la guerra in ucraina in tv
In Germania i talk show non danno spazio al putinismo. E nessuno urla o schiamazza
I canali televisivi tedeschi stanno dando molto spazio alla crisi tra Mosca e Kyiv. Gli ospiti in studio si fanno notare per competenza e preparazione, non per quanto urlano
Berlino. Immaginate di essere davanti a un interlocutore che prima vi racconti tutto quello che sta succedendo in Ucraina, senza esprimere giudizi, e che solo alla fine della lunga presentazione vi dica da che parte sta. Il tedesco, la lingua di Goethe, è un po’ così. La tendenza a mettere il verbo in fondo alla frase lascia chi ascolta in sospeso fino alla fine. Di conseguenza interrompere chi ci sta davanti, oltre che maleducato, è controproducente: si rischia infatti di non capire dove la controparte vuole arrivare. Oppure, chissà, è tutta una questione di temperamento. Sta di fatto che in Germania di regola non si alza la voce, non si urla e non si piange: men che meno in televisione. Meine Damen und Herren, benvenuti nel mondo dei talk show tedeschi. Anche nella Repubblica federale i canali televisivi stanno dando molto spazio alla crisi tra Mosca e Kyiv: l’interesse è forte, forse anche più che in Italia. I motivi non mancano: le strette relazioni commerciali con Mosca, la presenza di un’ampia comunità russofona in Germania (non solo badanti ma anche numerosi vice oligarchi, milionari di seconda fila che fanno incetta di immobili di pregio), la maggiore vicinanza geografica ai due paesi in guerra.
Del conflitto si parla regolarmente da Anne Will, famosa giornalista e conduttrice classe 1966 il cui talk show su Ndr, la rete tv dei Länder del nord visibile sul primo canale, si chiama come lei. Il suo salotto in pelle chiara è molto istituzionale e i suoi ospiti sono un misto di competenza, preparazione, sangue freddo e understatement. Per esempio, tre giorni dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina seduti sulle larghe poltrone c’erano il leader dei Liberali e ministro delle Finanze Christian Linder, il responsabile per la politica estera della Cdu Norbert Röttgen, lo storico della Russia all’Università di Francoforte sull’Oder Karl Schlögel, la giornalista Kristina Dunz e Lyudmila Melnyk, esperta di Ucraina presso l’Istituto per la politica europea (Iep) di Berlino. Nessun urlo, nessuno schiamazzo, nessuno che azzardi previsioni. Da Anne Will ci si comporta bene. Quella sera, poi, in collegamento da Riga c’era il presidente della Lettonia Egils Levits, diplomato e laureato in Germania.
La settimana scorsa il parterre non era da meno: da Anne ha discusso di Ucraina la ministra della Difesa Christine Lambrecht (Spd), il vicecapogruppo dei Liberali Alexander Graf Lambsdorff, la consulente della Nato Stefanie Babst, il nuovo presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco Christoph Heusgen (già ambasciatore tedesco all’Onu) e la rappresentante del partito Pirata, Marina Weisband, nata in Ucraina. Hart aber Fair (Severo ma giusto) del canale regionale Wdr visibile sempre sul primo sembra promettere più emozioni e si comincia da una scenografia meno rilassata. Anziché un salotto in pelle chiara lo studio ha uno sfondo rosso acceso mentre gli ospiti sono appollaiati su scomodi sgabelli appoggiati a piccoli palchi, che fanno molto tribuna elettorale. Ma Frank Plasberg, il conduttore, non sembra faticare: basta che rivolga una domanda a un ospite e gli altri, fra i quali la settimana scorsa l’ex ministro della Sanità Jens Spahn della Cdu e la signora Susanne Holtkotte, che fa le pulizie in un ospedale berlinese, tacciono subito. Il brivido più forte viene dall’economista Claudia Kemfert, docente alla Hertie School of Governance di Berlino che discetta, mentre gli altri annuiscono a turno, se sia meglio detassare la benzina oppure stabilizzare l’intero sistema salariale per affrontare la bufera inflazionistica di origine bellica.
Saranno i politici a essere troppo ingessati? Cambiamo programma. Al Presseclub di Phoenix (del circuito Wdr) gli ospiti, tutti giornalisti, sono seduti attorno a un tavolo di vetro. Anche qua però si parla uno alla volta. Ogni ospite aggiunge il proprio punto di vista che non è necessariamente alternativo ma spesso integra le parole di chi ha parlato prima o dell’ospite che interverrà dopo. E il dissenso? Il dissenso non c’è. Se in Germania un partito pro Putin esiste – i prorussi non mancano fra le file dei socialcomunisti della Linke o fra quelle dei sovranisti dell’AfD – i suoi rappresentanti non vengono certo invitati ai talk-show in prima serata. Anche perché in Ucraina Vladimir Putin ha tentato un Blitzkrieg, una guerra lampo come quella dei nazisti contro la Polonia nel 1939 e la Francia l’anno dopo. E la sola idea di difendere Putin è inaccettabile. Fra i pochissimi a schierarsi dalla parte del Cremlino si segnala il 94enne Hans Modrow, penultimo primo ministro della Ddr. La guerra in corso è “un conflitto intra-ucraino” ha scritto a inizio settimana in un documento. Le sue parole “danneggiano il partito”, lo hanno bacchettato i compagni della Linke. Fine delle trasmissioni.
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