Perché l'India di Modi continua a proteggere l'amico Putin
Come la Cina, sua rivale, anche Nuova Delhi si astiene dal condannare l’invasione russa. Complice il legame con Mosca
Solo dopo quasi una settimana dall’inizio della guerra russa in Ucraina, il premier indiano Narendra Modi ha parlato dell’importanza del mantenimento della integrità territoriale delle nazioni. In due comunicati pressoché identici del ministero degli Esteri indiano, si legge che Modi ha ringraziato i primi ministri della Slovacchia, Eduard Heger, e della Romania, Nicolae Ionel Ciuca, per l’aiuto offerto nelle operazioni di sfollamento dei cittadini indiani dall’Ucraina. (Uno studente indiano di medicina di 21 anni, Naveen, è morto lunedì scorso a Kharkiv, sotto i bombardamenti). Nei due comunicati si afferma che il premier indiano “ha espresso la propria angoscia per la violenza e la crisi umanitaria in atto in Ucraina e ha reiterato il forte appello dell’India affinché cessino le ostilità e si ritorni al dialogo”. Nei comunicati si aggiunge che “il primo ministro Modi ha anche sottolineato l’importanza che venga rispettata la sovranità e l’integrità territoriale delle nazioni”. Quest’ultima affermazione rappresenta un cambiamento di linea in quella che era la posizione iniziale dell’India sulla crisi in corso in Ucraina.
L’India, assieme a Cina ed Emirati Arabi Uniti, si era astenuta dal voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sulla risoluzione che chiedeva alla Russia di “ritirare immediatamente e incondizionatamente le proprie forze militari dal territorio dell’Ucraina, dall’interno dei suoi confini riconosciuti internazionalmente”. Roman Babushkin, il chargé d’affaires russo a New Delhi, aveva espresso apprezzamento per la “posizione indipendente e imparziale dell’India sull’Ucraina” e aveva approfittato dell’occasione per ricordare come la Russia sia il solo paese che “condivide onestamente la propria tecnologia con l’India”. Di tutt’altro tono era stato il commento di Igor Polika, l’ambasciatore ucraino in India. Polika si era detto “profondamente insoddisfatto” della posizione assunta dall’India nella crisi ucraina e aveva invitato Modi a parlare con Putin per chiedergli di porre fine alla sua avventura militare in Ucraina. Quando, la notte di giovedì 24 febbraio, Narendra Modi ha parlato al telefono con Vladimir Putin e ha fatto appello a “un dialogo onesto e sincero” per porre fine alle ostilità, l’auspicio espresso dal primo ministro indiano è apparso formulato a tempo ormai scaduto. Alle cinque del mattino dello stesso giorno i carri armati russi avevano già iniziato l’invasione dell’Ucraina.
Dopo l’astensione dell’India dal voto sulla mozione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato telefonicamente con Narendra Modi. Lo ha fatto sapere lo stesso Zelensky con un tweet con cui ha riferito di “aver chiesto all’India di dare il proprio supporto politico all’Ucraina”. “Più di centomila invasori si trovano sul nostro suolo” ha twittato il presidente ucraino e ha aggiunto che “l’Ucraina sta respingendo l’aggressore russo”. “Fermiamo insieme l’aggressore” è stato l’invito rivolto da Zelensky a Modi. La posizione indiana sull’Ucraina è apparsa fin dal primo momento molto difficile. L’India, da alcuni decenni, ha trasformato il proprio tradizionale “non allineamento” – una politica estera che risale ai tempi di Jawaharlal Nehru – nell’attuale politica di “autonomia strategica” che pone al primo posto “l’autosufficienza e l’indipendenza” dell’India ma la libera dalle costrizioni ideologiche e le permette di avere “partnership” con qualsiasi altro paese. New Delhi ha così sviluppato stretti rapporti con gli Stati Uniti e, nello stesso tempo, ha mantenuto un forte legame con la Russia.
Negli ultimi venti anni l’India ha acquistato dagli Stati Uniti forniture militari per 20 miliardi di dollari. Tra il 2011 e il 2020 ha diminuito del 30 per cento la propria dipendenza dalla Russia in ambito militare, acquistando armamenti oltre che dagli Stati Uniti anche dalla Francia e da Israele. Ma la Russia rimane per l’India di gran lunga il principale fornitore di armamenti. Nel periodo 2016-2020, più della metà delle importazioni di armi dell’India è arrivata dalla Russia. Imminente doveva essere la consegna a New Delhi di quattro S-400 Triumf di fabbricazione russa. (Si tratta di un sistema di missili antiaerei a lungo raggio di nuova generazione). In arrivo dovevano essere anche ventimila fucili d’assalto kalashnikov Ak-203. Le sanzioni imposte alla Russia da Unione europea e Stati Uniti potrebbero adesso ritardare le consegne. La fornitura di armi russe rimane per l’India di importanza strategica. Prevede anche, nei prossimi anni, la fornitura di quattro navi da guerra, un sottomarino a propulsione nucleare e centinaia di carri armati da combattimento.
Sull’altro versante, il rapporto dell’India con gli Stati Uniti si basa, oltre che sulle forniture militari, anche sull’appartenenza al Quad, l’alleanza indo-pacifica in chiave anti cinese. L’intervento militare russo in Ucraina polarizza ancor di più il mondo e rende sempre più difficile per l’India mantenere una posizione equidistante da Mosca e da Washington. L’aver evitato un’aperta condanna dell’azione militare della Russia in Ucraina e l’essere rimasta muta di fronte all’affermazione di Putin che “l’Ucraina non ha uno status indipendente”, ha posto l’India in una posizione estremamente complicata. Le motivazioni che spingono Putin a voler annettere alla Russia l’Ucraina – la rivendicazione “storica” del territorio conteso, i legami etnici, la pericolosità di una presenza ostile nei propri confini – sono le stesse che muovono la Cina a rivendicare i territori contesi all’India in Ladakh e nell’Arunachal Pradesh. Da qui la correzione di tiro di Narendra Modi che, da ultimo, ha parlato dell’importanza del mantenimento della “sovranità e integrità territoriale delle nazioni”.
I prossimi mesi saranno per l’India molto difficili. Agli effetti negativi della pandemia da coronavirus si sommeranno le conseguenze di una guerra che, tra le altre cose, rafforzerà le tendenze autoritarie già in atto nel paese con il conseguente tentativo di mettere a tacere ogni forma di dissenso. Ci sarà un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari e di prima necessità e un inevitabile incremento delle spese militari. A pagare il conto, come sempre in India, saranno i più poveri.