Tracce di veleno
Abramovich dice di essere stato avvelenato. Le inchieste in corso e le conferme del "metodo Putin"
La stessa squadra che ha intossicato Alexei Navalny pedinava Boris Nemtsov, l'oppositore più famoso del capo del Cremlino, che fu assassinato nel 2015
Il team di Roman Abramovich ha fatto sapere al Wall Street Journal che l'oligarca russo è stato avvelenato durante i negoziati tra Russia e Ucraina. All’inizio sembrava che anche due negoziatori ucraini presentassero gli stessi sintomi ma il consigliere della presidenza ucraina, Mikhailo Podolyak, ha detto si trattava solo di speculazione: nessun avvelenamento nella delegazione di Kyiv. Occhi rossi, lacrimazione dolorosa, screpolature su viso e mani: questi sono i sintomi, e secondo alcune fonti il vertice sospettato è quello del 3-4 marzo. Il portavoce di Abramovich ha detto alla Bbc che ora i sintomi sono più lievi. Si potrebbe trattare di un’operazione russa per boicottare i colloqui tra Russia e Ucraina, a dimostrazione del fatto che a non volere una soluzione negoziata è Vladimir Putin. Gli esperti occidentali che hanno indagato, scrive il Wall Street Journal, non sanno stabilire se a causare i sintomi è stato un agente chimico o biologico o delle radiazioni elettromagnetiche. Qualche ora prima, un’inchiesta di Bellingcat, The Insider e Bbc aveva ricostruito gli spostamenti di Boris Nemtsov, storico oppositore di Putin, nei mesi precedenti al suo omicidio, avvenuto il 27 febbraio del 2015, e ha stabilito che la stessa squadra di agenti dell’Fsb, i servizi russi, che ha avvelenato Alexei Navalny aveva pedinato Nemtsov in tutti i suoi viaggi dal maggio del 2014 al febbraio del 2015.
La sera del 27 febbraio del 2015, Nemtsov fu assassinato sul ponte Bolshoi Moskvoretsky, a due passi dal Cremlino, mentre tornava a casa da una cena. Il giorno dopo questo politico russo di 56 anni di formazione conservatrice-liberale avrebbe dovuto guidare una protesta contro Vladimir Putin, contro la gestione dell’economia del paese e contro la guerra in Ucraina. Nemtsov era l’oppositore più famoso di Putin, si fronteggiavano dalla fine degli anni Novanta, quando per un breve periodo Nemtsov fu considerato il delfino di Boris Eltsin alla guida della Russia. Per qualche tempo l’opposizione sembrò quasi personale, ma Nemtsov è stato tra i primi a capire e denunciare la trasformazione del capo del Cremlino, il suo approccio nei confronti dell’occidente, la repressione interna, il lento e metodico annientamento del dissenso. Per il suo omicidio furono arrestati e condannati cinque ceceni, di cui uno vicino al presidente della Cecenia, Ramzan Kadyrov: dichiararono di aver agito in autonomia.
L’inchiesta individua tredici coincidenze tra la presenza dell’agente dell’Fsb Valery Sukharev nello stesso posto delle visite e dei viaggi di Nemtsov. Sukharev era sempre accompagnato da un altro agente: nei primi tre viaggi, c’era un nuovo agente dei servizi, negli altri tredici c’era con lui Alexei Krivoshchekov, che è implicato nell’avvelenamento di Navalny. L’esito delle operazioni però è diverso: Nemtsov è stato ucciso con un’arma da fuoco, non dal veleno. Gli investigatori si pongono la questione: una risposta non c’è, ma nel momento in cui gli agenti smettono di pedinare Nemtsov iniziano a seguire uno dei suoi alleati, Vladimir Kara-Murza. Dal 2015 al 2017, Kara-Murza è stato ricoverato d’urgenza due volte all’improvviso: entrambe le volte è rimasto in coma ed entrambe le volte i suoi organi vitali sono stati colpiti in modo permanente. Kara-Murza sospetta di essere stato avvelenato entrambe le volte.
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