Guerra a due facce
“Soldato russo vaffanculo!”. Ma anche: “Fratello, come puoi guadare negli occhi i tuoi bambini?”
La fratellanza ambigua tra russi e ucraini sarà un ostacolo alla controguerriglia?
Chmel’nyc’kyj, dal nostro inviato. La guerra tra ucraini e russi ha una doppia faccia. Ci sono tabelloni elettronici a Kyiv che dicono: “Soldati russi, vaffanculo!”. E’ la citazione di un episodio famoso avvenuto in apertura della guerra, quando una nave russa ha intimato la resa alla piccola guarnigione di soldati ucraini che presidiava l’Isola dei serpenti. “Nave da guerra russa, vaffanculo!” è stata la risposta via radio. I soldati sono stati poi citati e celebrati dal presidente ucraino Zelensky. Ma i messaggi sui tabelloni ruotano e arrivano gli altri che sono molto diversi nel tono. Dicono così: “Fratello russo, fermati! Come puoi guardare negli occhi i tuoi bambini? Va’ via! Rimani uomo”. Oppure: “Soldato russo, fermati! Non diventare un assassino. Va’ via! Rimani uomo”. Oppure: “Qui non siete i benvenuti. Putin ha perso. Tutto il mondo è con l’Ucraina”. E infine: “Soldato russo, fermati! Ricordati della famiglia. Torna a casa con la coscienza pulita”. Ucraini e russi sono troppo interconnessi, troppo vicini, troppo apparentati perché questo conflitto non abbia una doppia faccia. Non è come dice il presidente russo Vladimir Putin, che tratta l’Ucraina come una provincia ribelle abitata da gente debole e la vorrebbe riassorbire. Ma il legame è profondo e spiega la doppia faccia del conflitto che vediamo in questi giorni. Per metà è una lotta esistenziale contro invasori alieni che non vogliono e non possono sentire ragioni e quindi vanno sfidati e distrutti.
Per l’altra metà è un appello incredulo a persone che sono affini, che hanno interi rami di famiglia in Ucraina, che venivano d’estate sulla costa a passare le vacanze. Come potete farci questo, proprio voi? Come potete sentirvi bene con la vostra coscienza? Questa ambiguità psicologica è importante. Da una parte ci sono i civili che bloccano le strade ai convogli russi e tengono in alto le mani, a indicare che sono pacifici e non vogliono far male a nessuno, e gridano ai soldati: “Siete una forza d’occupazione!”, “siete fascisti!”. Dall’altra c’è il civile che parla con il Foglio e tira fuori un coltello e dice “i russi li ucciderò con questo”. Circola molto il video del prigioniero russo al quale i soldati ucraini danno da bere e da mangiare e lo fanno parlare con la madre in video chat – gli reggono il telefono davanti alla faccia – e quello scoppia in singhiozzi. Ma non avranno fatto lo stesso con le centinaia, forse migliaia ormai, di soldati catturati, dai quali piuttosto vorranno sapere i piani. E’ tutto un dramma tra vasi comunicanti.
Alcuni reggeranno, altri no. Come fa Putin a pensare che la sua spedizione punitiva riuscirà adesso e nei prossimi anni a condurre operazioni efficaci di controguerriglia nel mezzo di una popolazione che parla e mangia e vive come i suoi soldati diciottenni? “Credevamo di essere accolti in Ucraina come liberatori e invece ci trattano da occupanti”, dicono i militari russi. Fonti dell’intelligence americana ieri riferivano dell’intenzione da parte russa di procedere a esecuzioni pubbliche nelle città occupate, come monito per chi vorrebbe resistere. Tutta questa durezza sarà difficile da far accettare e da gestire. Ieri il presidente Zelensky, che è molto bravo a giocare le carte giuste, ha di nuovo battuto sul tasto della vicinanza: “Anche gli ucraini trattano gli occupanti meglio della loro leadership”, ha detto, e si riferiva alla notizia che l’esercito russo sta portando forni crematori per bruciare i cadaveri dei soldati.