L'Ue studia nuove sanzioni contro la Russia e pensa a come colpire le importazioni
L’Unione europea e la Nato si preparano a un conflitto lungo e studiano come isolare sempre di più Putin
Bruxelles. Di fronte alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina, ci sono due cose che gli occidentali non sono pronti a fare, nonostante l’ondata senza precedenti di sanzioni adottate in appena una settimana per mettere in ginocchio l’economia russa. La Nato ha detto “no” alla richiesta di Volodymyr Zelensky di imporre una no fly zone sopra l’Ucraina per impedire agli aerei e ai missili di proseguire i bombardamenti. L’Ue ha ignorato la richiesta di adesione dello stesso Zelensky, ma anche quelle di Georgia e Moldavia. Troppo alto il rischio di farsi trascinare direttamente nella guerra.
La no fly zone “è stata evocata e gli alleati hanno concordato che non dobbiamo avere aerei della Nato che operano nello spazio aereo ucraino o truppe della Nato sul terreno, perché potremmo ritrovarci con una guerra totale in Europa”, ha detto il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. La speranza di un cessate il fuoco, se mai c’è stata, è venuta meno. Parlando con Olaf Scholz, Putin ha di fatto chiesto una capitolazione dell’Ucraina prima di discutere di pace. Così, le due riunioni dei ministri degli Esteri di oggi – prima della Nato e poi dell’Ue – sono servite a mandare un altro messaggio: l’alleanza occidentale è pronta ad affrontare un lungo e costoso conflitto economico e diplomatico con la Russia, fino a quando Putin non tornerà indietro o sara messo da parte. “Se qualcuno si aspetta che le sanzioni finanziarie pongano fine alla guerra domani, si sbaglia”, ha detto l’Alto rappresentante, Josep Borrell: “Non abbiamo la capacità di fermare la guerra domani: abbiamo la capacità di indebolire significativamente l’economia russa. Ci vorrà tempo”. “Noi due dobbiamo lavorare a strettissimo contatto per molti, molti mesi”, ha spiegato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha partecipato alle due riunioni di oggi. Stati Uniti e Ue continueranno a lavorare insieme “finché la guerra non sarà finita, le forze russe non se ne andranno e gli ucraini non riacquisteranno la loro indipendenza, sovranità e integrità territoriale”. L’Ue è pronta a “nuove sanzioni severe se Putin non ferma la guerra che ha scatenato”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Gli stati membri hanno dato il loro accordo per revocare la clausola della “Nazione più favorita” a favore della Russia, il che significa che l’Ue potrebbe imporre dazi o vietare le importazioni senza dover richiedere l’autorizzazione all’Organizzazione mondiale del commercio. L’Ue lavora anche ad altre misure, come escludere altre banche da Swift, prendere di mira i famigliari degli oligarchi, bloccare l’uso delle criptovalute e dei trust fund per aggirare le sanzioni. Borrell ha detto che l’obiettivo non è “il cambio di regime”, ma costringere Putin a porre fine alla sua guerra. La strategia è arrivare all’isolamento economico totale della Russia, nella speranza che l’oligarchia alla base del regime di Putin si ribelli.
Nel frattempo, Nato e Ue fanno i conti con il rischio che Putin accenda focolai in altri paesi. Il presidente russo oggi ha lanciato uno dei suoi avvertimenti in stile mafioso. “Non abbiamo cattive intenzioni verso i nostri vicini”, ma “consiglierei di non aggravare la situazione”, ha detto Putin: “Tutte le nostre azioni sono sempre in risposta ad alcune azioni non amichevoli contro la Russia”. In Moldavia e Georgia Putin ha già truppe sul terreno. In Bosnia Erzegovina la Russia spinge il leader nazionalista serbo, Milorad Dodik, a fare la secessione con la sua Republika Srpska. I tre paesi vanno sostenuti perché “esposti a ulteriori interventi, sovversione e potenzialmente anche ad attacchi da parte delle forze armate russe”, ha avvertito Stoltenberg.
L'editoriale dell'elefantino