Le armi giuste
Ecco perché l'assistenza militare all'Ucraina è garanzia di protezione per i civili
Un esperto del Royal United Services Institute ci spiega di quali armi ha più bisogno Kyiv per difendere le città
E’ in voga una teoria secondo cui, se l’occidente smettesse subito di fornire armi all’Ucraina, non dovremmo più assistere alle notizie di civili massacrati. Perché l’esercito ucraino non potrebbe più combattere e quello russo, non trovando resistenza, dilagherebbe senza aver bisogno di sparare, quindi senza fare vittime. Ai fautori della teoria non interessano chiaramente volontà e capacità della resistenza ucraina: vorrebbero che il paese rinunciasse a difendersi e finisse sotto l’occupazione del nemico, tutto pur di risparmiare vite umane – spiegano. Non è così semplice: in realtà “la situazione per i civili è già orrenda, ma potrebbe essere peggiore”, dice al Foglio Nick Reynolds, analista militare del Royal United Services Institute.
Secondo Reynolds la situazione peggiora “se i russi riescono ad accerchiare Kyiv e poi a entrare, e a fare lo stesso in altre città”, quindi se le linee di difesa dell’esercito ucraino vengono sfondate, perché “ovviamente, le guerre dentro i centri abitati fanno molti più morti, soprattutto civili”. Se, in questo istante, il tipo di armi fornite dai paesi Nato sparisse dalle mani dei soldati ucraini, un momento dopo i russi sarebbero in grado di entrare nei centri urbani. Stiamo parlando di armi di tipo difensivo, soprattutto missili per la contraerea e missili anticarro, le ha in dotazione solo l’esercito regolare e le usa per tenere lontani i russi da dove farebbe più male.
“Basta guardare alla situazione sul terreno per capire di che armamenti stiamo parlando, non è un caso se gli ucraini riescono a difendersi bene ma hanno molte più difficoltà a tentare delle controffensive, quindi degli attacchi, nelle aeree che i russi hanno conquistato”, dice Reynolds. L’obiettivo principale, in questo momento, è che la guerra di terra resti il più possibile una guerra combattuta tra gli eserciti e in zone che non sono densamente popolate. Senza le armi degli occidentali – soprattutto americane, inglesi e turche – sarebbe già cominciato il conflitto strada per strada e casa per casa, e il confronto dei russi con le milizie di civili, che invece per ora si occupano prevalentemente di sabotaggi e non devono combattere. Il responsabile militare del Guardian, Dan Sabbagh, ha scritto che “incombe un orribile scenario di guerra urbana a meno che l’occidente non rinforzi la sua fornitura di armi all’Ucraina”.
La teoria citata all’inizio dà per scontate due cose. Che una volta completata l’occupazione non ci sarebbero massacri da parte dei russi, e questa ipotesi è arbitraria. E poi, che una volta privati di nuovi aiuti militari, gli ucraini opteranno per una resa totale. E’ il presupposto perché quel ragionamento funzioni, ma anche questo è arbitrario. Sempre secondo Sabbagh, il risultato potrebbe essere: gli ucraini possono, e in misura considerevole, negare il vantaggio della Russia e ribaltare la situazione a proprio favore ritirandosi nelle città. Prendiamo l’esempio della capitale: ci vivono ancora due milioni di persone e si troverebbero tutte dentro un campo di battaglia, il conflitto diventa più pericoloso ma non si ferma, proprio perché nella guerriglia gli ucraini sono avvantaggiati rispetto ai soldati russi.