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In Russia rischia l'arresto anche chi parla a favore della guerra di Putin

Francesco Corbisiero

Una troupe prova a raccogliere le opinioni dei cittadini moscoviti sul conflitto tra Russia e Ucraina. Senza riuscirci, perché la polizia accompagna via chiunque prima che possa dire qualcosa. Una clip diventata virale mostra il volto della repressione

Una scena da Grande Fratello. Ci troviamo a Mosca – in pieno centro, a poca distanza dalla piazza Rossa, di fronte all’ingresso del Museo di Storia nazionale. Una piccola troupe di cameraman sta provando a realizzare una vox per raccogliere l’opinione dei passanti in merito al conflitto tra Russia e Ucraina.

   

Tentativo fallito. La prima ragazza intervistata mostra per pochi secondi un foglietto che riporta la scritta “due parole”. È questione di secondi: una squadra di poliziotti in tenuta antisommossa si avventa su di lei per portarla via. La seconda, invece, vorrebbe esprimere il proprio sostegno alla politica di Vladimir Putin. Non fa in tempo: anche lei subisce lo stesso trattamento della prima.

    

Il video, reso pubblico dal network di attivisti Activatica e presto diventato virale, testimonia il grado di repressione in Russia in corso in questo periodo. Nella giornata di ieri in tutto il paese sono state arrestate 800 persone, di cui 300 soltanto nella capitale. Un decreto proibisce a giornalisti, blogger e operatori dell’informazione di fare riferimento all’Ucraina come al teatro di una “guerra”. A quanto pare, il divieto è esteso anche ai semplici cittadini. A nulla serve parlare di “operazione militare speciale”, come richiesto dal Cremlino: s’incorre in severe misure di polizia anche in quel caso.

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