Non diamo per perso tutto il Donbas. Le forze ucraine rallentano l'offensiva russa
L'esercito di Kyiv è riuscito a respingere le truppe nemiche fuori da alcuni centri che collegano Izyum, nel sud della regione di Kharkiv, mettendo in difficoltà le operazioni di logistica russa. Per resistere c'è bisogno di altri aiuti militari
Scappate verso ovest, scappate, fatelo adesso, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, agli abitanti del Donbas: “I russi vogliono distruggere” la regione. I bombardamenti sono ricominciati insistenti, anche al di fuori del territorio nell’est che sarebbe l’obiettivo della “riorganizzazione” strategica di cui parla Vladimir Putin: è stata colpita la stazione di Leopoli, che sta a 70 chilometri dal confine polacco e a 1.200 dal Donbas; è stata colpita Dnipro, che sta a 630 chilometri dal Donbas, e nel fine settimana le sirene hanno ricominciato a suonare a Kyiv. Queste bombe fanno parte della strategia del terrore di Putin: tutta l’Ucraina deve vivere nella paura. Putin potrebbe anche non aver rinunciato all’idea di conquistare tutta l’area a est del fiume Dnepr ma per ottenere questo obiettivo deve prima assicurarsi il Donbas eliminando le forze ucraine che sono le meglio addestrate dell’esercito. Il vicepresidente della Duma russa, Vitaly Milonov, ha pubblicato una foto assieme a Evgeny Prigozhin, finanziere e organizzatore delle forze paramilitari Wagner: dovrebbero essere sul confine tra la Russia e il Donbas e con tutta probabilità Prigozhin è lì per occuparsi di reclutamento, logistica e finanziamento.
Ci sono quindi le operazioni funzionali alla conquista del Donbas, in attesa che cada Mariupol, nel sud, città inaccessibile da cui arrivano notizie contrastanti. Bombardare la regione di Kharkiv, al confine nord del Donbas, come è avvenuto ancora ieri (accade dall’inizio dell’invasione) serve per impedire agli ucraini di ostacolare la logistica della riorganizzazione russa. In particolare, nel sud della regione di Kharkiv, c’è la città di Izyum, un centro di 40 mila abitanti, che è sotto attacco da settimane: all’inizio di marzo, il sindaco della città aveva ricevuto una telefonata da un funzionario russo. Quando ci possiamo incontrare per negoziare la resa? Valeri Marchenko, il sindaco, aveva risposto: questa città resterà ucraina. Bene, aveva detto l’uomo dall’altro capo del telefono, allora vi raderemo al suolo.
Oggi Izyum è stremata, ma non si è ancora arresa. Gli esperti militari che ogni giorno valutano l’andamento della guerra e registrano la violenza già molto alta nella parte orientale del Donbas – Kreminna, nella regione di Luhansk, è stata conquistata – dicono: gli ucraini non stanno cedendo ai russi l’iniziativa in Donbas, e quando possono contrattaccano. Le forze ucraine sono riuscite a respingere i russi fuori da alcuni centri che collegano Izyum, mettendo in difficoltà le operazioni di logistica russa. Fonti americane dicono che hanno molte informazioni riguardo alla “riorganizzazione” russa e le stanno condividendo con gli ucraini che possono così anticipare alcune mosse di raggruppamento e di offensiva dei russi.
Edward Stringer, che è un ex maresciallo della Raf e ora lavora al centro studi inglese Policy Exchange, dice che gli ucraini hanno dimostrato di aver colto meglio “il paradigma delle guerre moderne” che sono guidate dall’intelligence, e in questo caso con il sostegno americano. I russi hanno una potenza militare maggiore ma hanno scarse capacità di comunicazione interna: gli ucraini potrebbero rallentare di molto la logistica russa, e intanto rifornirsi. L’occidente sa di che cosa c’è bisogno per resistere in Donbas: artiglieria, munizioni, sistemi di lancio multiplo, blindati, carri armati, sistemi di difesa aerea, aerei militari.