Blocchi contro i blocchi

Così il videogioco Minecraft diventa una biblioteca virtuale per combattere la censura

Francesco Stati

La “Uncensored Library” è un’iniziativa di Reporter senza frontiere, lanciata nel 2020, che ospita numerosi articoli oscurati dal Cremlino e da altri regimi

Le voci libere in Russia non se la passano benissimo. Senza citare casi eclatanti come l’omicidio della giornalista anti-Putin Anna Politkovskaja, i cui mandanti sono ancora oggi sconosciuti, o gli arresti di massa delle manifestazioni pacifiste contro l’invasione dell’Ucraina, a testimoniarlo è il barometro di Reporter senza frontiere (Rsf). Ogni anno, l’organizzazione non governativa che monitora la libertà di stampa pubblica una classifica sulla qualità dell’informazione nel mondo. La Russia, nel 2021, si è piazzata al 150esimo posto su 180. A precederla, tra gli altri, Venezuela, Pakistan e Repubblica democratica del Congo, stati dove l’informazione non gode certo di buona salute.

    

Un altro strumento a disposizione di Rsf per tutelare la libertà di stampa è un videogioco. E che videogioco: parliamo di Minecraft, il più venduto di tutti i tempi con le sue quasi 240 milioni di copie distribuite. Il titolo, in cui è possibile costruire qualsiasi cosa tramite blocchi (sandbox), ospita una biblioteca virtuale in cui Reporter senza frontiere ha riprodotto centinaia di articoli censurati in giro per il mondo. È l’Uncensored Library (biblioteca senza censure), un edificio da più di 12,5 milioni di mattoncini i cui tomi sono suddivisi in varie ali, una per paese. Tra queste, una è dedicata alla Russia, il cui sforzo di controllare e censurare le voci scomode in rete è rappresentato dalla scultura digitale di un kraken.

  

Pensato in origine come una collaborazione tra l’agenzia di marketing Ddb e la sezione tedesca di Rsf, la struttura è stata realizzata dalla britannica Blockworks, collettivo specializzato in design su Minecraft. La scelta del videogioco come sede della biblioteca è dettata da varie ragioni. In primo luogo, la sua diffusione planetaria; in secondo luogo, la sua popolarità tra i più giovani, i più colpiti dalla scarsità di libera informazione. Inoltre, il titolo offre uno spazio dove la censura non arriva a causa della difficoltà di attaccare il server che ospita il progetto, luogo nascosto agli occhi dei regimi dove diffondere le notizie di siti di informazione altrimenti oscurati. È il caso di grani.ru, un giornale online bloccato in Russia in seguito alla sua attività di cronaca sul conflitto russo-ucraino del 2014 e sulle rivolte pro Europa di EuroMaidan, culminate nel rovesciamento del presidente filoputininano Viktor Janukovyč (oggi rifugiatosi in Russia e condannato a 13 anni di prigione dal tribunale di Kiyv per alto tradimento).

   

A rappresentare il giornale nelle stanze della biblioteca è Yulia Berezovskaia, sua direttrice. Al suo fianco, nelle altre sezioni, illustri colleghi: il saudita Jamal Khashoggi, torturato e ucciso all’interno del consolato del suo paese a Istanbul; l’attivista vietnamita Nguyen Van Dai, condannato a 15 anni di carcere in patria per propaganda antigovernativa e oggi esule in Germania; il messicano Javier Valdez Cardenas, giornalista specializzato in narcotraffico e fondatore del settimanale di Sinaloa Riodoce, il cui omicidio resta ancora oggi irrisolto; a questi, dal 2021, si è aggiunto il reporter svedese-eritreo Dawit Isaak, detenuto da oltre vent’anni nel paese africano senza aver mai ricevuto un processo. Curioso il caso dell’Egitto: non a un giornalista, ma a un giornale il compito di rappresentare il paese nella biblioteca. Rsf ha scelto per questa iniziativa Mada Masr, l’ultimo portale indipendente di informazione attivo nello stato, i cui autori si proteggono spesso dietro l’anonimato per non essere incarcerati anche senza alcun capo di imputazione.

  

Durante i mesi della pandemia, l’edificio ha subito un ampliamento. Un’ulteriore stanza è stata aggiunta per diffondere una serie di articoli censurati riguardanti la diffusione del Covid-19 in diversi paesi (tra cui Brasile, Cina, Iran, Corea del Nord e – ancora – Russia). Con l’attacco di Mosca all’Ucraina e la disinformazione a pieno regime del Cremlino sul conflitto, forse alla biblioteca servirà presto un po’ di spazio in più.

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