Ich bin ein Ukrainer: perché Biden ora deve andare a Kyiv

Paola Peduzzi

Biden arriva in Europa per rassicurare gli alleati: dice il suo "ce la faremo". Sarebbe bello lo dicesse anche a Zelensky

Più armi letali, sanzioni più dure ma ancora solo una promessa sugli aerei che l’Ucraina chiede per farsi da sola la no fly zone e nessun embargo petrolifero. 
Joe Biden è arrivato in Europa per mostrare la compattezza dell’occidente, per ricordare che una reazione di questa portata all’aggressione della Russia in Ucraina non si era mai vista. E a dire agli europei che dopo un mese di guerra iniziano a fare i conti con l’economia del conflitto che non ci si deve stancare, fermare, distrarre, che l’obiettivo è il soffocamento economico di Vladimir Putin e si deve insistere, si deve stare compatti. Sarà lunga e come dicono i generali americani il peggio forse non lo abbiamo ancora visto.

 
Ora Biden inizia la seconda parte del suo tour europeo: la rassicurazione del fronte est che è quello più esposto alla minaccia militare della Russia e che sta organizzando l’accoglienza dei profughi ucraini, questo flusso ininterrotto di vite spezzate dalla guerra in cerca di un rifugio. Le proporzioni della catastrofe umanitaria non ci sono ancora note nella loro enormità, ma i numeri già drammatici del 2015 sembrano ora piccoli.

  
Biden arriva per rassicurare: dice il suo “ce la faremo”, non siete soli, siamo un’alleanza.

  
Sarebbe bello che questo non siete soli Biden lo dicesse anche a Volodymyr Zelensky e che andasse a Kyiv a dirglielo, guardandolo in faccia. Sappiamo che una visita ora nella capitale ucraina è pericolosissima e che la Casa Bianca l’ha già esclusa. Ma gli ucraini stanno combattendo per tutti noi, dopo un mese hanno trasformato quel che pareva un’operazione rapida e devastante in una guerra di logoramento che comporta quindi nervi saldi più a lungo, più vittime, più incidenti. E un presidente americano che va a Kyiv, come accadde quando era Berlino il fronte, e che dice non siete soli agli ucraini e al loro coraggioso presidente è quel che serve a un’alleanza che non può già sentire la fatica.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi