Con Elon Musk Twitter potrebbe continuare a essere tutta una storia di maschi alfa
Il social più litigioso che ci sia respinge e attira gente dall’ego smisurato: ora tocca al visionario fondatore di Tesla e SpaceX
La lunga tradizione di Twitter come piattaforma per maschi alfa sembra destinata a durare nel tempo. Dai fondatori Jack Dorsey ed Ev Williams fino al twittatore in chief Donald Trump, il social network che non è mai stato un vero social network ha sempre attratto personalità dall’ego smisurato. Era solo questione di tempo prima che un altro maschio alfa come Elon Musk arrivasse a cercare di prendere il controllo del branco. Il fondatore di Tesla e SpaceX, un fanatico dei tweet, oggi ha lanciato l’offensiva finale. In una lettera inviata al presidente del board di Twitter, Bret Taylor, Musk ha annunciato un’offerta per prendere il controllo della società mettendo sul piatto un prezzo per ciascuna azione di 54,20 dollari: una valutazione che equivarrebbe complessivamente a 43 miliardi di dollari. La società ha risposto che “valuterà attentamente”. All’inizio del mese aveva già fatto scalpore la notizia dell’acquisto, da parte di Musk, di una quota del 9,2 per cento di Twitter. Ne era seguito un primo scambio ruvido tra l’uomo più ricco del mondo e il management di San Francisco. Prima gli avevano offerto un posto nel consiglio d’amministrazione, poi la proposta era misteriosamente svanita dal tavolo mentre Musk continuava a usare Twitter per criticare Twitter e proporre cambiamenti radicali.
Adesso è arrivato il momento della verità. A Musk non interessa uno strapuntino nel board, vuole il controllo di tutto perché, ha spiegato nella lettera, “Twitter ha un potenziale straordinario da liberare”. “Ho investito – ha aggiunto – perché credo nel potenziale che ha di essere la piattaforma per la libertà d’espressione nel mondo e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale per una democrazia che funzioni”. Parole che danno un connotato di idealismo a un’operazione finanziaria e che faranno discutere, arrivando da un imprenditore abituato a rompere gli schemi, sfidare le autorità di controllo della Borsa, sostenere il mondo delle criptovalute come alternativa ai sistemi monetari tradizionali e intervenire sui grandi eventi internazionali, come la guerra in Ucraina. Musk deve aver annusato l’opportunità a fine novembre, quando Dorsey ha lasciato il posto di amministratore delegato al suo mite capo delle tecnologie, l’indiano trentasettenne Parag Agrawal. Twitter non è mai stato un luogo per persone miti, è anzi una delle società più litigiose della Silicon Valley. Un ambiente ideale per Musk.
I quattro ragazzi che fondarono Twitter nel 2006 riassumevano in loro tutte le contraddizioni del gioiello che hanno creato. Se fossero stati i Beatles, Jack e Ev sarebbero stati John e Paul, continuamente in lotta per la leadership: nel corso degli anni si sono alternati alla guida della società, facendosi sempre la guerra. A Noah Glass e Biz Stone sono stati lasciati da subito i ruoli di George e Ringo, vissuti in maniera diversa da entrambi: Glass restando schiacciato e poi licenziato, Biz mantenendo il basso profilo. C’è un episodio, all’inizio della storia di Twitter, che racconta bene la dinamica. Il quartetto aveva definito le caratteristiche di ciò che volevano creare, una via di mezzo tra un servizio di sms via web e una piattaforma di microblogging. Mancava però chiarezza su cosa fosse e soprattutto a cosa servisse.
Narra la leggenda che una sera Jack e Noah fossero insieme in auto in un parcheggio a San Francisco sotto un diluvio, mezzi ubriachi, a interrogarsi sull’utilizzo di Twitter. Noah, fragile e depresso, disse che per lui doveva servire per sapere “che cosa stanno facendo i miei amici in questo momento”. Jack rispose che invece doveva servire “a far sapere a tutti quello che sto facendo io”. Twitter è nato da questo mix tra il bisogno di condividere e il narcisismo, ma molto spesso a dominare è stato quest’ultimo. Non sorprende quindi che uno come Elon Musk sogni di controllarlo. Il vero tema è come questo si concili con la libertà di espressione e con la ricchezza di informazione a cui Twitter ci ha abituato in questi anni. E l’altro tema è come mai quella di Twitter continui a essere una storia tutta al maschile, alfa.