamo la decisione da parte russa, ma consideriamo prioritaria la via diplomatica”, si legge su una dichiarazione del ministero degli Esteri.