Fra aiuti all'Ucraina e rapporti con la Russia, Israele è nel guado

Giulio Meotti

“Gerusalemme vuole essere dalla parte giusta della storia, ma allo stesso tempo non vuole distruggere il suo rapporto e coordinamento con i russi e le loro forze in Siria". Parla Kuperwasser

“Israele vuole essere dalla parte giusta della storia, l’Ucraina, ma allo stesso tempo non vuole distruggere il suo rapporto e coordinamento con i russi e le loro forze in Siria, che aiutano molto Israele a non finire nei guai”. Parlando con il Foglio da Kyiv, Ron Ben Yishai, il più importante giornalista del maggiore quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, da quarant’anni decano dei corrispondenti militari (immortalato nel film “Valzer con Bashir”, è l’unico giornalista che abbia visitato il reattore nucleare vicino a Damasco dopo che era stato distrutto da Israele), sintetizza così la posizione di Gerusalemme sulla guerra in Europa. “Allo stesso tempo, moralmente, Israele sostiene l’Ucraina ed è contro l’attacco ingiustificato da parte della Russia su un paese indipendente. Israele non vende armi all’Ucraina, ma dispositivi protettivi. Ieri ho incontrato un soldato ucraino, che quando ha saputo che ero israeliano, mi ha mostrato il suo giubbotto antiproiettile prodotto da noi”. Il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, non ha citato la Russia nemmeno una volta. Ha pregato per la pace, ha chiesto il dialogo e promesso sostegno ai cittadini ucraini. Bennett ha lasciato al ministro degli Esteri, Yair Lapid, il compito di criticare Mosca in una dichiarazione separata. C’è poi stata una prima astensione su un voto di condanna all’Onu (Israele in seguito ha votato con le altre democrazie). 


Dopo le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Bennett si è offerto due volte di mediare fra Russia e Ucraina, e i funzionari israeliani hanno fatto la spola tra le controparti russe, ucraine e americane: “Una mediazione che potrebbe aver contribuito alla decisione dell’Ucraina di incontrare i funzionari russi al confine bielorusso-ucraino”, come scrive Ronen Bergman sul New York Times. Domenica, Bennett è stato anche uno dei primi capi di stato a parlare con Putin. Benjamin Netanyahu ha detto al governo di stare “calmo” sulla Russia. C’è a chi non piace tanto equilibrismo. Zelensky ieri ha criticato l’attendismo del premier israeliano. Barak Ravid di Axios ha parlato con alcuni ufficiali dell’Amministrazione Biden, che gli hanno rivelato: “Abbiamo detto agli israeliani che questo è il momento di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato”. Nathan Sharansky, che guidò il dissenso dei refusnik ebrei in Unione sovietica, ha invitato il suo governo ad assumere una “posizione morale chiara”. Il rabbino capo dell’Ucraina, Moshe Azman, ha fatto appello al rabbino capo russo, Berel Lazar, vicino a Putin, perché condanni la guerra.

Yossi Kuperwasser del Jerusalem Center for Public Affairs è uno dei più noti esperti israeliani di sicurezza, passato dall’esercito dove ha diretto la ricerca alla direzione  del ministero degli Affari strategici. “A Israele il presidente ucraino ha chiesto di intervenire come mediatore”, ci racconta Kuperwasser. “Se possiamo contribuire a mettere fine a questa tragedia, lo faremo. Questa invasione russa deve essere condannata, per questo abbiamo votato contro i russi all’Onu, ma allo stesso tempo non c’è soltanto la condanna, ma bisogna trovare un modo per fermarla, per motivi umanitari e perché non vogliamo un confronto con la Russia, che è presente in Siria, dove ci sono Hezbollah e l’Iran. E Israele ha bisogno della sua libertà di movimento. Dobbiamo mantenere il coordinamento con i russi in Siria. Facciamo parte dell’occidente, del mondo libero, ma siamo anche in una situazione complessa. Sia gli americani sia i russi capiscono la nostra posizione”.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.