Invasione sgonfia
Lo stallo russo si aggrava, si parla di armi chimiche ma c'è un problema di pneumatici crepati
Il portavoce di Putin accenna alla Bomba atomica in modo così vago che può volere dire tutto. Ma le truppe di Mosca sono in difficoltà, tra errori di pianificazione e veicoli trasandati
Ieri il briefing del Pentagono al ventisettesimo giorno di invasione russa in Ucraina ha notato una cosa che non era ancora successa: gli ucraini vogliono e si stanno organizzando per riconquistare una parte del terreno perduto. Se fosse confermato, vorrebbe dire che lo stallo dell’avanzata russa si sta trasformando in una crisi. Gli Stati Uniti sono attivamente dalla parte degli ucraini in questa guerra e forniscono una mole enorme di informazioni d’intelligence che in pratica funziona come una guida in tempo reale per le forze di Kyiv – e quindi c’è da fare la tara a quello che dichiarano. Inoltre nel briefing non è specificato dove questi tentativi di cacciare indietro i russi starebbero avvenendo.
E c’è anche da considerare che i social media stanno dando un’immagine troppo rosea e ottimista della resistenza ucraina. Ma è vero che ieri si parlava di movimenti a ovest della capitale Kyiv, dove il fronte russo è in stallo da giorni, e nel sud vicino a Kherson, la prima e unica città a essere occupata per adesso dai soldati russi. L’operazione speciale di denazificazione è in crisi, per una serie di ragioni che vanno dagli errori di pianificazione – non ci si aspettava una resistenza così forte da parte degli ucraini – a motivi tecnici. Forse anche per questo ieri il portavoce fidato del presidente Putin, Dmitri Peskov, si è fatto intervistare dalla rete americana Cnn per dire che tutto sta andando secondo i piani. Inoltre ha detto che l’opzione nucleare non è sul tavolo se l’esistenza della Russia non sarà minacciata – che è una risposta abbastanza vaga per voler dire qualsiasi cosa. Nel briefing del Pentagono si nota – grazie alle intercettazioni dell’intelligence americana – che gli ufficiali russi parlano di armi chimiche ma in modo generico.
Per ora la guerra si combatte su un piano meno sofisticato. Un tecnico civile americano che ha lavorato per la Difesa come supervisore della manutenzione del parco mezzi, Trent Telenko, ha notato in una lunga spiegazione social che molti veicoli russi sono stati abbandonati oppure catturati con le ruote a terra. Non soltanto camion per i rifornimenti, ma anche almeno tre sistemi missilistici Pantsir – costa quattordici milioni di dollari e si muove su ruote – che si sono spiaggiati in mezzo alla rasputitsa, il fango della campagna ucraina nelle settimane del disgelo. Telenko spiega che è chiaro, al suo occhio di responsabile manutenzione, che i russi non si sono presi cura dei loro mezzi. Dice che i camion almeno una volta al mese vanno spostati per evitare l’invecchiamento precoce delle gomme, che si manifesta con fessure capaci di ingrandirsi in velocità e diventare lacerazioni.
I russi hanno lasciato i mezzi fermi per troppo tempo, non hanno sottufficiali che si siano presi cura della faccenda e ora rischiano di finire senza veicoli. Inoltre molti pneumatici sono di produzione cinese, di bassa qualità, e non sono adatti alle necessità di una guerra. Se persino i Pantsir, con quello che costano, hanno questo problema della scarsa manutenzione e qualità, figurarsi i camion normali quanto sono stati trascurati dice Telenko. Azzarda pure una previsione: entro maggio i russi resteranno senza camion ed è ovviamente un problema in una guerra convenzionale che si basa sulla logistica (per farsi un’idea: un proiettile d’artiglieria pesa trenta chilogrammi, per spostarne anche soltanto venti nelle infinite distanze ucraine ci vogliono mezzi adatti).
Cosa c'è in gioco