La mediazione turca sul conflitto in Ucraina è stata un disastro
Ad Antalya va in scena il non dialogo tra Ucraina e Russia: Putin accetta solo la resa di Kyiv
Antalya – Il primo incontro di alto livello tra i responsabili della diplomazia di Russia e Ucraina ieri ad Antalya, in Turchia, avrebbe dovuto essere un “inizio decisivo” per un “negoziato costruttivo di pace” e invece si è rivelato il contrario: un “non dialogo”. È apparso in pubblico quasi incredulo Dmytro Kuleba, il ministro degli Esteri ucraino, dopo l’incontro di circa un’ora e mezza con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, con la mediazione voluta con insistenza dalla Turchia, dal suo ministro degli Esteri Mevlüt Çavusoglu e dal presidente, Recep Tayyip Erdogan.
“Sono venuto qui ad Antalya nell’intento di offrire la massima disponibilità a creare le condizioni di un negoziato di pace”, ha detto Kuleba con tono deluso. Il ministro ucraino si era trovato di fronte non a una persona disposta a un dialogo, ma a un “non decisore” che ribadiva semplicemente le pretese di Mosca. Lavrov appariva ai suoi occhi come un megafono di Vladimir Putin con il solito repertorio su questa guerra di aggressione contrabbandata dal Cremlino come “una operazione mirante alla minacciata sicurezza della Russia”.
Il ministro russo ha ripetuto la necessità della smilitarizzazione dell’Ucraina e dell’istituzione di un nuovo governo, presumibilmente sottomesso a Mosca, in sostituzione di quello del presidente Volodymyr Zelensky, considerato dal Cremlino “nazista”. “Vogliamo che l’Ucraina sia un paese neutrale, che non aderisca ad alcun blocco”, ha detto Lavrov.
Dal discorso di Kuleba nella conferenza stampa al termine dell’incontro trapelava la profonda distanza tra le richieste di Kyiv e le pretese di Mosca. “Sembra che i decisori siano altrove e non certamente qui”, ha sottolineato il ministro ucraino. Si riferiva al fatto che il capo della diplomazia del Cremlino non è stato in grado di garantire nemmeno un impegno per il cessate il fuoco né per i corridoi umanitari. “Lavrov – ha aggiunto Kuleba – ha ribadito la solita narrazione e visione sull’Ucraina, non riconoscendo il fatto che siamo stati aggrediti, ma parlando astrattamente di sicurezza della Russia, mentre il nostro popolo è sotto le bombe”.
La cosa che ha addolorato di più Kuleba è il fatto che, nei preparativi per l’incontro, a Mariupol si consumava il dramma più grave dall’inizio dell’invasione russa e dunque si sarebbe aspettato che almeno durante questo vertice fosse risparmiata alla popolazione altra sofferenza. “Mi sarei aspettato una decisione sull’attivazione di corridoi umanitari come doveroso gesto di buona volontà da parte russa, ma ho atteso invano”, ha detto il ministro ucraino chiedendo con urgenza l’intervento umanitario per salvare la popolazione sotto assedio di Mariupol.
Nemmeno sulla richiesta di un cessate il fuoco immediato di almeno 24 ore vi è stata una risposta positiva da parte di Lavrov. Il ministro ucraino ha segnalato solo un dato positivo e cioè il fatto che per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa contro il suo paese i due capi della diplomazia di Mosca e Kyiv si sono incontrati e si sono resi disponibili a successivi incontri. Ma agli occhi del ministro ucraino, la falsa condiscendenza di Mosca a proseguire nei negoziati nasconde, sotto il velo di una grande ipocrisia, l’irrinunciabile obiettivo: costringere alla resa senza condizioni il governo di Kyiv.