Azzardo morale

La recessione non preoccupa Berlino, ma la proposta europea d'embargo slitta ancora

David Carretta

La Germania non rinuncia al gas russo per salvare i vantaggi competitivi, e il rischio militare ricade su altri

Bruxelles. Durante la crisi della zona euro, la Germania ha avuto una giusta fissazione per l’azzardo morale dei paesi del sud, che vivevano a debito al di sopra dei loro mezzi, sfruttando il vantaggio di appartenere alla moneta unica. E’ stata una delle ragioni all’origine delle politiche di riforme e austerità imposte alla Grecia e altri paesi in cambio dei salvataggi europei. L’azzardo morale rimane al cuore della politica tedesca in Europa anche con il governo di Olaf Scholz, che sia sul Recovery fund o sul completamento dell’unione bancaria. Eppure la relazione energetica della Germania con la Russia è anch’essa una storia di azzardo morale, che impedisce all’Ue di  smettere di finanziare la guerra di Vladimir Putin con un embargo immediato e totale su gas e petrolio.


Nonostante le promesse di Ursula von der Leyen, Charles Michel e Josep Borrell, lunedì i ministri degli Esteri dell’Ue non discuteranno dell’embargo sul petrolio. Giovedì la presidente della Commissione aveva annunciato una proposta “in uno o due giorni”. Mercoledì il presidente del Consiglio europeo aveva spiegato che “prima o poi” succederà e l’Alto rappresentante ha ricordato che dall’inizio della guerra gli europei hanno versato 35 miliardi nelle casse russe per le forniture energetiche.  Giovedì Borrell aveva detto che avrebbe discusso l’embargo sul petrolio con i ministri la prossima settimana. Ma “non sarà sul tavolo lunedì”, dice al Foglio un alto funzionario dell’Ue. 

 
“Serve l’unanimità” e “non ci sono le condizioni politiche”. La Germania è contraria e, finché i tedeschi sono contro, la Commissione non formalizzerà proposte.

 
Il governo Scholz dice che la Germania non può permettersi di tagliare petrolio e gas dalla Russia perché cadrebbe  in recessione, con conseguenze sociali devastanti. A Berlino serve tempo per trovare alternative: entro fine anno per il petrolio, entro il 2024 per il gas. Eppure i calcoli del Conseil d’analyse économique in Francia su un embargo totale dell’energia dalla Russia appaiono meno allarmanti. Per la Germania, ci sarebbe una riduzione del reddito nazionale lordo tra lo 0,3 e il 3 per cento. Un colpo per il pil tedesco, “ma globalmente moderato” che “può essere riassorbito”, spiega il Conseil d’analyse. Con un debito al 70 per cento del pil, Scholz avrebbe ampio margine per aiuti a imprese e famiglie e per investimenti nelle rinnovabili o nella riattivazione del parco nucleare. Ma i tabù in Germania sul debito (o sul nucleare) sono inscalfibili quanto i tabù dell’Europa del sud sulla spesa pubblica.

  

L’europarlamentare ed economista spagnolo Luis Garicano ha spiegato al Foglio che il problema di Scholz non è tanto il rischio recessione, ma la paura che le imprese tedesche perdano il gas russo a basso costo garantito dai contratti di lungo periodo con la Russia. Significherebbe compromettere nel medio periodo uno dei loro vantaggi di competitività. “Forse non dovevano diventare così dipendenti dal gas russo, in particolare dopo la Crimea”, ha detto Garicano. E’ un esempio dell’azzardo morale della Germania. Mentre gli alleati chiedevano di cancellare Nord Stream 2 perché costituiva una minaccia geopolitica, Berlino rispondeva che era un “progetto commerciale” e aumentava la dipendenza dalla Russia. La Germania poteva comunque contare sulla protezione della Nato. L’azzardo morale prosegue anche oggi: il governo Scholz si permette di opporsi all’embargo perché il rischio militare pesa di più su altri, che sia l’Ucraina, i paesi dell’est o la Nato.

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