Anonymous ha dichiarato cyber guerra a Putin
Il collettivo mondiale di hacker anarchici sta cercando di rendere la vita online impossibile al governo russo, che però in fatto di guerra cibernetica è fortissima. Ecco tutto ciò che il gruppo è riuscito a fare e su cosa bisogna essere cauti
È arrivata anche la svolta punk della guerra: Anonymous. A combattere, questa volta, non ci sono solo eserciti di soldati e armi sul fronte di terra, ma anche smanettoni armati di tastiera e energy drink sul fronte, delicatissimo, dell’informatica e delle reti internet. Sono arrivate quindi le armate di Anonymous, il collettivo mondiale di hacker anarchici che giovedì ha ufficialmente dichiarato guerra a Vladimir Putin e ai suoi. ”The Anonymous collective is officially in cyber war against the Russian government”: il collettivo di Anonymous è ufficialmente in cyber guerra contro il governo russo, si legge sul loro profilo Twitter.
Da questa parte di occidente che guarda la guerra e le bombe dallo schermo di un cellulare si è creata un’incredibile ondata di tifo per gli hacker anonimi, quelli con la maschera di V per Vendetta, allegra brigata di nerd che hackera il ricco per sfamare il povero e che promette a Vladimir Putin e alle sue personali declinazioni dello sceriffo di Nottingham di rendergli la vita un inferno. Di tirarli scemi, per l’esattezza. E in effetti qualcosa gli hacker anonimi la stanno facendo. Non è chiaro cosa e come. E soprattutto non è nemmeno chiaro con quanta reale efficacia. O meglio: non è chiaro quanto i loro attacchi possano davvero impensierire le reti informatiche della difesa russa o solamente farle il solletico.
Certo qualcosa lo hanno fatto (o meglio: lo hanno rivendicato). Per esempio sembra (il condizionale è d’obbligo perché quando si tratta di attacchi hacker è impossibile conoscerne con certezza la provenienza) che abbiano attaccato la televisione di stato russa, reso inaccessibili alcuni siti governativi russi, e il sito di Russia Today. Sembra che abbiano reso accessibili alcune comunicazioni militari russe (ma non è chiaro quanto e se fossero comunicazioni valide e aggiornate). Ma per ora e per quel che sappiamo si tratta di cose più scenografiche che di sostanza. Cose che, almeno fin qui, servono più alla comunicazione di guerra e a tenere alto il morale delle truppe. Per varie ragioni: la prima, la più tecnica, è che tutti gli attacchi sferrati da Anonymous sin qui sembrano essere Dos, che significa Denial of Service, che sono l’equivalente informatico di tirare sassi. Significa che un sito o un servizio viene subissato di accessi fino a esaurirne le risorse e, dunque, renderlo inaccessibile. In teoria funziona, in pratica smette di funzionare nel momento stesso in cui si smette di tirare sassi.
La seconda è che, Anonymous è, per definizione, anonimo. Ne fanno parte non si sa quanti (potrebbero essere in migliaia come potrebbero essere in tre) hacker di tutto il mondo e nessuno, per definizione, sa chi siano. Questo significa che non è possibile escludere che nel gruppo vi siano infiltrati a sua volta servizi russi. La terza ragione, la più importante di tutte, è che la Russia quanto a cyber warfare, guerra cibernetica, è fortissima. E non è fatta da hacker che agiscono da soli o occasionalmente in gruppo per singole azioni mirate, ma da un corpo militare sofisticatissimo e avanzatissimo, che lavora 24 ore al giorno, che ha addestramento militare e decenni di esperienza. E’ possibile che un sistema così complesso e articolato possa essere messo in difficoltà dal gruppo di Anonymous? E’ possibile che uno dei gruppi di hacker più famosi al mondo possa battere uno dei più forti del mondo? Non lo sappiamo; potremmo rispondere se sapessimo chi fa parte di Anonymous, quale formazione ha, come lavorano i suoi hacktivisti. Ma siccome queste cose non le sappiamo, non possiamo che essere cauti.