rivolta ad Ajaccio

Macron prova a parlare con gli autonomisti moderati per sedare la violenza in Corsica

Giulio Silvano

Molotov, auto in fiamme e passamontagna neri. Il Fronte di Liberazione naziunale corsu ha fatto sapere che potrebbe ritirare fuori le armi, come negli anni Settanta. Ora l'Eliseo deve portare il conflitto sul piano istituzionale

Nell’album di Asterix e Obelix del ’73, ambientato in Corsica, i due autori, Goscinny e Uderzo, si sentono in dovere di scrivere una prefazione, sapendo che con le loro caricature potrebbero offendere il popolo insulare. Descrivono la Corsica come il “paese della vendetta, della siesta, dei formaggi piccanti, dei maiali selvatici, delle castagne, dei vecchi senza età che guardano scorrere la vita” e dicono: “Perché questa premessa? – si chiederà qualcuno. Perché i corsi – individualisti, sicuri di sé, apatici, ospitali, leali, fedeli, chiacchieroni, coraggiosi – sono pure ben altro. Sono permalosi”. È un’azione preventiva che fa capire la difficoltà di rapportarsi con un popolo che ha sempre fatto fatica a definirsi francese, che ha sempre alzato polveroni rendendo difficile la vita del governo. Il desiderio indipendentista corso è una delle questioni evergreen di cui ogni inquilino dell’Eliseo dovrà prima o poi occuparsi, e qualsiasi cosa si dica o si faccia, si rischia di sbagliare.

   
Frammentatesi col tempo, i gruppi autonomisti e indipendentisti si sono strutturati in partiti e movimenti ma continuano a esserci frange violente, uomini che l’altro giorno hanno attaccato il palazzo di Giustizia di Ajaccio e una caserma a Porto Vecchio. Molotov, auto in fiamme e passamontagna neri. In strada c’erano quasi 10 mila persone che gridavano: “Francia stato assassino”, accusando il governo di non aver messo in sicurezza l’indipendentista Yvan Colonna, attaccato in carcere da un altro detenuto. Colonna è accusato di aver ucciso nel ’98 il prefetto Claude Érignac. Ieri il Fronte di Liberazione naziunale corsu ha fatto sapere che potrebbe ritirare fuori le armi, come negli anni Settanta, quando si mettevano le bombe nelle città.

     

   
Con una campagna elettorale faticosa, iniziata a rilento, anche e soprattutto per quello che sta succedendo in Ucraina, l’ultima cosa che ci voleva per Emmanuel Macron era la miccia corsa che ogni tanto si riaccende. Un tempismo pessimo per La République En Marche. Parlare di autonomia, come ha fatto il ministro dell’interno Gérald Darmanin, per sedare gli animi, potrebbe essere una mossa vincente per il presidente in carica. Ovviamente, ha premesso il ministro, bisogna tenere conto dei limiti costituzionali. Non è la prima volta che se ne parla, il referendum del 2003 sull’autonomia, proposto da Sarkozy, allora a place Beauvau, con Chirac presidente, non passò per duemila voti. Ma sono cambiate un po’ di cose da allora. La questione islamica ha toccato l’isola: qui scoppiò il caso dei burkini sulle spiagge che fomentò i discorsi identitari nazionali, qui Marine le Pen vinse al primo turno nel 2017. Bisogna considerare poi che si tratta del dipartimento col pil più basso del paese, il numero di disoccupati è ben sopra la media nazionale, non proprio l’elettorato tipo macroniano.

 

Quello del presidente è un notevole cambio di rotta rispetto all’inizio del mandato, quando tentò di ignorare il più possibile Simeoni e Talamoni che con il loro “Pe’ a Corsica” avevano ottenuto oltre il 56 per cento prendendo il controllo del consiglio esecutivo dell’isola. Con il ritorno per le strade degli estremisti, la promessa dell’autonomia significa dialogare con i movimenti democratici, portando il conflitto sul piano istituzionale, lontano dalle strade, ed escludere le frange terroristiche, in un certo modo quello che si fece in Spagna con l’Eta.

  

Macron è stato subito accusato di aver “ceduto alla violenza”, ma considerato che secondo gli ultimi sondaggi il 53 per cento dei francesi sarebbe favorevole a una Corsica autonoma, questa promessa potrebbe essere un modo intelligente per non dover affrontare il problema oggi, a meno di un mese dalle elezioni: posticiparlo e parlarne dopo il secondo turno. Bisogna vedere come gli altri cercheranno in queste poche e intense settimane di sfruttare la crisi corsa a proprio favore. 

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