dialoghi sulla guerra 1
Il consigliere di Zelensky e Julia Ioffe parlano degli occhi chiusi sui crimini di Putin
Serhiy Leshchenko racconta alla giornalista l’orrore delle città ucraine liberate e di come la “grande speranza” negli Stati Uniti sia diventata “grande nulla”
"Alla fine della settimana scorsa ho parlato con Serhiy. Volevo chiedergli come fosse stato visitare i luoghi delle atrocità commesse dall’esercito russo, e lui ha accettato immediatamente. Dire che sembrasse esausto dopo sei settimane di guerra vissute dentro l’ufficio del presidente ucraino sarebbe un eufemismo. Riuscivo a malapena a sentirlo, la sua voce era così debole che per trascrivere le sue parole ho dovuto ascoltare la registrazione dell’intervista in completo silenzio: ma ne è valsa la pena”. Così Julia Ioffe, giornalista americana di origini russe, racconta la sua intervista al consigliere di Zelensky Serhiy Leshchenko, pubblicata su Puck. Ioffe dice di aver incontrato per la prima volta Serhiy grazie a Mustafa Nayyem, quando sulla scia della rivoluzione del Maidan entrambi si candidarono al parlamento ucraino, la Rada, vincendo. Come Mustafa, anche Serhiy era stato un famoso giornalista d’inchiesta, era riuscito a smascherare la corruzione ai più alti livelli del governo ucraino. Come lui stesso dice, anche quando è entrato in politica, non ha mai abbandonato il suo “istinto giornalistico”.
Lo stesso istinto che lo ha trascinato lì, sui territori ucraini liberati dagli occupanti russi, prima Irpin e poi Bucha, al fianco del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Era il terzo giorno che Bucha era stata liberata dai russi e sapevo solo che dovevo vedere tutto con i miei occhi”. Serhiy racconta come prima che queste città fossero liberate, nessuno fosse a conoscenza di ciò che stesse effettivamente accadendo; erano tutte voci, nessuno sapeva la verità. Diverso è stato vedere quelle atrocità con i propri occhi: “Quando sei lì con i piedi per terra, la reazione emotiva è molto diversa: è un’emozione davvero forte, terrificante. Non è paura, è orrore. Anche a Bucha non è stata paura, quel che provavamo si avvicinava più alla disperazione, credo. Ti rendi conto che tutto ciò che hai davanti agli occhi è accaduto in sole quattro settimane, e molte di queste cose sono irreversibili. Sì, puoi ricostruire una casa, ma le migliaia di vite di queste persone sono andate via per sempre”.
E’ un’immagine che cambia, che ha cambiato anche il presidente – dopo quell’esperienza le sue parole sono diventate molto più dure.
L’ex giornalista, che nel 2016 ha rivelato i documenti che hanno fatto cadere Paul Manafort, il manager della campagna di Donald Trump, racconta a Julia Ioffe che ciò che ha visto non può essere stato frutto di qualcosa di casuale, ma di un metodo: “Penso che ci fosse l’ordine di agire senza pietà”, dice. “A Bucha c’è un campo estivo ed è lì che portavano le persone. In una di quelle stanze sono state trovate cinque persone in ginocchio con le mani legate dietro alla schiena e a cui avevano sparato alla nuca. Erano stati trattati così in modo deliberato. Se il movente fosse stato di tipo emotivo, avrebbero potuto sparare ai passanti in modo casuale. Invece hanno radunato queste persone in base a princìpi specifici, hanno legato le loro mani dietro la schiena e hanno sparato: c’è stata una decisione”. E il timore è che a Mariupol sia accaduto molto di peggio.
Serhiy passa poi agli Stati Uniti, portando il punto di vista popolare in Ucraina in questo momento: l’America potrebbe fare di più per l’Ucraina e continua a non sostenerci abbastanza. Parla di come il sostegno a livello aereo in questo momento sia la cosa più importante, “possiamo vincere la guerra di terra, ma ci stanno attaccando dall’alto. Non abbiamo abbastanza armi per difenderci in cielo”. Ricorda la storia degli aerei da caccia MiG, di quella che da “grande speranza” è passata a “grande nulla”. “Abbiamo aspettato ogni giorno che prendessero una decisione e quando la Polonia ha detto di essere pronta a trasferirli alla base di Rammstein in Germania, eravamo sicuri che il passo successivo sarebbe stato il loro trasferimento in Ucraina. Ma è passato un mese e ancora non è successo niente”.
