il passo indietro
Correndo dietro la gauche Macron cambia persino idea sulle pensioni
Il presidente ha preso coscienza del malessere provocato dal suo progetto di riforma in un elettorato popolare di cui ha bisogno in vista della sua rielezione all’Eliseo, ed è pronto a trattare
Parigi. Les Echos l’ha ribattezzata “la bataille des retraites”, perché è attorno alla riforma delle pensioni che si sta consumando lo scontro più aspro tra il presidente uscente, Emmanuel Macron, e la leader del Rassemblement national (Rn), Marine Le Pen, entrambi alla ricerca di quella riserva di voti che potrebbe rivelarsi fondamentale in vista del secondo turno del 24 aprile. L’attuale inquilino dell’Eliseo ha iniziato con il piede sull’acceleratore la sua campagna dell’entre-deux tours, recandosi lunedì nelle terre ruvide degli Hauts-de-France, e più precisamente a Denain (Nord) e Carvin (Pas-de-Calais) dove la rivale sovranista ha raccolto rispettivamente il 42 e il 40,70 per cento, e lui meno del 20 per cento. A Denain, la città del portavoce di Rn, Sébastien Chenu, Macron ha passato due ore a fare pedagogia sulla riforma delle pensioni. Ma lo scambio di vedute con gli abitanti non è stato semplice: tutti, in modo più o meno brusco, hanno manifestato la loro ostilità al suo progetto di innalzamento progressivo dell’età pensionabile da 62 a 65 anni entro il 2030 (di quattro mesi ogni anno a partire dal 2023). “Si parla molto dell’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni, ma non si parla mai di tutti i progressi che permette di finanziare”, ha detto il presidente-candidato ai presenti, prima di aggiungere: “Capisco bene la vostra l’inquietudine sul livello attuale delle pensioni, ma il programma di Marine Le Pen non permette di aumentarle! Io sono come Jaurès, parto dalla realtà per andare verso l’ideale”.
Secondo alcuni osservatori, è dopo questi scambi accesi che il presidente ha preso coscienza del malessere provocato dal suo progetto di riforma in un elettorato popolare di cui ha bisogno in vista della sua rielezione all’Eliseo. E infatti, lunedì sera, a Carvin, ha iniziato a rivedere la sua posizione, dicendosi pronto ad “aprire la porta” a un innalzamento da 62 a 64, perché “ci sono troppo tensioni, e forse bisogna fermarsi nel 2027”, e perché “i 65 anni non sono un dogma”. Intervistato da BfmTv, il presidente uscente ha dichiarato che “non esclude l’organizzazione di un referendum per alcune riforme”, compresa quella delle pensioni. L’idea alla base della riforma è quella del “travailler plus pour gagner plus” di sarkozyana memoria: si vive più a lungo, a 64-65 anni spesso si è ancora in piena forma, dunque è normale che si lavori di più. L’aumento progressivo dell’età pensionabile è anche una necessità dal punto di vista finanziario, ricorda Macron, visto che il sistema previdenziale francese registra perdite per circa 10 miliardi all’anno.
Nel progetto di riforma in fieri del capo dello stato francese c’è anche la creazione di un regime pensionistico universale più semplice per le generazioni future, che includerebbe la soppressione di alcuni regimi speciali, e soprattutto l’aumento delle pensioni minime a 1.100 euro: un clin d’oeil alla sinistra e ai sindacati. Questi ultimi, tuttavia, si sono mostrati scettici verso i segnali di apertura di Macron. Philippe Martinez, capo della Cgt, ossia della più potente organizzazione sindacale francese, ha reagito con queste parole: “Sarebbe stato meglio se Emmanuel Macron avesse riflettuto prima di parlare di pensione a 65 anni e far finta, oggi, di aver recepito il messaggio delle urne in occasione del primo turno”. Le Pen, dal canto suo, vorrebbe mantenere l’età pensionabile a 62 anni, permettendo allo stesso tempo ai lavoratori che hanno cominciato presto la loro carriera di andare in pensione già a 60. Il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, in caso di elezione all’Eliseo, avrebbe invece abbassato l’età pensionabile di tutti i lavoratori a 60 anni: una follia per il mondo imprenditoriale francese. I 7 milioni di voti ottenuti dal tribuno della France insoumise al primo turno, tuttavia, fanno gola ai due finalisti. Ieri, Libération ha messo Macron in prima pagina mentre corre alla ricerca dei voti della gauche, sia quella ecologista di Yannick Jadot sia quella radicale di Mélenchon. Rivolgendosi agli elettori verdi, ha promesso maggiori sforzi in materia di economia circolare e pianificazione ecologica, mentre agli elettori mélenchonisti ricorda i suoi “valori di sinistra” e forse potrebbe arrivare a un compromesso sul dossier infiammabile delle pensioni.