Per l'intelligence americana Mosca è pronta ad attaccare

Micol Flammini

A Kiev entra in vigore lo stato di emergenza, il presidente Zelensky chiama i riservisti e i ministeri vengono presi di mira dagli hacker. Gli ucraini aspettano, comprano armi, chiedono più sanzioni, mentre vedono i diplomatici degli Stati Uniti e della Russia lasciare le ambasciate (e bruciare documenti)

Gli ucraini continuano ad acquistare armi e munizioni. A febbraio sono state registrate 10 mila armi da fuoco, in tutto il paese ci sono 700 mila proprietari di armi legali. La destabilizzazione non è fatta solo di azioni dirette, ma anche di attesa, e nell’attesa della guerra creata dal Cremlino gli ucraini si preparano. Mercoledì, il Parlamento di Kiev ha approvato l’entrata in vigore dello stato di emergenza, un passo prima della legge marziale, che verrà applicato a tutto il territorio fatta eccezione per le regioni di Donetsk e Luhansk. Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che si tratta di misure preventive, ha richiamato anche i riservisti, circa quarantaseimila persone di età compresa tra i 18 e i 60 anni, ha invitato gli ucraini che sono in Russia a tornare e chiesto ai paesi occidentali di varare nuove sanzioni contro Mosca.  Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che in questa crisi è uno dei protagonisti,  ha detto: “Ora la pressione deve aumentare per fermare Putin. Colpite la sua economia e i suoi amici. Colpite di più. Colpite forte. Colpite ora”. Gli americani hanno risposto con sanzioni contro le società incaricate della costruzione del gasdotto Nord Stream 2 e il ceo Matthias Warnig. Mentre l’Ue sanzionerà il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, la portavoce del ministero degli Esteri e altri esponenti del putinsimo. 

 

L’Amministrazione Biden ha avvisato Kiev che la Russia ha spostato il cento per cento della forza militare necessaria per un’invasione, ora è pronta e l’aggressione su larga scala potrebbe realizzarsi nelle prossime ore. Particolarmente a rischio è la città orientale di Kharkiv, ma Washington mette in guardia anche la capitale, che finora gli ucraini tendono a non prendere in considerazione come possibile bersaglio. Dopo aver spostato la sede diplomatica  da Kiev a Leopoli,  gli americani hanno ordinato di trasferire il personale diplomatico in Polonia. Anche i russi hanno abbandonato l’ambasciata. Lo hanno fatto in fretta, hanno abbassato la bandiera e hanno lasciato tutte le sedi, pure il consolato di Odessa da dove martedì era stato visto uscire del fumo: segno del fatto che il personale si stesse preparando ad andare via e stesse probabilmente bruciando dei documenti sensibili da non lasciare come prove. 

 

L’attacco contro l’Ucraina però, anche se non militare, è già stato sferrato e ha l’obiettivo di creare panico. Mercoledì i siti web del ministero degli Esteri, della Difesa, dell’Interno, del Parlamento, del Servizio di sicurezza e del governo sono stati colpiti da un attacco hacker che si è svolto insieme a numerose telefonate anonime che davano l’annuncio di attacchi bomba. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)