Lo slancio americano

Biden aiuta gli ucraini nella riorganizzazione logistica con armi e preziosissima intelligence

Paola Peduzzi

I servizi segreti americani riscrivono le regole di condivisione con Kyiv per approfittare delle debolezze russe

L’Amministrazione Biden sta espandendo di molto le informazioni di intelligence da fornire agli ucraini riguardo alle azioni della Russia nel Donbas e nel sud-est dell’Ucraina. “Il conflitto evolve e noi continuiamo ad aggiustare il nostro sostegno in modo da avere la flessibilità necessaria per poter condividere con gli ucraini un’intelligence dettagliata e puntuale”, ha detto in una conversazione con i giornalisti una fonte dell’intelligence. Le informazioni fornite dagli Stati Uniti sono da sempre molto preziose: lo erano prima che l’invasione cominciasse (era molto accurata anche se nessuno ci credeva e anzi diceva che gli americani cercavano la guerra, che poi era quello che sosteneva anche Vladimir Putin), lo sono state durante l’attacco dei russi alle città, aiutando gli ucraini in una azione efficace di prevenzione, e lo sono ora che la guerra sta trasformandosi nella sua forma più tradizionale, esercito contro esercito, trincee. Questa è una fase delicatissima per gli ucraini, perché le operazioni logistiche sono molto complicate e le forze ucraine, che pure hanno dimostrato di avere una formazione ben più moderna e occidentale di quanto si pensasse (grazie alla Nato), non hanno una grande rapidità né flessibilità nei trasferimenti e dislocamenti delle truppe. Per questo sapere che cosa fanno i russi, come si muovono, e provare ad anticiparli è  necessario. E ancora una volta il presidente Joe Biden c’è, investe in intelligence, in nuovi rifornimenti militari e insiste con un nuovo round di sanzioni. 

 

Le rilevazioni sulla popolarità di Biden sono  deludenti: questo presidente di guerra che sorprende gli alleati nella sua determinazione e nelle parole affilate che utilizza nei confronti della Russia, raccoglie un consenso pari al 40 per cento in America. La guerra non è popolare, non lo è quasi mai, non lo è nemmeno nell’establishment americano da molti anni, da quando l’Amministrazione Obama ha voluto emendare gli errori in Iraq dismettendo il ruolo di poliziotto del mondo, da quando Donald Trump ha smantellato le alleanze internazionali e poi, con Biden, con il ritiro confuso e disastroso dall’Afghanistan. C’è poi la cosiddetta fatica di guerra, che dopo 50 giorni si sente forte in Europa ma ancor più in America, complici la distanza geografica e l’inflazione. Biden è in contrasto con questo sentimento prevalente e infatti gli americani dicono: non lo capiamo, non lo condividiamo.

 

Ma lui tira dritto: dice che Putin è un macellaio e che sta commettendo un genocidio (e no, non sono gaffe), ripete che gli ucraini combattono e muoiono in una guerra che è anche e soprattutto la nostra, riempie di armi l’esercito di Kyiv (altri 800 milioni di dollari che comprendono 100 Humvee, undici elicotteri Mi-17 di fabbricazione russa  e la formazione per imparare a utilizzare i 18 cannoni da 155 mm inviati assieme a 40 mila munizioni) e fa riscrivere dalla Cia le regole di ricerca e condivisione delle informazioni con gli ucraini. L’obiettivo di questo  pacchetto multiforme di aiuti è frenare l’avanzata dei russi in Donbas, non  riconquistare le zone occupate dall’esercito di Mosca. Quindi si tratta di operazioni di difesa, anche se molte fonti americane lasciano intendere di essere pronte ad approfittare di tutte le debolezze russe per invertire il corso di questa seconda fase. Un giornalista ha chiesto ieri a Biden: è pronto a inviare esponenti del governo a Kyiv? “Stiamo decidendo”, ha risposto. Chi manderebbe? “Lei è pronto?”, ha ribattuto Biden. “E lei?”, ha chiesto il giornalista. “Yeah”.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi