Quanto l'Ue è disposta a disaccoppiarsi dalla Cina

David Carretta

Alla vigilia del vertice sino-europeo c’è aria di poche illusioni e di una rottura in arrivo. Il sogno dell’equidistanza è in frantumi

Bruxelles – La guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina dovrebbe mettere definitivamente fine alle illusioni dell’Unione europea di poter contare sulla Cina come potenza responsabile negli affari globali e di continuare a fare affari con Pechino come nell’ultimo trentennio. Nel vertice in videoconferenza di domani tra Charles Michel, Ursula von der Leyen, Xi Jinping e Li Keqiang, l’Ucraina sarà il tema principale. Il presidente del Consiglio europeo e quello della Commissione chiederanno al presidente cinese di condannare esplicitamente la natura destabilizzatrice dell’aggressione russa per l’ordine internazionale. Il presidente e il premier cinesi risponderanno che loro sono per la pace e contro le sanzioni dell’Ue che danneggiano non solo la Russia, ma anche le economie europee e mondiali. I segnali della vigilia non sono di riconciliazione tra l’Ue e la Cina, ma di rottura.

 

Martedì l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha avuto una discussione con il ministro cinese degli Esteri, Wang Yi, per preparare il vertice. Borrell ha insistito sulla “urgenza di ritorno alla pace nel continente europeo il più presto possibile”. Wang ha risposto che “tra sanzioni unilaterali e dialogo, noi stiamo dalla parte del dialogo”, che l’Ue si fa trascinare nella “mentalità da guerra fredda” e che “sanzioni estreme porteranno solo danni reciproci”. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ieri è volato in Cina. Le relazioni “hanno resistito alla nuova prova della mutevole situazione internazionale” e “la Cina è disposta a collaborare con la Russia” per portare i rapporti “a un livello più alto nella nuova era”, ha detto Wang. Se il messaggio non era abbastanza chiaro, un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha aggiunto che “non c’è alcun tetto per la cooperazione Cina-Russia, alcun tetto per noi per lottare per la pace, alcun tetto per noi per salvaguardare la sicurezza e alcun tetto per noi per opporci all’egemonia”.

  

La dichiarazione sino-russa sull’amicizia “senza limiti” firmata da Xi e Vladimir Putin il 4 febbraio, a margine dell’apertura delle Olimpiadi di Pechino, era stata uno choc per quella parte dell’Ue che si cullava nel sogno dell’equidistanza tra Pechino e Washington. Dal 2021 le relazioni sino-europee hanno subito un progressivo deterioramento: sanzioni di Pechino contro diplomatici e deputati europei, congelamento da parte del Parlamento europeo della ratifica dell’accordo sugli investimenti, embargo commerciale della Cina contro la Lituania per aver aperto un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Queste e altre controversie dovevano essere discusse domani per tornare a una relazione armoniosa che non compromettesse gli scambi commerciali. Ma con la dichiarazione Xi-Putin del 4 l’Ue si è accorta che la Cina fa sul serio nella sua offensiva contro l’ordine internazionale basato sulle regole. Eppure, dopo l’inizio della guerra, Michel e von der Leyen avevano comunque voluto vedere segnali incoraggianti nell’astensione cinese all’Assemblea generale dell’Onu sulla condanna della Russia. Volevano credere che Xi fosse stato colto di sorpresa dall’invasione, stesse valutando i rischi per gli interessi economici della Cina e fosse pronto a richiamare all’ordine Putin. Domani dovrebbero ricevere la conferma che Xi si sente sufficientemente forte da correre il rischio del disaccoppiamento dall’Ue.

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