Vigilia atterrita
Ehi tu, elettore di sinistra che non ami Macron, chi vuoi come presidente della Francia?
Secondo le previsioni, l'attuale inquilino dell'Eliseo si ritroverà dopo il voto di domenica al secondo turno, previsto per il 24 aprile, a giocarsela con Marine Le Pen. Le sorprese possono essere: Éric Zemmour, destra estremissima, oppure Jean-Luc Mélenchon, sinistra radicale
La vigilia delle elezioni è il momento delle statistiche e dei sondaggi, ed entrambe non premiano Emmanuel Macron. Dal 1965 in Francia nessun presidente con una maggioranza parlamentare vince il secondo mandato e il consenso del presidente francese, centrista liberale, è stato rosicchiato in modo spaventoso dagli estremi. Così, secondo le previsioni, Macron si ritroverà dopo il voto di domenica al secondo turno, previsto per il 24 aprile, a giocarsela con Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, ex Front national, destra estrema. A meno di sorprese, che a occhio non arriveranno dai partiti tradizionali, gollisti e socialisti che al momento insieme sono tra l’11 e il 13 per cento dei consensi. Le sorprese possono essere: Éric Zemmour, destra estremissima, che dice che i suoi numeri lo danno al secondo turno e non riusciamo a liquidare queste dichiarazioni come semplice presunzione perché c’è stato Trump; oppure Jean-Luc Mélenchon, sinistra radicale, che dice di poter prendere i voti dell’elettorato di sinistra orfano del Partito socialista (a destra di Mélenchon c’è Macron, a sinistra un manipolo di candidati comunisti e anticapitalisti). C’è un’altra incognita: se la sfida è con la Le Pen, Macron prende più voti di lei al primo turno o parte da secondo?
La previsione più accreditata oggi è Macron vs Le Pen, come nel 2017, ma il paragone finisce qui. Perché Macron non è più quello di cinque anni fa, come è ovvio che sia dopo cinque anni da presidente, ma nemmeno la Le Pen è come allora, non è più la dama nera del sovranismo, o anzi: lo è, ma non è più percepita così, perché s’è messa gli abiti color pastello, ha sostituito i ringhi con i sorrisi e ha tagliato il filo che in questo secolo tiene unito il cosiddetto fronte repubblicano, o cordone sanitario, contro di lei. La proposta last minute di Macron è grosso modo: tutto tranne Marine Le Pen, che oltre a essere una formula poco fortunata non considera il fatto che il tabù lepenista non esiste più. Se i voti di destra e di estrema destra restano in quell’area e non vanno a Macron vuol dire che il presidente deve contare sui voti moderati, che presumibilmente ha già conquistato, e su quelli di sinistra. Ma Mélenchon non ha alcuna intenzione di dire ai suoi elettori di votare il presidente liberale; potrebbe anche non dire esplicitamente di votare per la Le Pen, ma la sua corrispondenza di idee e di visioni con lei è evidente – Mélenchon fa appello agli elettori “arrabbiati” ma non fascisti, ma poi non farà analisi di purezza ideologica – e non recente: Putin c’entra soltanto in parte, Mélenchon e Le Pen si sono ritrovati in tutte le piazze contro Macron, che sono state tante, e non pareva nemmeno che si dovessero turare troppo il naso.
Secondo i dati, un terzo degli elettori della France insoumise di Mélenchon potrebbe preferire la Le Pen al secondo turno, e questo rende molto più importante la dimensione del suo bottino elettorale. C’è poi un’altra questione, che ha a che fare con la rivoluzione macroniana né di destra né di sinistra e con il collasso dei partiti tradizionali. Un elettore di sinistra, un progressista che non ha subìto il fascino di Macron e che non ha ancora partecipato alla sua trasformazione centrista, chi vota, se vota, oggi? Soprattutto: chi voterà all’eventuale ballottaggio tra il presidente e la Le Pen? Forse non lo sa, perché sente solo parlare della morte della sinistra in Francia, ma se guarda i numeri se ne accorge all’istante: la sua risposta è decisiva.