Il fronte interno
La repressione russa colpisce anche i bambini. E limita sempre più i media
La polizia non risparmia nemmeno i giovanissimi, denuncia l'opposizione a Putin. Intanto gli arresti tra chi si oppone alla guerra sarebbero oltre 6mila, mentre il Cremlino vuole frenare i media non allineati
La scena di per sé non è nuova, ma anzi sempre più comune, man mano che l'invasione russa avanza in Ucraina. Ma questa volta la dura repressione del Cremlino è arrivata a colpire anche i bambini. Per questo, per aver esposto cartelli contro la guerra e aver portato corone di fiori all'ambasciata ucraina, cinque bambini, insieme ai loro genitori, sono stati fermati e portati in caserma.
“Questa è la realtà della Russia di Putin”, ha scritto Ylia Yashin, deputato del distretto municipale Krasnoselsky, a Mosca, schierato all'opposizione del presidente. Con un post ha denunciato il salto di livello della polizia russa. Dopo qualche ora i bambini sono stati rilasciati ma secondo quanto riferirisce il politico sono stati anche denunciati.
È il segno, ulteriore, di un clima sempre più teso anche nella stessa Russia, che proibisce ai suoi giornalisti di chiamare “guerra” l'invasione ucraina, non permette ai media di raccontare quel che accade al di là del confine, controllando i giornali o addirittura chiedendo la sospensione delle trasmissioni a radio la cui linea editoriale è considerata troppo internazionale.
E così, mentre l'esercito russo aumenta la sua potenza di fuoco, Putin deve fare i conti con una presa di coscienza sempre più forte in una parte dell'opinione pubblica. Un crescendo che va avanti ormai da almeno una settimana: solo il 24 febbraio gli arresti sono stati più di 1.800, con manifestazioni a Mosca, San Pietroburgo e molte altre città del paese. Ma si tratta di un numero che continua a salire come documenta quotidianamente Ovd-Info, un'organizzazione impegnata proprio nel monitoraggio della repressione. Secondo l'Ong, gli arresti erano 2800 al 28 febbraio, ai quali se ne aggiungono almeno altri 312 di ieri, fermati per lo più a San Pietroburgo e Mosca. In totale si tratterebbe di un numero che supera i 6000 arresti.
Anche l'oppositore del Cremlino Alexei Navalny ha invitato i russi in patria e all'estero a organizzare proteste contro la guerra in Ucraina. "Non posso, non voglio e non rimarrò in silenzio a guardare come le sciocchezze pseudo-storiche sugli eventi di 100 anni fa siano diventate una scusa per i russi per uccidere gli ucraini e per gli ucraini per uccidere i russi mentre si difendono", ha scritto su Twitter Navalny, attualmente a processo in Russia per la sua posizione anti-governativa. “Se per fermare la guerra dobbiamo riempire le prigioni e i furgoni della polizia,lo faremo”.
Un dissenso che probabilmente non è ancora maggioranza ma che si fa più consistente ora che pian piano la narrazione di Putin perde forza, incontrando lo scetticismo dei russi che faticano a trovare riscontro alla "denazificazione" dell'Ucraina - per dirla con le parole dello stesso presidente - nelle immagini che arrivano da Kherson, da Kharkiv e dalla capitale del paese, dove ieri le bombe russe hanno colpito anche il memoriale dedicato alle vittime dell'Olocausto. Così anche i muri hanno iniziato a "parlare", con la scritta “Het Bonhe” che, raccontano da Mosca, è sempre più presente sui muri della città. Anche questo un segnale, un altro.