Mentre il mondo guarda alla Russia, Pyongyang lancia il missile più potente che ha
L'arsenale nordcoreano cresce, con l'aiutino di Russia e Cina. La Corea del nord è l'ennesimo fronte di destabilizzazione
Questa mattina, mentre i leader del mondo occidentale si preparavano ai vertici previsti a Bruxelles, la Corea del nord eseguiva un test missilistico intercontinentale, il primo di questo tipo sin dal 2017. Secondo il Joint Chiefs of Staff sudcoreano, il lancio sarebbe avvenuto alle 14:34 (ora locale) dalla zona nordcoreana di Sunan. Il missile avrebbe volato per circa 1.080 chilometri e avrebbe raggiunto un'altitudine di 6.200 chilometri, inabissandosi poi in un'area molto vicina ai confini della zona economia esclusiva giapponese, nel Mar del Giappone orientale. A ottobre del 2020, durante una parata nella capitale Pyongyang, la Corea del nord aveva mostrato al mondo il suo Hwasong-17, un missile balistico molto più grande del precedente sperimentato nel 2017: all'epoca lo Hwasong-15 aveva avuto un apogeo – cioè l'altitudine massima raggiunta nella traiettoria balistica – di 4.500 chilometri. Il test missilistico di cinque anni fa aveva provocato la reazione dell'Amministrazione Trump, e una crisi diplomatica molto tesa, fatta di minacce e pericolose provocazioni. Il test di oggi potrebbe essere quello dello Hwansong-17.
L'ultima provocazione nordcoreana – che di fatto cancella la moratoria sui test missili e nucleari di Kim del 2018, e alla quale aveva annunciato di non sentirsi più legato già nel 2020 – arriva in un momento molto particolare degli equilibri internazionali, con il resto del mondo occidentale impegnato sulla crisi in Ucraina. Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, oggi è a Bruxelles e parteciperà al vertice straordinario del G7 e come ospite alla riunione straordinaria della Nato. Parlando con i giornalisti, Kishida ha condannato quella che ha definito “un'imprudenza imperdonabile” da parte nordcoreana.
Finora l'Amministrazione di Joe Biden ha gestito passivamente la questione della Corea del nord, e spesso la leadership di Kim Jong Un ha aumentato la pressione anche per ricevere più attenzioni e concessioni da parte dell'occidente. Non a caso negli ultimi mesi Pyongyang ha ricominciato test missilistici con una frequenza allarmante. Un altro fattore di rischio è il cambio di presidenza in Corea del sud. L'incarico del democratico Moon Jae-in, eletto nel 2017, scade tra un mese e lascerà il posto al conservatore Yoon Seok-yeol, presidente eletto all'inizio di marzo.
Una delle politiche fondamentali del governo di Moon era quella della Sunshine policy, la politica d'apertura e dialogo con il Nord. Con Yoon torna invece la linea dura contro Pyongyang: il presidente eletto ha detto, durante la campagna elettorale, di non essere contrario a un bombardamento preventivo della Corea del nord, e poi ha già fatto sapere di volere più preparazione per un eventuale attacco da parte del Nord e ha definito Pyongyang “il nostro maggior nemico”. Yoon vuole intensificare le relazioni con l'America e il Giappone nel gestire non solo la questione nordcoreana ma anche il problema della Cina, considerata il maggior sponsor della Corea del nord.
Anche la Russia è da sempre uno dei principali alleati di Pyongyang, anche se non fondamentale per la sua sopravvivenza economica. Soltanto due giorni fa il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere che Mosca e Pyongyang avevano avuto dei colloqui sullo sviluppo di legami bilaterali "nel contesto dei cambiamenti in atto a livello internazionale”, e che il viceministro degli Esteri Igor Morgulov aveva incontrato l'ambasciatore nordcoreano in Russia, Sin Hong Chol, ex viceministro degli Esteri di Pyongyang. I due paesi sono attualmente tra i più sanzionati al mondo, e la Russia, insieme con la Cina, è quasi sempre stata contraria, anche al Consiglio di sicurezza dell'Onu, alle sanzioni contro la Corea del nord. Secondo quanto riportato da NkNews, la televisione nordcoreana Kcna non ha ancora mai fatto menzione della guerra in corso in Ucraina.