oltre gli slogan da talk
Orsini apprezza il sultanato dell'Oman. Forse perché non lo conosce
Il paese mediorientale non è un campione di diritti civili e l'ultimo report di Human Rights Watch lo dimostra
“Ho fatto esperienze sul campo, perché sono un field researcher, in paesi medio orientali. Per esempio in Oman c’è un sultanato, la società omanita è totalmente costruita intorno alla famiglia, si lavora fino alle quattordici” (e sono felici NDR): con queste parole Alessandro Orsini, ospite a Cartabianca, ha avvalorato la sua tesi per cui si può essere contenti e vivere bene anche sotto dittatura o sultanato, che esso sia.
Ma in Oman qual è realmente la situazione? Basta consultare l’ultimo report di Human Rights Watch sul paese mediorientale per capire che non è così idilliaca come Orsini vuol far credere. Il sultano Haitham bin Tariq vieta praticamente qualsiasi esercizio di libertà di espressione. Gli attivisti sono perseguitati e spesso incarcerati anche per le opinioni espresse sui social network. Stesso discorso vale per i cittadini comuni e le organizzazioni della società civile che non possono esprimere dissenso nei confronti delle autorità, pena la privazione della libertà o se va meglio quella di utilizzare i social. Lo stesso vale per le manifestazioni. A maggio e giugno del 2021, ad esempio, le autorità hanno risposto alle proteste contro la disoccupazione e il deterioramento delle condizioni economiche con arresti e uso della forza. I video pubblicati online hanno mostrato una forte presenza di forze di sicurezza e militari che sparavano gas lacrimogeni contro i manifestanti e arrestavano decine di persone.
Non va meglio sul fronte dei diritti delle donne che continuano a vederseli negati sia nella legge che nella pratica. Il paese le discrimina sulla base dell’essere sposate o divorziate e sulla nazionalità. Inoltre, nell’indice Women, Business and the Law del 2021 della Banca mondiale, che classifica le opportunità economiche per le donne, il paese mediorientale si è classificato al di sotto della media regionale. Le donne rimangono particolarmente svantaggiate in termini lavorativi, di genitorialità e matrimoniali. Non solo, l’Oman è anche uno dei pochi paesi al mondo che criminalizza, penalmente, le espressioni di gender.
Per concludere, i lavoratori migranti subiscono continuamente abusi e sfruttamento che passano dal lavoro forzato fino ad arrivare alla tratta di esseri umani. I lavoratori domestici, per lo più donne, hanno dovuto affrontare lunghe giornate di lavoro, confinamento a casa e salari non pagati.
Probabilmente Orsini anche avendo fatto ricerca sul campo non si era accorto della mancanza, quasi totale, di diritti nel paese oppure non li reputa così importanti.