Jansa va al voto e sui manifesti si mostra europeissimo
Alle elezioni slovene è un testa a testa tra il premier populista in carica e un neo partito verde
Domenica andrà al voto un altro paese europeo: la Slovenia. L’attuale primo ministro antieuropeista e nazionalista, Janez Jansa, con il suo Partito democratico sloveno (Sds) fino a qualche settimana fa era in testa nei sondaggi. Con il passare dei giorni sembrano però crescere sempre di più i consensi per il nuovo partito di opposizione verde, il Movimento per la Libertà di Robert Golob – che è goriziano ed era a capo dell’azienda energetica statale Gen-I. Quello tra Jansa e Golob sarà un testa a testa che, dopo quella francese, si presenterà come una seconda sfida, in piccolo, per l’Unione europea.
Jansa è l’uomo dai molti soprannomi, tutti legati al populismo. Chiamato “l’amico di Orbán” – oltre che del presidente serbo Aleksandar Vucic – in questi anni il premier sloveno è stato più volte criticato per il forte legame con quello che è un suo stretto alleato, il premier ungherese. Viene chiamato anche “mini-Trump”, perché quando Joe Biden vinse le elezioni il premier sloveno si congratulò con Donald Trump ripetendo a pappagallo le teorie della cospirazione. Un altro soprannome è “maresciallo Twitto”: un riferimento al padre della Jugoslavia, Josip Broz, conosciuto come Tito, e ai suoi numerosi tweet contro giornalisti e oppositori ma a favore di nazionalisti e populisti. A ottobre dell’anno scorso fece infuriare gran parte del Parlamento europeo con un tweet in cui accusava alcuni degli europarlamentari di essere “burattini” del miliardario ungherese George Soros. Le sue opinioni dure su immigrazione e accoglienza e nei confronti della libertà di stampa rappresentano una minaccia per l’Ue, nonostante sui manifesti elettorali di Jansa si vedano le parole e le facce della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Voglio ringraziarti, caro Janez, per l’eccellente cooperazione durante la tua presidenza”, accanto a quella del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che elogia l’“impegno” del primo ministro.
Da parte sua l’attuale premier in carica vanta investimenti crescenti, occupazione record e crescita economica dell’8,1 per cento lo scorso anno. E’ anche uno dei primi ad essere andato a Kyiv in visita al presidente ucraino Volodymyr Zelensky a seguito dell’invasione russa, viaggiando con i suoi omologhi cechi e polacchi in una mossa diplomatica che, secondo lui, avrebbe riportato la Slovenia “sulla mappa del mondo”. Il presidente del gruppo del Partito popolare europeo, il tedesco Manfred Weber, due giorni fa è andato personalmente al raduno Sds di Jansa, twittando: “Il suo governo ha reso la Slovenia più forte”. Secondo i sondaggi di Politico il partito di Jansa e quello di Golob sarebbero in parità, entrambi al 24 per cento. I dati però cambiano continuamente, e quello che sembra chiaro è che la situazione slovena alle urne sia tutto fuorché stabile, con nessuno dei partiti in grado di ottenere una maggioranza assoluta in Parlamento e un’Unione un po’ distratta sul pericolo Jansa.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank