L'identità ucraina è europea, ci dice lo scrittore Dmytro Chystiak

Mauro Zanon

“Il nostro paese sta pagando un prezzo enorme. Non dobbiamo farci illusioni: questa guerra non riguarda soltanto l’Ucraina", dice il professore alla Taras Shevchenko National University di Kyiv. "Noi abbiamo sempre considerato l’impero russo come una dominazione asiatica"

Parigi – Ieri, a poche strade di distanza dalla sua abitazione, nel quartiere residenziale di Obolon, a nord di Kyiv, un missile russo ha colpito un edificio, provocando un morto e almeno dodici feriti. Negli ultimi giorni accade sempre più spesso, ma Dmytro Chystiak, 34 anni, poeta, scrittore e professore alla Taras Shevchenko National University di Kyiv continua a essere ottimista e a ribadire che l’assalto alla capitale ucraina da parte dell’esercito russo “non è una questione di giorni”.

 

“Sono ottimista come lo è il nostro ministero della Difesa. Non credo sia corretto, per ora, dire che Kyiv è accerchiata. A sud e a est della capitale i russi sono lontani. È a nord-ovest che le truppe di Mosca sono più vicine, a circa 25-30 chilometri. E comunque l’esercito ucraino è pronto”, dice Chystiak. Quando gli chiediamo, da cittadino ucraino, cosa si aspetta dall’Unione europea e dalla Nato, ci risponde così: “Per noi, come ripetuto più volte dai nostri dirigenti politici, sarebbe importante la no fly zone. Certo, sappiamo bene che questa misura potrebbe essere accolta come una dichiarazione di guerra dalla Russia, ma bisogna anche dire che gli attacchi aerei sono quelli che creano i danni più ingenti alla popolazione civile. Se ci fosse la no fly zone, l’esercito ucraino sconfiggerebbe rapidamente le truppe di terra russe”, è convinto Chystiak. La sua speranza è che la posizione dell’Ue e della Nato possano “cambiare” nelle prossime settimane. “Il nostro paese sta pagando un prezzo enorme. Non dobbiamo farci illusioni: questa guerra non riguarda soltanto l’Ucraina. L’ambizione dello stato russo è quella di ripristinare il suo controllo sui paesi Baltici, e perché no allargare la sua influenza verso gli altri paesi del Patto di Varsavia”, dice Chystiak. 

   
Gli ucraini, oggi, guardano sempre più a ovest, “perché a est non c’è più nessuna possibilità di coesistenza”, sottolinea. “La volontà della maggior parte degli ucraini è quella di ritornare nella costellazione dei paesi europei ai quali siamo legati da vincoli secolari dal punto di vista culturale e valoriale. Si pensi soltanto a Jaroslav il Saggio, gran principe della Rus’ di Kyiv, che fece costruire la meravigliosa cattedrale di Santa Sofia, patrimonio Unesco, e diede in sposa le sue tre figlie ai re di Norvegia, Francia e Ungheria. Ma si pensi anche alla Costituzione di Pylyp Orlik del 1710, documento che stabilì il principio della separazione dei poteri trentotto anni prima del trattato ‘De l’esprit des lois’ di Montesquieu nonché una delle prime rappresentazioni dello spirito democratico di una nazione europea. Nell’Undicesimo secolo, Kyiv era già una città europea. Noi ucraini abbiamo sempre considerato l’impero russo come una dominazione asiatica. Per molte persone in Ucraina che erano russofile e russofone, con l’invasione militare del 24 febbraio, è finita un’illusione. Sempre più persone si orientano verso l’Europa”, spiega Chystiak. 

   
L’aggressione russa, secondo il professore della Taras Shevchenko National University, ha rafforzato l’identità ucraina, un’identità plurale in cui ognuno, per motivi politici, religiosi o culturali, si riconosce. “L’unione nella diversità è ciò che ci rende europei”, dice Chystiak, prima di aggiungere: “Siamo un paese multiculturale, dove si mescolano lingue, culture e religioni, ma c’è la consapevolezza di essere cittadini di una stessa comunità nazionale. Inoltre, la maggior parte degli ucraini, oggi, pensa che non ci sia altra soluzione che diventare uno stato europeo a tutti gli effetti. Ma ripeto: per l’Ucraina si tratta di un ritorno alle origini, a ciò che è stata per secoli. Mentalmente ci sentiamo già in uno spazio europeo”. 

    
Molti scrittori e intellettuali ucraini, afferma Chystiak, “si sono arruolati nell’esercito, nelle milizie territoriali, partecipano alla guerra informatica contro Mosca”. “Il ruolo degli intellettuali è importante perché hanno ancora un seguito nella popolazione ucraina. A differenza di altri paesi, non sono distaccati dalla società, sono impegnati nel conflitto e sono consapevoli di poter cambiare le cose grazie al loro engagement”, spiega Chystiak. In questi giorni, in Francia, per le edizioni Christophe Chomant, è uscita la quarta edizione rivista e aggiornata della sua “Antologia della poesia ucraina”: “E’ un’antologia che raggruppa una quarantina di autori, da Shevchenko fino a quelli della mia generazione, e ha l’ambizione di restituire un’idea dell’immaginario e della mentalità ucraini”. 
 

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