Biden: "Putin non sa cosa lo aspetta". Il discorso sullo stato dell'Unione

Luciana Grosso

Chiudere i conti con la pandemia, frenare l'inflazione e fare ripartire il lavoro. Sono questi tre i campi su cui il presidente americano si gioca davvero tutto. E poi la guerra, che sarà combattuta con la chiusura dello spazio aereo americano, la ricerca di asset energetici diversi da quelli russi, la caccia a oligarchi e fedelissimi del Cremlino

Un’ora e due minuti. Tanto è stato il tempo che Joe Biden ha avuto a disposizione per pronunciare il suo primo discorso sullo Stato dell’Unione e usarlo per rimettere in carreggiata sia la sua popolarità traballante sia le politiche della sua amministrazione, da mesi impantanate al Senato, ostaggio di una maggioranza litigiosa cui manca sempre un voto per arrivare alla meta.
   

Per questo, Joe Biden ha pronunciato il suo discorso davanti alle camere riunite consapevole del fatto che la posta in gioco non era solo dettare le linee guida del prossimo anno ma, prima ancora, renderlo politicamente possibile il prossimo anno, perché senza maggioranza al Congresso non c’è presidenza che tenga.
     

  
Nella sua ora di discorso, Biden ha snocciolato i punti del suo programma, da quelli più popolari e condivisibili anche da parte dei repubblicani (tutti gli occhi erano puntati sulle reazioni, anche minime, dei senatori repubblicani centristi che, potrebbero rivelarsi deus ex machina per la maggioranza risicatissima di Biden) e dalle frange più progressiste del suo partito (le telecamere hanno indugiato stupite sul volto di Alexandria Ocasio-Cortez che annuiva).

  

La lista delle cose da fare dei prossimi mesi, e su cui la minoranza repubblicana si è divisa tra chi applaudiva e chi palesemente snobbava le parole del presidente, comprende varie e diverse cose: ridurre i costi della sanità e delle prescrizioni mediche, risolvere la questione della polizia violenta (la soluzione secondo Biden non è “defunding the police” ma “funding the police”), occuparsi della transizione energetica, costruire 500 mila colonnine di ricarica per auto elettriche, rimettere in sesto circa 150 mila chilometri di autostrade e 1.500 ponti; dare la caccia a chi ha compiuto frodi per circa 100 miliardi di dollari con i fondi  di CoVid; dare risposte alle migliaia di migranti che ogni anno provano a raggiungere l’America (anche se qualcuno dal fondo dell’aula ha urlato “Build the wall”); rendere economicamente sostenibile l’istruzione superiore, valorizzare il ruolo e la retribuzione degli operai.

 

Biden ha fatto anche ringraziato l'informatica Frances Haugen, la "talpa" di Facebook seduta nella galleria della Camera, "per il coraggio che hai mostrato". Citando le sue rivelazioni dello scorso anno, Biden ha detto che "dobbiamo ritenere le piattaforme responsabili dell'esperimento nazionale che stanno conducendo sui nostri figli a scopo di lucro".
  
Ma soprattutto fare quello che gli americani chiedono e che Biden desidera: chiudere i conti con il Covid, e farlo attraverso cure, vaccini e test distribuiti il più capillarmente possibile; mettere un freno all'inflazione che sta paralizzando mezza America, frustrando ogni sforzo di ripresa (“per sconfiggerla -dice Biden- dobbiamo abbassare i costi, non i salari”);  far ripartire più di quanto non abbia già fatto l'occupazione, puntando fortissimo sulle produzioni interne  americane.
 

Sono questi tre i campi su cui Joe Biden si gioca davvero tutto, perché sono queste tre le cose che gli americani, al di la di tutto e prima di tutto, vedranno a occhio nudo prima di andare a votare il prossimo novembre.
  

Queste tre e la guerra, ovvio. Perché in questi giorni confusi, la guerra è il tema conduttore di ogni nostra conversazione, discorso, pensiero. Ne parliamo sempre, anche quando non ne stiamo parlando. E lo stesso fa anche Joe Biden. Per due volte il presidente americano è andato a braccio. Ha detto: "Go get him", che suona come andiamo a prendere Putin anche se vuole dire più che altro “rendiamogli la vita difficile”. E ha detto "Putin ha fatto male i conti, non ha idea di che cosa lo aspetta". Biden, anche quando auspica una produzione industriale più forte, in realtà, sta parlando di guerra. E quando parla di istruzione e lavoro, in realtà, sta parlando di guerra. 

  
Guerra in cui ha ribadito di non voler mandare i soldati americani (a meno che non si allarghi a ovest). Guerra che, ha detto, ha mostrato al mondo la forza orgogliosa del popolo ucraino (in aula era presente, ospite di Jill Biden Oksana Markarova, ambasciatrice dell'Ucraina negli Stati Uniti). Guerra che, secondo Biden, Putin ha in qualche modo già perso, perché invece di ampliare la sua sfera di influenza, la Russia la ha ridotta a lumicino, ritrovandosi quasi del tutto isolata. Guerra che sarà combattuta in tutti i modi, con la chiusura dello spazio aereo americano, la ricerca di asset energetici diversi da quelli russi, la caccia, yacht per yacht a oligarchi e fedelissimi di Putin. Guerra che influenzerà inevitabilmente anche la sua presidenza, né modellerà il corso, lo sviluppo e gli esiti.