La Finlandia entrerà nella Nato?
Fine della neutralità. Dopo la guerra di Putin, Helsinki pensa a una rapida adesione
L’onda d’urto del sisma ucraino farà sentire i suoi effetti a grande distanza di spazio e tempo. In Finlandia il dibattito sull’adesione alla Nato, iniziato dopo la fine della Guerra fredda e rimasto confinato ad ambienti politici e culturali ristretti, dal 24 febbraio coinvolge l’opinione pubblica. Le percentuali di chi si dichiara favorevole o contrari all’adesione si sono ribaltate: oggi non meno del 60 per cento degli interpellati si dichiara favorevole e i contrari non superano il 20 per cento. La percentuale dei favorevoli sale a valori plebiscitari nel caso in cui nella domanda si specifichi che l’adesione avverrà contestualmente a quella della Svezia.
Nelle settimane scorse la pressione dei tanti favorevoli all’adesione è cresciuta esponenzialmente. Il governo di coalizione della giovane ministra capo socialdemocratica Sanna Marin ha risposto annunciando la pubblicazione, probabilmente entro Pasqua, di un Libro Bianco straordinario della Difesa e si prospettano nuove riforme e aumento della spesa militare. L’ultimo Libro Bianco, presentato al Parlamento nel settembre 2021, dedicava ampio spazio alla minaccia russa, non solo in ragione dell’attivismo militare della Federazione in Siria, Georgia e Donbas, ma a causa dell’aumento in quantità e qualità delle unità e sistemi d’arma avanzati russi dislocati in prossimità del confine di oltre 1.300 chilometri che separa Finlandia e Russia.
Il governo non si è ancora espresso pubblicamente sull’adesione alla Nato, con il nuovo documento intende tuttavia indirizzare il dibattito parlamentare sul tema. Tra aprile e maggio, sempre che non intervengano novità drammatiche nel conflitto bellico, è però probabile che il governo si pronunci, a seguito di un voto o comunque ottenuto un parere parlamentare. Questo in vista del vertice Nato per la revisione dello Strategic Concept del 29 e 30 giugno. Non è stato ancora deciso se il Parlamento dovrà approvare l’eventuale richiesta di adesione a maggioranza qualificata, necessaria ove si stabilisse che l’adesione incide sulla sovranità nazionale, o a maggioranza semplice. L’ipotesi di un referendum, inizialmente sostenuta dal Presidente della Repubblica Sauli Niinistö, è stata abbandonata per il rischio di possibili intromissioni cyber. Intanto si è costituito un gruppo parlamentare di contatto per tenere il governo aggiornato sull’evoluzione delle posizioni dei partiti in merito all’adesione alla Nato.
Il dibattito è in atto in tutti e tre i maggiori partiti del governo di coalizione, tradizionalmente neutralisti: Partito Socialdemocratico (17,73 per cento dei voti nel 2019), Partito di Centro (13,76 per cento) e Alleanza di Sinistra (8,17 per cento). Anche nei Verdi (11,49 per cento) alcuni esponenti si sono espressi a favore dell’adesione, mentre il Partito popolare svedese (4,53 per cento), espressione di una piccola ma importante minoranza nazionale, è favorevole all’adesione sin dalla fine della Guerra fredda. Sanna Marin ha mostrato di incoraggiare la discussione finalizzata alla revisione della posizione dei socialdemocratici. All’opposizione il Partito di Coalizione Nazionale (17 per cento) di centro-destra è favorevole all’adesione almeno dal 2006, mentre I Finlandesi (17,48 per cento), già Veri Finlandesi, sino a ieri davano poco spazio al tema della difesa, perché più attenti all’immigrazione e all’economia.
Nei partiti e tra partiti il confronto è serrato. Per la cultura politica finlandese è cruciale che su una decisione di politica estera di questa portata si consolidi il consenso nazionale. L’azione politica e diplomatica al momento si è centrata su un punto: verificare se tutti i membri della Nato sono favorevoli all’ingresso della Finlandia. Il dibattito pubblico non tocca invece caratteristiche e contenuto del negoziato, ovvero se la Finlandia debba porre o meno condizioni per l’ingresso nell’Alleanza. Il governo tiene invece consultazioni costanti con quello svedese, come è nella tradizione dei due paesi quando siano in gioco temi e problemi di politica estera di grande rilievo. L’evoluzione in atto è comunque assai più rapida in Finlandia, dove l’opinione pubblica avverte l’urgenza della decisione. I favorevoli enfatizzano l’urgenza per approfittare della “window of opportunity”. I prudenti temono invece che un’adesione affrettata possa portare danno agli interessi nazionali. Il possibile e oggi probabile ingresso nella Nato in ogni caso costituirebbe una svolta epocale della politica estera e di sicurezza nazionale. Se accompagnato da quello della Svezia farebbe inoltre del Baltico il lago dell’Alleanza atlantica, mutandone gli equilibri interni. Le conseguenze sarebbero forti. Soprattutto nel Mediterraneo.