dalla polonia
In Polonia sono già 600 mila i profughi ucraini. Ma è solo l'inizio del grande esodo
Sono riuscite ad arrivare in Europa soprattutto le persone che provengono dalla parte occidentale del paese. Nel campo profughi di Medyka una volontaria ci dice: "Non perdiamo questo spirito di aiuto e solidarietà"
Medyka. I paesi confinanti con l’Ucraina sono sette, se si contano anche Russia e Bielorussia. Ma in questo momento è minima la quantità di ucraini (circa 50 mila secondo le stime di UNHCR) che per fuggire dalla guerra è andata verso la Russia o la Bielorussia, il paese aggressore e l'alleato dell'aggressore. La stragrande maggioranza di loro si è mossa verso ovest: verso Polonia e Ungheria, che negli ultimi giorni hanno accolto rispettivamente 600 mila e 150 mila profughi.
Dal nord della Polonia fino a sud della Moldavia, la linea di confine è un unico grande campo profughi, allestito alla bell'e meglio, con tende riscaldate, brandine, mense, centri di informazione, punti di soccorso e di raccolta. Da Caritas EU, oltre ai numeri ci danno anche qualche indicazione per comprendere questa crisi:
- la prima indicazione è che non abbiamo ancora visto niente: “E' probabile che gli arrivi di questi giorni provengano per lo più dall’ovest del paese, da regioni relativamente tranquille'' in cui la guerra non è ancora arrivata. Il grande esodo, quello che arriverà dall’est del paese e dalla regione di Kyiv avrà verosimilmente numeri più consistenti;
- la seconda cosa che ci dicono è che i rifugiati sono tutti, ma proprio tutti, donne e bambini, perchè ai maschi tra i 18 e il 60 anni è stato vietato lasciare il paese.
- la terza cosa che ci dicono è che i treni tra Leopoli e qualsiasi altra città partono stracolmi e tornano deserti, di persone, ma anche di cose (cosa a cui Caritas rimediare, almeno per recapitare aiuti a Kyiv)
I campi più importanti, in questo momento, sono quelli polacchi di Medyka e Przemysl, dove troviamo Dominika che si occupa delle attività carista locali e che si ritrova a gestire un’ insolita situazione di una doppia affluenza: dall’Ucraina arriva un flusso quasi ininterrotto di profughi, e dall’Europa occidentale arriva un enorme mobilitazione di donazioni, beni di prima necessità, volontari. Tutti, ora che hanno visto la guerra così vicina a casa, vogliono dare una mano, sentirsi utili o almeno meno impotenti.
“Quello che stiamo vedendo in queste ore è l’Europa come dovrebbe essere – ci dice Dominika –, un’Europa accogliente. Solo che non è organizzata per esserlo: la difficoltà principale del mio lavoro in questa fase sta proprio nella gestione delle cose, delle persone, dei tipi di aiuto, dei viaggi delle persone che possono o devono andare in altri paesi. Spero che in futuro questi problemi di gestione potranno trovare risposta e soprattutto spero che non si perda questo spirito di aiuto e solidarietà che l’Ue sta dimostrando in queste ore e che si conservi anche per altre crisi che potrebbero arrivare in futuro”.