Questa è una guerra di valori, dice, l’Ucraina sta resistendo al nemico e difendendo quei valori che stanno rendendo l’occidente vincitore. “Gli ucraini oggi stanno morendo in trincea per gli stessi valori per i quali morirono i nonni dei politici occidentali di oggi nelle trincee della Seconda guerra mondiale. I loro nipoti si stanno godendo i risultati di quella vittoria, avendo dimenticato il prezzo che è stato pagato per ottenerla. Oggi l’Ucraina si trova nella stessa situazione. E’ un paese molto più europeo e della Nato rispetto ai membri attuali dell’Unione europea e della Nato”. E quando Ioffe cita i timori americani di una terza guerra mondiale, il parlamentare ucraino risponde con decisione che sono paure assurde, che se la Russia si è mostrata così debole da non riuscire a trattenere città come Bucha, Irpin e Hostomel, di quale terza guerra mondiale dobbiamo parlare? “Sarebbero incapaci di scatenarla. La minaccia di usare armi nucleari è solo una minaccia apparente: non le lancerà mai. Perché questa non è una decisione che dipende da una sola persona”.
Sull’idea di quando la guerra invece finirà, non sa rispondere, racconta di come per lui prima di questa guerra fosse impossibile credere che sarebbe accaduto quel che è accaduto per davvero: “Se non potevo prevedere che sarebbe successo, non posso dirti quando finirà”. Per gli ucraini, in questo momento, una delle priorità è: indagare. Non di mandare qualcuno in prigione, perché sarebbe una speranza alquanto utopica, ma di avere un tribunale a cui appellarsi, di avviare un processo per queste persone. Per Serhiy la speranza è quella che le persone colpevoli vengano identificate e processate: “Che vengano catturati o no non è l’obiettivo in Ucraina, perché ai tempi dell’ex presidente Yanukovych sono fuggiti così tanti criminali che il nostro obiettivo è ormai diventato indagare, accusare e avere un processo giudiziario indipendentemente dal fatto che queste persone siano fisicamente in Ucraina. Quindi qui il nostro obiettivo sarà: stabilire i fatti.
Penso che l’Ucraina formerà – o forse si formerà da solo – un gruppo che cercherà vendetta in tutto il mondo, proprio come fa Israele, e penso che, con il tempo, il sentimento filo americano in Ucraina diminuirà davvero”. Quando Ioffe chiede: “Nonostante tutto quello che l’America ha fatto per l’Ucraina?”, Serhiy risponde: “Per tutto quello che l’America non ha fatto per l’Ucraina. Non credo che l’America diventerà un nemico, diventerà più simile a ciò che è per noi oggi la Germania. Ma non credo che il sentimento filo americano diventerà il principale punto di riferimento nella politica ucraina”. Prima, per candidarsi alla presidenza o per avere una specie di futuro politico, i politici ucraini volavano in America e “cercavano di farsi piacere”. “Ora l’Ucraina sarà da sola. Ora avere un qualche tipo di sostegno politico interno sarà più importante che avere l’approvazione degli americani”. Serhiy dice che l’America starebbe cercando di affogare la Russia utilizzando l’Ucraina, assicurandosi che vada a fondo ma non troppo velocemente, perché se l’America si dimostrasse parte del processo la situazione accelererebbe: “Allo stato attuale, il suo aiuto è una goccia nell’oceano alla volta, e in questo modo rimane fuori dai giochi ma raggiunge i suoi scopi con le nostre mani”.
La Ioffe ribatte come quest’opinione suoni molto simile a quella di Mosca, ovvero: l’Ucraina non è un paese indipendente ma solo uno strumento americano da usare per distruggere la Russia, ma lui risponde che non è così. “Noi semplicemente pensiamo che l’America possa porre fine a questo orrore molto rapidamente nel caso in cui venisse coinvolta, piuttosto che preoccuparsi che un paese che è così economicamente e politicamente debole da non poter prendere Irpin possa iniziare una guerra mondiale. La Russia pensa che ci sia una cospirazione globale contro di lei. Non stiamo parlando di una cospirazione. Stiamo dicendo che se c’è un padrone di casa, allora può ristabilire l’ordine molto rapidamente”
L'editoriale dell'elefantino