Qui Berlino
Davanti a Putin i Grünen hanno rinunciato al pacifismo ideologico
Il governo Scholz investe nella Difesa, in controtendenza con le politiche della Merkel. Appoggio anche dai Verdi che abbandonano le tradizionali posizioni pacifiste
Berlino. Il vicecancelliere verde Robert Habeck spiazza tutti, e vince con otto mesi di anticipo. Quello che è successo domenica al Bundestag prova che l’ex copresidente dei Grünen, promosso a dicembre numero due del governo e ministro dell’Economia, ci aveva visto giusto. Lo scorso maggio, nelle prime fasi della campagna elettorale in Germania, il candidato scrittore e poeta non aveva escluso la vendita di armi tedesche all’Ucraina se Kyiv fosse stata attaccata da Mosca. Senza smentirlo, l’altra copresidente del partito, Annalena Baerbock (diventata nel frattempo ministro degli Esteri) aveva corretto il tiro, perché “la nostra priorità è prevenire un’ulteriore escalation. Questo può essere ottenuto solo attraverso la diplomazia”. A maggio Habeck era stato bacchettato anche dal portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert: “Perseguiamo una politica di esportazione di armi restrittiva e responsabile, e non concediamo permessi per la vendita di armi da guerra all’Ucraina”.
Poi il mondo è cambiato: la Federazione russa ha invaso l’Ucraina e l’Europa ha reagito. A sorpresa ha reagito con fermezza anche la Germania il cui governo si è impegnato a consegnare mille razzi anticarro e 500 missili Stinger all’Ucraina. Di più, il cancelliere Scholz ha annunciato un fondo da 100 miliardi di euro nel budget della Difesa per raggiungere un livello di spesa nel settore pari ad almeno il 2 per cento del pil – l’obiettivo era l’1,24 per cento nel 2021 – con soddisfazione postuma di Barack Obama, Donald Trump, e Joe Biden: da tempo gli Stati Uniti chiedono agli alleati europei di contribuire di più al bilancio della Nato.
“Non dobbiamo lasciare l’Ucraina indifesa davanti a un aggressore che porta morte e devastazione”, ha affermato Baerbock in Parlamento. E se il ricordo delle responsabilità tedesche nel secondo conflitto mondiale resta, la ministra ha osservato che un paese democratico e pacifico come la Germania “deve permettersi di decidere in piena responsabilità sulle questioni di guerra e di pace”. Da cui l’accorato “non vi lasceremo soli” rivolto all’ambasciatore ucraino in Germania, Andriy Meinyk, presente in tribuna al Bundestag.
Il governo tedesco con Spd e Verdi alza dunque i toni con la Russia e investe sulla Difesa. Un cambiamento che pone anche altre questioni: nel 2003 l’Spd di Gerhard Schröder si rifiutò di partecipare alla coalizione dei volenterosi contro Saddam Hussein. Del nuovo corso dei Grünen abbiamo discusso con Hubert Kleinert, politologo dell’Università di Scienze applicate di Giessen, anche lui un verde della prima ora. “E’ un bene che i Verdi si siano allontanati dal pacifismo ideologico, ma questo non è accaduto ieri: già con Joschka Fischer i Verdi sostenevano l’intervento in Kosovo, ma allora per il partito era molto difficile”.
Domenica, invece, mentre Baerbock difendeva il sostegno a Kyiv in aula, sotto alla Porta di Brandeburgo oltre 500 mila persone manifestavano solidarietà all’Ucraina. “Difficoltà i Verdi le hanno espresse anche in merito alla ex missione tedesca in Afghanistan: in sostanza è un partito che privilegia sempre la via diplomatica”, riprende il professore. Kleinert ricorda come la stessa Baerbock abbia difeso la Nato e si sia espressa a favore di un esercito europeo “ma sempre con molta ritrosia”.
E’ stato dunque Vladimir Putin a far maturare la nuova posizione interventista del partito, “d’altronde siamo di fronte a una situazione del tutto nuova”. Kleinert oggi non coglie accenti diversi né fra Habeck e Baerbock né fra questi e i nuovi dirigenti del partito eletti dopo che Robert e Annalena sono diventati ministri. “Non sull’invio di armi all’Ucraina: vedo invece dibattiti difficili all’orizzonte sul tema del riarmo della Germania”. Il pacifismo, spiega ancora, non è scomparso ma la brutalità delle azioni di Putin impedisce ai pacifisti duri e puri di uscire allo scoperto. Il dibattito sul rilancio della Bundeswehr è al momento sospeso.
Dalle piazze ai palazzi