L'ospedale pediatrico di Mariupol bombardato il 9 marzo (AP Photo/Evgeniy Maloletka)

In guerra non vale tutto. Convenzioni, armi e linee rosse che la Russia non rispetta

Enrico Pitzianti

Usare mezzi di soccorso per trasportare truppe o armamenti e bombe a grappolo, colpire civili e corridoi umanitari: questi sono crimi di guerra. Putin sta dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, che non è disposto a stare alle regole

Durante gli assedi alle città e alle fortezze medievali succedevano due cose oggi per noi impensabili: chi comandava l’esercito assediante era disposto a sacrificare un grande numero di uomini e, per piegare la resistenza degli assediati, si usavano la fame e la sete. Oggi l’assedio russo alla città di Mariupol ha entrambe queste caratteristiche: gli alti ranghi russi sembrano accettare di veder morire migliaia dei loro uomini e, nel cercare di prendere la città, l’hanno isolata completamente impedendo l’arrivo di cibo, medicinali e soccorsi.

Impediscono anche l’approvvigionamento di acqua e gas, e di conseguenza costringono al gelo malati, anziani e bambini. Allo stesso tempo l’esercito di Putin impedisce di proposito l’evacuazione dei civili, sia negando i corridoi umanitari che colpendo direttamente chi scappa. L’idea è quella di imporre una sofferenza indiscriminata, sia ai militari sia ai civili intrappolati nei sotterranei dei palazzi. A questa logica rispondeva anche il bombardamento del teatro di Mariupol dello scorso 16 marzo, che era diventato il rifugio per oltre mille persone (i morti sarebbero trecento). Il punto, però, è che questa strategia militare non rispetta le Convenzioni di Ginevra. La quarta convenzione, che non a caso fu firmata subito dopo la Seconda guerra mondiale, riguarda proprio la protezione dei civili in tempo di guerra e prevede che durante qualsiasi conflitto viga il principio della distinzione. Bisogna, cioè, che le operazioni sul campo distinguano tra obiettivi militari e civili. Non solo l’esercito russo non sembra rispettare questa regola, ma fa persino l’opposto, prediligendo in alcuni casi proprio gli obiettivi civili. 


In guerra non è tutto permesso.  Le regole previste dai trattati internazionali fanno la differenza. Oltre a distinguere tra obiettivi civili e militari queste regole proibiscono anche una serie di azioni, strategie e armi. Costituisce un crimine di guerra, per esempio, usare mezzi di soccorso per trasportare truppe o armamenti, cosa che l’esercito russo ha fatto sin dai primissimi giorni dell’invasione dell’Ucraina. E’ proibito anche colpire i civili che scappano attraverso i corridoi umanitari, eppure  (ricordate la famiglia in fuga da Irpin?) è successo anche questo. Come dicevamo poco fa non è consentito colpire obiettivi civili ma l’esercito russo lo ha fatto sistematicamente, per esempio a Mykolaiv, dove intere zone residenziali sono state rase al suolo, comprese quelle lontane da qualunque possibile obiettivo militare. O nella stessa Mariupol, dove quasi tutti i palazzi della città siano stati colpiti dall’artiglieria pesante.


Si potrebbe pensare che dietro ad alcuni di questi crimini ci sia solo un errore di calcolo o di valutazione, ma dopo oltre un mese di guerra e le centinaia di testimonianze, foto e analisi quello che conta è la statistica: la Russia ha bluffato sul concedere l’apertura di vie di fuga decine di volte, non solo da Mariupol, ma anche da Irpin e Volnovakha. Anche l’uccisione di civili inermi è stata sistematica, con centinaia di casi (anche filmati) in cui gli obiettivi di mortai, bombe e proiettili sono stati asili nido, persone in coda per il pane (come a Chernihiv), anziani in auto che cercavano di scappare e persone che erano uscite di casa per provare a bere la neve – perché erano rimaste senza acqua –  e cucinare accendendo un fuoco. E’ l’insieme di tutti questi episodi a indicare con chiarezza che l’idea russa è quella di usare le sofferenze per costringere l’Ucraina alla capitolazione.

 

Poi ci sono le armi proibite da trattati. Ci sono indizi, per esempio, che l’esercito russo abbia usato in Ucraina (in contesti urbani) il sistema missilistico Tos-1A che utilizza le cosiddette “bombe termobariche”. Se confermato sarebbe una violazione delle Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907. Il motivo è che la bomba termobarica (o “bomba aerosol”) crea prima una piccola esplosione che rilascia nell’aria una nuvola di combustibile che poi una seconda esplosione farà esplodere a temperature sufficienti a polverizzare il corpo umano. Sono proibite anche le bombe a grappolo, eppure sono emerse diverse testimonianze del loro uso, anche in zone residenziali. Ci sono anche le armi chimiche e batteriologiche proibite dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993, ratificata anche dalla Russia. Per via dei recenti avvelenamenti di Sergei Skripal, di sua figlia Yulia e di Alexei Navalny sapevamo  che il Cremlino non ha rispettato i trattati e distrutto il proprio arsenale, ma il recente sospetto avvelenamento di Roman Abramovich e di due negoziatori ucraini manda un messaggio chiaro che è rivolto anche alla comunità internazionale: Putin non è disposto a stare alle regole.

 

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