Il reportage

L'ex uomo delle forze speciali ucraine ci dice: “Ai russi tagliamo la gola”

Daniele Raineri

Sulle strade la gente abbatte la segnaletica per non aiutare i carristi di Putin, che si è fatto ingannare dalla poca considerazione per gli ucraini. Gli sfollati intasano le strade verso l’Europa

Kyiv, dal nostro inviato.

 

Iura è a bordo di un van che fila verso Kyiv e verso il centro dell’Ucraina. Fuori ci sono i segni di un paese che traballa davanti all’invasione russa. Squadre che tagliano i pali della segnaletica in modo che l’invasore non abbia il minimo aiuto quando gli tocca orientarsi in un territorio che non è il suo: è il 2022, ci sono Google maps e il gps, ma ogni facilitazione va negata. La carreggiata della strada in senso contrario è occupata dalle migliaia di automobili di ucraini che fuggono verso l’ovest, verso il confine della Polonia, verso l’Europa. Iura faceva parte delle forze speciali, le Spetsnaz, dell’Unione sovietica, più di trent’anni fa. Barba cortissima bianca, manone, tuta nera, voce gigantesca. Preso all’accademia militare per meriti sportivi, era un un pugile finito fra i candidati alle Olimpiadi. A diciannove anni fu mandato in Afghanistan, a Kandahar – era il 1988, i sovietici avevano invaso il paese, quello era un brutto territorio del sud dove si combatteva molto.

 

Gli americani mandavano ai loro nemici missili Stinger per abbattere gli aerei sovietici come oggi mandano in Ucraina missili Javelin per perforare i carri armati russi – ma questa volta lui è dalla parte degli assistiti. Poi quando l’Unione sovietica si frantumò, lui fu assorbito dalle forze ucraine. Iura non fugge, va verso il centro dell’Ucraina a combattere. Suo figlio è a Kyiv, a combattere con le forze di difesa della capitale. Lui ha scelto la sua regione natale. Gli chiediamo di venire a Kyiv, ma non vuole. “Per me è importante fare il combattente davanti alla mia gente, piuttosto che fare bella figura davanti ai giornalisti”. Mettiamo che la Russia vinca la guerra – “non succederà” interrompe lui. Va bene, ma mettiamo lo stesso che la Russia vinca questa guerra e tu fra un anno incontri un soldato russo che cammina per strada da solo, che cosa faresti? “I soldati russi non cammineranno mai per le nostre strade. Non adesso, non fra un anno. Gli tagliamo la gola. Li aspettiamo. Noi siamo ucraini, non li lasceremo fare. Quando fa buio entreremo nelle loro basi e taglieremo le loro gole. E come me la pensano tutti i miei ex commilitoni che erano nelle forze speciali assieme a me”. Ripete di nuovo: “Gli tagliamo la gola”.

 

Però i russi avanzano, hanno un esercito potente. Che cosa pensa Iura delle loro capacità di combattere, visto che ne ha fatto parte quando ancora c’era l’Unione sovietica? “La Russia è più avanzata dal punto di vista tecnologico e ha molti più mezzi, ma gli ucraini combattono per le loro case e le loro famiglie, hanno dalla loro parte la motivazione. I soldati russi mi sembrano persi. Mi ricorda – ride – quello che ci dicevano di dire quando facevo parte delle Spetsnaz nel caso ci avessero scoperto: ci siamo persi. Ma loro oggi mi sembrano persi sul serio”. L’Ucraina è come l’Afghanistan, dice. “Alessandro il Grande sosteneva che l’Afghanistan è un paese che puoi attraversare ma non puoi controllare: la stessa cosa vale per noi”.

 

Iura prova a essere la risposta a due domande che incombono come una maledizione su tutta questa operazione militare ordinata da Vladimir Putin e sulla resistenza ucraina. I russi si sono fatti ingannare dalla scarsa considerazione che hanno degli ucraini e quindi li hanno sottostimati e adesso scoprono a loro spese che invece sono molto più duri del previsto? Hanno peccato di un’arroganza che sconfina nel razzismo? E dall’altra parte: gli ucraini si rassegnerebbero a perdere e quindi a un’occupazione russa? Finirebbero per allinearsi di nuovo alla Russia e sul lungo termine tradirebbero lo spirito combattivo dimostrato in questi giorni? E’ un conflitto di volontà. Ci sono segni di demoralizzazione fra le truppe russe, circolano video di soldati che saccheggiano il cibo nei negozi oppure racconti di unità che versano il carburante per strada e poi comunicano di essere rimaste a secco per non avanzare e prendersi una pausa nell’invasione.


Se dall’altra parte i civili ucraini fossero tutti come Iura, la grande operazione di “denazificazione” e demilitarizzazione ordinata da Vladimir Putin si ritorcerebbe presto contro il presidente russo. Ma Iura è soltanto una parte di quello che succede.


Alla stazione di Leopoli incontriamo un ventenne, viene da Mariupol, si è spostato in questa zona perché non ci sono bombardamenti. Leopoli è la città nell’ovest del paese dove finora la guerra non è arrivata, se non nei racconti di chi scappa. Il giovane sa che non può coprire i chilometri che mancano all’Europa perché non può attraversare il confine. Sarebbe arrestato. Tutti i maschi fra i diciotto e i sessant’anni sono stati chiamati alle armi con un ordine del governo. Per questo lui ha deciso di venire in questa zona più tranquilla e piena di sfollati, in attesa che passi il pericolo – non è fuori dal paese, ma almeno è nella parte di gran lunga meno esposta ai bombardamenti. L’ex commando cinquantenne vuole tagliare la gola agli invasori, lui non vede l’ora che questa crisi sia finita – in un modo oppure nell’altro. Fra questi due tipi ucraini, oggi, si decide il risultato della guerra cominciata dalla Russia.
 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)