Il devastatore

Chi è Mikhail Mizintsev, il generale che guida l'assedio di Mariupol 

Micol Flammini

L'uomo che porta avanti la battaglia nella città sul Mare di Azov era uno degli uomini di Putin in Siria. Oggi tiene alta anche la propaganda. I timori di Biden per le armi chimiche

C’è una ragione se l’assedio di Mariupol non fa che generare paragoni con Aleppo. L’uomo che lo guida si chiama Mikhail Mizintsev, è un colonnello generale russo, capo del Centro di gestione della difesa nazionale e precedentemente ha condotto le operazioni in Siria. Il console greco che lunedì è riuscito a lasciare Mariupol ha detto che la città ormai ricordava Guernica, Aleppo o Grozny, immagini di posti distrutti dalla guerra, due di queste devastazioni sono state causate dall’esercito di Mosca. Mizintsev, prima dell’Ucraina, si era occupato della guerra in Siria, dove la Russia ha ridotto in macerie le città che si opponevano a Bashar el Assad. In Ucraina la Russia sta distruggendo le città contrarie all’invasione, quindi, potenzialmente, potrebbe volerle distruggere tutte.  

 

Mariupol finora è quella che ha subìto di più. La situazione è molto grave e ieri le autorità ucraine hanno raccontato che un convoglio di evacuazione da Mariupol è stato sequestrato dai russi sulla rotta concordata.

 

Decine di migliaia di persone rimangono in trappola  negli scantinati. Mizintsev ha portato avanti l’assedio bombardando per tre settimane,  ha tagliato la popolazione fuori dal mondo esterno, ormai è priva di rifornimenti  e di acqua. Domenica Mizintsev ha lanciato un ultimatum all’esercito di Kyiv, ma l’Ucraina non lo ha accolto e quindi si continua a combattere: alcuni cittadini fuggiti dalla città hanno raccontato al giornale britannico Independent che i russi controllano gran parte di Mariupol. 

 

Nel vuoto informativo della città assediata è molto difficile verificare queste informazioni. Kyiv sta cercando di portare avanti una controffensiva sia a est per riprendere la città di Izym, vicino Kharkiv, che sarebbe importante per fermare il tentativo delle truppe russe di accerchiare i soldati ucraini a est, sia nei territori meridionali. L’esercito russo sembra perdere giorno dopo giorno la chiarezza della sua strategia e ha difficoltà ad avanzare. Secondo gli Stati Uniti, Mosca  potrebbe o preparare un nuovo assalto contro Odessa, e questo spiegherebbe l’aumento dell’attività navale nel Mar Nero, o potrebbe tentare di mantenere le forze ucraine impegnate nel sud, in modo che non portino soccorso a Mariupol. Mizintsev, che secondo Anton Herashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, ha definito uno dei generali che Putin preferisce, è l’uomo da cui sarebbero partiti tutti gli ordini criminali  contro la città portuale: gli attacchi all’ospedale e contro le case o i rifugi dei civili. A lui sta anche il compito di portare avanti la propaganda. Nei giorni scorsi è stato lui a raccontare che Kyiv ha perso il controllo delle amministrazioni locali e che ormai le città sono nelle mani di “feroci battaglioni nazionalisti”. E’ questo il suo modo di etichettare i  battaglioni di difesa territoriale, che fanno quello che chiede il presidente Zelensky  e che chiedono i cittadini: difendere l’Ucraina. 

 

Mizintsev, che in russo vuol dire mignolo, sta intensificando gli attacchi dal mare e anche se, come raccontano i cittadini fuggiti, l’esercito ucraino controlla solo la parte occidentale della città, ancora non è riuscito a conquistarla. Il fatto che sia stato prima in Siria, fa temere chi crede sia disposto a tutto. La Russia continua a dire che l’Ucraina potrebbe ricorrere alle armi chimiche e le parole sono prese come un segno che potrebbe essere invece Mosca a volerle usare. Secondo il Pentagono non ci sono indicazioni al momento, ma è stato il presidente americano, Joe Biden, a mettere in guardia su possibili operazioni “false flag”. Il fatto che Putin sia “con le spalle al muro”, ha detto Biden, potrebbe portarlo a ricorrere a tattiche di “guerra non convenzionali”.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)