la guerra in ucraina in tv

Nella tv inglese non c'è spazio per filo putiniani e per quelli che “è colpa della Nato”

Gregorio Sorgi

Gran parte dell’opinione pubblica ha preso le difese di Kyiv, e questo si riflette nella narrazione dei giornali e dei talk show dove il punto di vista russo sull’invasione è assente

Londra. Se vi piace ascoltare gente che litiga in diretta sulla Nato, su Zelensky, e sulle cause della guerra in Ucraina, allora i talk show britannici non fanno per voi. La tv inglese e in particolare l’emittente pubblica Bbc, che finisce spesso al centro della contesa politica, hanno sempre dato grande importanza all’equilibrio e alle opinioni differenti. Negli anni della Brexit la tv pubblica aveva creato un sistema cervellotico per garantire lo stesso spazio a tutti: laburisti e conservatori, donne e uomini, brexiteer e remainer. Il paese era diviso, e la tv doveva rappresentare entrambi gli schieramenti.

Ma la guerra in Ucraina è un discorso diverso. Gran parte dell’opinione pubblica ha preso le difese di Kyiv, e questo si riflette nella narrazione dei giornali e dei talk show dove il punto di vista putiniano sull’invasione è assente. E’ molto difficile leggere o ascoltare esperti lamentarsi dell’espansionismo della Nato, o invitare il presidente ucraino Zelensky ad arrendersi. A dire il vero, queste idee non sono mai state tanto popolari in Gran Bretagna: la classe dirigente ha accolto a braccia aperte i capitali degli oligarchi russi, ma si è difesa meglio dalla propaganda del Cremlino.

La destra conservatrice, alimentata dall’atlantismo, è profondamente ostile a Putin e favorevole all’aumento delle spese militari. Il leader laburista Keir Starmer è diventato un falco anti russo, anche per differenziarsi dal suo predecessore Jeremy Corbyn che, assieme al tribuno della Brexit Nigel Farage, è uno dei pochi politici ad avere simpatie filo putiniane.

Secondo Mark Damazer, ex direttore di Bbc Radio 4 e Radio 7, la svolta del Labour è il motivo principale per cui il punto di vista russo è scomparso dai media inglesi. “Non c’è alcun politico di spicco da invitare per difendere la tesi sull’espansionismo della Nato. Molti nel Labour hanno perfino paura di esprimere pubblicamente questo pensiero perché contrario alla linea di Starmer”.

Le leadership dei principali partiti sono al fianco di Kyiv – il discorso di Zelensky ai Comuni è stato accolto da una standing ovation corale di Lord e deputati – e questo ha indirizzato il dibattito pubblico e mediatico in una direzione anti putiniana. “Negli anni, in tanti hanno criticato i media inglesi per un’attenzione eccessiva verso Westminster”, spiega Damazer al Foglio: “Ma in questo paese così centralizzato, il Parlamento è l’istituzione più rispettata per il confronto politico e ha un grande impatto sulle scelte dei media, come si evince dal racconto della guerra in Ucraina”.

 

La giornata politica britannica inizia la mattina presto, con una prassi che si chiama “broadcast round”. Ogni giorno un membro del governo fa il giro delle principali trasmissioni televisive e radiofoniche. Queste dichiarazioni vengono riprese dai siti dei giornali e dalle agenzie, e alimentano la macchina dell’informazione per gran parte della mattinata. I programmi di approfondimento serale sono meno numerosi rispetto all’Italia e vanno alla ricerca del racconto e dell’analisi. Il tono è piuttosto serioso, e difficilmente si vedono ospiti parlare di una materia di cui non sono esperti o, peggio, discutere tra di loro.

Il più prestigioso talk show serale si chiama Newsnight, va in onda ogni sera su Bbc Two ed è famoso per le analisi di qualità, con mappe, grafici e interviste a ospiti internazionali. Per dire, il 22 marzo c’erano in studio l’ambasciatore ucraino a Londra, Vadym Prystaiko, l’ex diplomatica britannica Alexandra Hall e l’eurodeputata croata Željana Zovko, testimone dei crimini di guerra di Milosevic nei Balcani. La sera successiva è andato in onda sull’emittente Itv il Peston Show, che prende il nome della star televisiva Robert Peston. L’ospite di punta era la presidente georgiana Salomé Zourabichvili, che ha spiegato perché il suo paese vuole aderire alla Nato. Secondo Damazer, questa scelta filo ucraina ha anche delle ragioni storiche. “Zelensky rievoca il mito del coraggio e della resistenza churchilliana durante la guerra. Anche per questo, l’Ucraina viene vista dagli inglesi come la frontiera della democrazia e della libertà. C’è la sensazione che se cade Kyiv tutta l’Europa è in pericolo”. 

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