Mario Draghi con Abdelmadjid Tebboune ad Algeri per la firma dell'accordo sul gas (foto LaPresse)

L'Algeria, il nuovo “migliore amico” dell'Italia, è ancora più amico della Russia

Luca Gambardella

Quanto pesa sull'accordo che abbiamo appena firmato sul gas la relazione pericolosa tra Mosca e il paese nordafricano

Se da qualche giorno consideriamo l’Algeria il nostro nuovo “migliore amico” quando si parla di forniture di gas, è bene tenere a mente che per il presidente Abdelmadjid Tebboune la Russia è invece un “paese quasi fraterno”. Non è detto che le due cose non possano convivere e anzi è proprio su questa storica neutralità diventata dottrina che punta la diplomazia italiana. Per esempio, lo scorso febbraio il presidente algerino aveva detto in un’intervista a Russia Today che i due paesi condividono “gli stessi princìpi politici e di libertà”. Parole quasi identiche a quelle pronunciate appena un mese dopo, ma alla presenza del segretario di stato americano Antony Blinken, giunto in visita ad Algeri (“abbiamo con gli americani molti punti in comune, come la nostra lotta per la libertà”, aveva detto Tebboune). In quella occasione, era il 30 marzo, Blinken aveva provato a convincere il presidente algerino a schierarsi con Washington contro l’invasione russa dell’Ucraina. “E’ importante stare dalla parte della vittima, in difesa dei princìpi che sono stati violati”, aveva ricordato Blinken a Tebboune. Ma nei giorni immediatamente successivi, l’Algeria si è astenuta al voto in sede Onu per sospendere la Russia dal Consiglio dei diritti umani e ha raggiunto un accordo con Mosca per un’esercitazione militare congiunta. Uno schiaffo alla diplomazia americana: “Lo hanno fatto per un motivo semplice: dimostrare agli Stati Uniti che sono neutrali, che sono liberi e che non vogliono essere vincolati politicamente”, dice al Foglio l’esperto di Nord Africa Jalel Harchaoui. 

 

  

La cooperazione militare con la Russia è una tendenza consolidata, fin dall’indipendenza dell’Algeria negli anni Sessanta. Lo scorso 25 marzo, il generale russo Dmitry Shugaev era  volato ad Algeri per decidere i dettagli dell’esercitazione antiterrorismo, che si terrà a novembre e coinvolgerà le forze speciali dei due paesi. Il teatro scelto  – la località di Hammaguir, al confine con il Marocco – è altamente simbolico per gli algerini, perché si tratta di una zona che fino al 1967 apparteneva ai francesi per poi essere restituita all’Algeria. Lo scorso novembre nell’Ossezia del nord i paracadutisti algerini avevano partecipato a un’altra operazione militare insieme ai russi. In quel caso gli algerini testarono – probabilmente per valutarne l’acquisto futuro – il fucile d’assalto Ak-12, la versione più moderna e tecnologicamente avanzata dell’Ak-47. Alla voce armi, l’Algeria è terza fra i clienti di Mosca, dietro solamente a India e Cina. Oltre ai caccia Su-30 e MiG-29, agli elicotteri Mi-26 e Mi28, ai blindati e ai sottomarini classe Kilo, gli algerini hanno acquistato da Mosca negli ultimi anni anche il sistema lanciarazzi Tos-1, che funziona anche per missili termobarici e incendiari, come quelli che oggi i russi stanno lanciando contro Mariupol. Per Harchaoui, “uno degli aspetti che agli algerini piace molto del comprare armi dai russi è che non chiedono mai come e perché verranno utilizzate. Non pongono vincoli e lasciano libero arbitrio”. 

 

Ma in fondo nemmeno il Cremlino crede troppo alla storia del “paese quasi fraterno” raccontata da Tebboune. A parte gli affari, “non esiste alcuna alleanza nemmeno fra Russia e Algeria, non c’è un vero piano strategico condiviso – dice l’esperto – Molte cose dei russi agli algerini non piacciono. Per esempio i loro rapporti stretti con Israele e gli Emirati Arabi Uniti. Ma soprattutto quelli con il Marocco, con cui invece Algeri ha ancora aperto il contenzioso sul Sahara occidentale”. Il fatto che balli un po’ con l’occidente e un po’ con l’oriente non significa che Algeri non possa essere un  partner commerciale, ecco il perché dell’accordo sul gas raggiunto con l’Italia due giorni fa. La crisi economica iniziata con la pandemia e aggravata dalla guerra in Ucraina ha portato a un drastico aumento dell’inflazione anche nel paese nordafricano. Se le primavere arabe hanno insegnato qualcosa – anche in Algeria – è che la tenuta sociale va salvaguardata a ogni costo. “Mai come adesso Tabboune ha tutto l’interesse a onorare il contratto concluso con l’Italia”, dice al Foglio  Harchaoui, “e questo va oltre le sue relazioni speciali con Mosca. E’ una questione di denaro”.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.