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Le ore della resistenza di Kyiv

Micol Flammini

I russi cercano di tagliare l'elettricità alla città, dove tutti si armano, anche i cittadini che imparano a fare molotov. Putin vuole cacciare i “drogati e neonazi” di Kyiv, cioè Zelensky, e invita l'esercito dell'Ucraina a fare un colpo di stato

L’esercito russo è militarmente superiore a quello ucraino, ma se Mosca voleva una guerra lampo non l’ha avuta. I russi sono entrati con i carri armati nella periferia di Kyiv, la notte è arrivata con il suono di forti esplosioni, uno degli obiettivi è una centrale termoelettrica a est di Kyiv: vogliono lasciare la città senza elettricità. Il sindaco Vitali Klitschko ha detto che la situazione è minacciosa e ha chiesto ai cittadini di rimanere in casa e fabbricare delle  molotov. Per chi non sapesse farle, lo spiegano dai megafoni. La città è stata colpita da razzi e sopra al tetto di alcuni edifici sono comparsi dei segni di riconoscimento che indicano agli aerei dove puntare, non si tratta di basi militari, sono palazzi in cui vive la gente. Per impedire l’ingresso degli occupanti, i militari ucraini hanno fatto saltare in aria i ponti a nord di Kyiv. L’obiettivo di Mosca, che sta muovendo i suoi uomini lungo due direttrici attorno alla capitale, è circondarla. Nonostante sia riuscito a prendere la città di Kherson a sud e a incrementare le sue posizioni nella regione di Kharkiv a est, l’esercito russo avanza più lentamente del previsto. In un nuovo discorso registrato, 

 

Vladimir Putin ha detto all’Ucraina di arrendersi, e ha chiesto ai soldati di “prendere in mano il loro destino” e rovesciare il governo, “una banda di drogati e neonazisti”, che usa i cittadini come scudi umani. Ha invitato i militari a compiere un colpo di stato ed è la prima volta che il presidente russo ne parla apertamente. Ha cercato di trasformare il conflitto in una questione tra lui e Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, ed è probabile che identifichi con la sua cattura la fine di questa guerra. I soldati ucraini non si rivolteranno contro Zelensky, lo apprezzano per come attira l’attenzione dei  partner occidentali e per  essere rimasto in Ucraina. Ieri il presidente ha girato un video da una strada centrale della capitale per mostrare che la sua amministrazione non ha abbandonato i cittadini e come loro è pronta a combattere.

 

 

Putin gli ha lanciato segnali contrastanti, ha detto che manderà una delegazione russa a Minsk per negoziare. Zelensky aveva già fatto delle aperture, dicendo che è pronto a parlare della neutralità dell’Ucraina, ma Putin vuole di più, e quello che vuole è inaccettabile:  il riconoscimento di Donetsk e Luhansk nei  confini costituzionali, la rinuncia alla Nato  e la  demilitarizzazione. La sensazione che non si tratti più di un conflitto limitato all’Ucraina sta crescendo nel resto del mondo. “Putin è l’aggressore”, ha detto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, annunciando l’invio di nuove armi a Kyiv e l’attivazione della Nato reponse force lungo il territorio orientale dell’Alleanza. L’Ue e Londra  invece hanno fatto una cosa simbolica ma senza precedenti: hanno deciso di congelare i beni di Putin e del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. 

 

 

Una foto del reporter di Reuters Gleb Garanich ritrae i soldati ucraini stesi per terra ad aspettare l’arrivo dei russi. Kyiv non può essere cancellata, e a proteggerla c’è la 112esima brigata di difesa territoriale che ieri ha ricevuto i lanciamissili anticarro Nlwa. In cielo invece vola quello che è stato chiamato il fantasma di Kyiv. Un MiG-29 che avrebbe abbattuto sei caccia russi. Un record, e protegge i cieli della capitale. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)