Rutte offre a Draghi convergenze strategiche e aperture sul Patto di stabilità
Lo scontro nord-sud Europa, tra spendaccioni e frugali, è superato. Ecco tutti i dettagli della sintonia e dell'avvicinamento italo-olandese
Bruxelles. La guerra di Putin in Ucraina è destinata a cambiare profondamente l’Unione europea e fra le trasformazioni potrebbe esserci un avvicinamento strategico tra Italia e Paesi Bassi. Complice un ritardo di Emmanuel Macron, prima del vertice di Versailles della scorsa settimana, Mario Draghi e Mark Rutte hanno avuto una lunga discussione sulla situazione dei rispettivi paesi, dall’economia all’energia, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al Green deal. Il presidente del Consiglio e il premier olandese hanno concordato di vedersi per un vertice bilaterale. La data e il luogo non sono ancora stati decisi. Ma l’incontro dovrebbe avvenire “presto”, dice al Foglio una fonte dell’Aia. Una delle idee che potrebbero emergere è l’elaborazione di un documento strategico italo-olandese incentrato sulle priorità nell’Ue, come quello firmato da Rutte con il premier spagnolo, Pedro Sánchez.
I temi di convergenza non mancano: la politica climatica, il mercato interno dell’Ue, la difesa dello stato di diritto. “L’unica vera divergenza tra Italia e Paesi Bassi riguarda la governance della zona euro”, dice la fonte dell’Aia. Per entrambi i premier ci sono linee rosse legate alla politica interna. Ma Rutte è “aperto a discutere come affrontare le conseguenze della guerra di Putin”, che ha riportato al centro dell’agenda l’autonomia strategica dell’Ue sia per la difesa sia per l’economia. Inoltre, il nuovo governo Rutte accetta il principio di una revisione delle regole del Patto di stabilità, purché sia garantita la sostenibilità del debito. L’obbligo di una riduzione di un ventesimo l’anno del debito sopra il 60 per cento del pil potrebbe essere abbandonato, a condizione di usare “la flessibilità” di bilancio aggiuntiva “per riforme e investimenti trasformativi” dell’economia, spiega la fonte.
Dalla crisi della zona euro Italia e Paesi Bassi si sono spesso trovati su sponde opposte nell’Ue. La prima è considerata spendacciona, i secondi sono accusati di essere troppo frugali. “La guerra in Ucraina cambia tutto”, spiega la fonte dell’Aia: “Ci sarà una spinta per più integrazione che cambierà strutturalmente l’Ue”. La linea di frattura non sarà più “tra nord e sud” sulla zona euro, ma “tra ovest ed est” sulla visione di un’Ue integrata o intergovernativa. Già prima della guerra in Ucraina gli equilibri interni all’Ue si stavano spostando. La Brexit e la fine dell’èra Merkel avevano spinto verso alleanze inedite. A novembre Draghi ha firmato con Macron il Trattato del Quirinale. Un anno fa Rutte ha firmato con Sánchez un documento sull’autonomia strategica. Italia e Paesi Bassi dipendono dal commercio internazionale. Entrambi hanno interesse a fare in modo che l’autonomia strategica dell’Ue sia più aperta che protezionista. Con il nord Italia che è uno dei motori economici europei, i Paesi Bassi avrebbero da rimetterci da un ritorno della stagnazione italiana. Ne va del mercato interno e del futuro della zona euro, cioè le fondamenta della prosperità di tutti.
Sul debito comune e la governance della zona euro, Rutte non ha le mani libere. Il Recovery fund è stato accettato dal Parlamento dell’Aia solo perché l’Ue aveva garantito che sarebbe stato “una tantum”. Ci sono voluti dieci mesi per negoziare il nuovo accordo della coalizione Rutte, che contiene una timida apertura sulle regole del Patto di stabilità. Ma il premier olandese è pronto a essere creativo su entrambi i fronti. Per aiutare i paesi europei a investire nell’autonomia strategica, l’Aia ritiene che si possa ricorrere al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che ha una capacità di prestito di 400 miliardi di euro. Sulla revisione del Patto di stabilità, l’idea olandese è di applicare la stessa logica del Recovery fund: legare le riforme e gli investimenti agli sconti sugli sforzi di bilancio. I paesi ad alto debito come l’Italia dovrebbero continuare a ridurlo, ma a un ritmo più lento. La condizione è di usare lo spazio di bilancio che si viene a creare per riforme e investimenti su Green deal, digitalizzazione, difesa e le altre priorità dell’autonomia strategica dell’Ue.