Un giornalista tra le macerie di Kyiv (LaPresse)

Bentornato Tor

La crittografia è decisiva per le comunicazioni in guerra. La Bbc, Twitter e gli altri

Pietro Minto

L'emittente inglese ha aperto la strada, ma nel contesto ucraino sono sempre di più, dai media ai semplici cittadini, a ricorrere ai Vpn, servizi con cui “mascherare” la presenza online, per non essere tracciati o per conoscere e diffondere informazioni il cui accesso è limitatao, come in Russia

È da tempo che ci siamo abituati e usare la parola “crypto” come sinonimo di criptovalute, e quindi Bitcoin, ma anche il resto della fauna locale, fatta di sigle bizzarre (Nft, Dao) e astruso gergo tecnico. “Crypto”, però, viene da crittografia, ovvero i metodi con cui si rende illeggibile un messaggio a chi non ha il permesso di leggerlo. Pensate al Codice enigma creato dai nazisti, per esempio, e all’opera di decrittazione fatta da Alan Turing per “tradurre” i messaggi del Terzo Reich.

 

Dopo anni passati a usare il termine crypto per parlare di Bitcoin, le ultime settimane hanno visto un timido ritorno del significato originale, a causa della guerra in Ucraina. Anche se i cyberattacchi che tutti temevano non si sono ancora verificati, è chiaro che il fronte digitale e delle telecomunicazioni abbia un ruolo notevole nel conflitto. Venerdì scorso lo scontro tra potenze tecnologiche e Cremlino ha raggiunto l’apice con la richiesta – da parte russa – di considerare Meta, il gigante che contiene Facebook e Instagram, come un’organizzazione estremista.
È in questo contesto che il settore delle app e dei servizi più cercati è cambiato drasticamente, aprendo la strada ai Vpn (servizi con cui “mascherare” la propria presenza online, accedendo anche a siti non disponibili nel proprio paese) e persino a Tor. Tor è una vecchia gloria dell’anonimato online: si tratta di un browser gratuito e open source nato negli anni Novanta. Il suo funzionamento si basa sul cosiddetto “onion routing”, traducibile con “percorso a cipolla”, in cui ogni movimento dell’utente viene nascosto da diversi strati di crittografia, come gli strati di una cipolla.

 

Ad aprire la strada a Tor in questa guerra è stata la Bbc, a inizio marzo, quando ha deciso di reagire alla chiusura del proprio sito in due modi: prima rispolverando le trasmissioni a onde corte – con cui ha raggiunto l’Ucraina e una parte di Russia con programmi tradotti in diverse lingue – e poi pubblicando su Twitter una guida alle “dark net”. Ah, il dark web, immancabile protagonista di titoli giornalistici ansiogeni e di inchieste di dubbio gusto. Dietro alla decisione della Bbc non si nascondono strani traffici di sostanze stupefacenti o di armi, ovviamente, ma la possibilità di avere informazioni che a oggi risultano “proibite” dal regime putiniano, aggirando la barriera digitale eretta in questi giorni.

 

Per farlo, oltre al citato Tor, la Bbc raccomanda l’uso di Psiphon, programma sviluppato dall’Università di Toronto pensato per permettere una navigazione libera e sicura a chi è in paesi come Cina, Iran, Corea del nord e Arabia Saudita, dove il governo controlla severamente internet. In questo caso il funzionamento non prevede strutture a cipolla ma l’utilizzo di una rete di computer (chiamati psiphonodes) che si trovano in aree dove il web è libero, permettendo a chi usa il programma di accedere al web attraverso un nodo esterno. È quello che succede quando si cerca di innalzare un muro: chi ci vive attorno cerca subito un modo per scavalcarlo. Da parte ucraina, l’obiettivo è di accedere a servizi e informazioni esterne e occidentali; da parte russa, anche e soprattutto dei civili russi, quello di usare servizi ormai essenziali quali app e social, che sono stati banditi o bloccati (come dimostra il successo dei Vpn). 

 

Anche Twitter si è unito alla corsa della crittografia, lanciando la scorsa settimana una versione del social realizzata in collaborazione con il Tor network stesso. Alec Muffett, esperto di cybersicurezza che ha lavorato al progetto, l’ha annunciato con “il tweet più importante e atteso che abbia mai scritto”. Una versione “dark” di Twitter era in lavorazione dal 2014, anno in cui Facebook lanciò la sua versione accessibile via Tor. Ironia della sorte, il social network più preparato alla navigazione sicura e anonima sarebbe proprio quello di Zuckerberg, che già nel 2016 aveva un milione di utenti al mese che lo visitavano in questo modo. Tutte cose che possono tornare utile, vista la messa al bando di Meta da parte della Russia.
Pietro Minto

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