Ognuno per sé
Ucraina, così le divisioni tra i democratici e i repubblicani condizionano Biden
L'invasione russa mette in luce le difficoltà del presidente americano. Ma un barlume di speranza c’è. Durissima la posizione di Bernie Sanders che ha definito “criminale” l'azione del Cremlino e ha denunciato “il rifiuto di Putin” di tentare la via diplomatica
La crisi ucraina divide la politica americana in un modo che sarebbe stato inimmaginabile qualche anno fa: non solo i repubblicani, ma anche i democratici di Joe Biden. La polarizzazione è presente anche all’interno dei due partiti, complicando la situazione. Per Kimberly St. Julian-Varnon, ricercatrice in storia della Russia all’University of Pennsylvania, non ci sono solo i trumpiani a ripetere l’errore di considerare giustificate le posizioni della Russia, ma anche i progressisti. St. Julian-Varnon fa l’esempio della “diplomazia del gelato”, partendo da un tweet di Ben & Jerry, marca di gelato già nota per aver aderito al boicottaggio d’Israele qualche mese fa durante la guerra di Gaza del maggio 2021.
Lo scorso 4 febbraio l’account ufficiale dell’azienda twittava un appello al presidente Biden per ritirare le truppe dall’Ucraina. Spiega l’esperta: “Il caucus di sinistra dei democratici al Congresso non capisce che il conflitto era già iniziato prima dell’invasione. Già è costato all’Ucraina migliaia di vite umane in questi otto anni”. Nella nota diramata lo scorso 26 gennaio da Pramila Jayapal e Barbara Lee, due autorevoli esponenti della sinistra dem alla Camera dei Rappresentanti, pur considerando la Russia “allarmante con il suo comportamento”, affermavano che la diplomazia “è la strada maestra” e si doveva perseguire una “de-escalation”. In quei giorni si discuteva di un pacchetto di aiuti militari da inviare a Kiev.
Ma l’Ucraina, aggiunge St.Julian-Varnon, non è l’Iraq “pur con tutte le sue problematiche: è una democrazia, non ci sono interessi di ‘nation building’ per gli Stati Uniti come nel caso dell’Iraq”. Si allude anche a un altro comunicato scritto dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez al riguardo, che si riferiva a un “interesse del complesso militar-industriale in Ucraina”.
La studiosa però rimarca che anche i repubblicani hanno delle divisioni: “Soltanto la sera prima dell’invasione Tucker Carlson su Fox News in prima serata. Abbiamo anche le dichiarazioni di Trump, che su questo è il principale fattore di divisione, diversamente da altri repubblicani più tradizionali come Mitt Romney”. Il senatore dello Utah ha ricordato la sua posizione alle presidenziali 2012 sulla Russia come principale nemico geopolitico degli Stati Uniti e, come afferma un editoriale del Wall Street Journal, se allora la sua presa di posizione fu ridicolizzata, ora si capisce come fosse molto appropriata. Eppure nemmeno i repubblicani concordano su questo. Poi nella sinistra americana c’è pure una posizione ultraminoritaria che vede ancora la Russia come erede dell’anti imperialista Unione sovietica, anche se, nota St. Julian-Varnon, “l’imperialismo interno era molto forte e spiega anche le vicende attuali”.
Un altro argomento che dovrebbe portare la sinistra su posizioni antiputiniane c’è il razzismo, argomento di studio della docente afroamericana: “E’ molto peggiorato negli anni di Putin, sia contro gli asiatici sia contro i neri, con episodi gravi anche nei campi di calcio e nelle strade, anche se ci sono dei miglioramenti su questo. Purtroppo, invece per chi viene dal Caucaso o dall’Asia centrale le aggressioni sono all’ordine del giorno”.
Un barlume di speranza c’è nell’analisi di St. Julian-Varnon, dopo anche la durissima presa di posizione di un pezzo grosso di quel mondo come Bernie Sanders che ha definito come “criminale” l’invasione e ha denunciato “il rifiuto di Putin” di tentare la via diplomatica: “Bisogna dire che adesso Biden sarà più forte nel poter infliggere sanzioni. Non parliamo più, come a fine gennaio, di una possibile invasione. Parliamo di qualcosa che è già successo. Anche il caucus radicale ha capito che la diplomazia non è abbastanza e serve soprattutto l’invio di armi per difendere l’Ucraina”.