Macron va a rassicurare la banlieu contro la “discordia” lepenista
Il presidente uscente in visita alla Seine-Saint-Denis cerca i voti degli astensionisti e di chi al primo turno ha sostenuto Mélenchon. La riconferma passa anche da qui
Parigi. Nel maggio del 2021, in un’intervista al magazine Zadig, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, disse che alla Seine-Saint-Denis mancava “soltanto il mare per essere come la California”. “Adoro la Seine-Saint-Denis. Ora vi descrivo, chiedendovi di chiudere gli occhi. Siete il dipartimento più giovane di Francia, con due aeroporti internazionali (Roissy-Charles de Gaulle e Bourget, ndr), con il più importante stadio francese (Stade de France) e il maggior numero di creazioni di start-up per abitante”, dichiarò Macron rivolgendosi agli abitanti del dipartimento a nord di Parigi.
I toni lirici utilizzati dal presidente suscitarono parecchie polemiche perché in termini di qualità di vita la Seine-Saint-Denis non è esattamente come la California: è il dipartimento più povero di Francia, consumato da tensioni sociali e insicurezza cronica. La volontà dell’inquilino dell’Eliseo, in realtà, era quella di sottolineare le enormi potenzialità del dipartimento, vittima di una pessima reputazione, ma ricco di energia e creatività.
Ieri, all’indomani del dibattito televisivo con la rivale Marine Le Pen, Macron è tornato nella Seine-Saint-Denis non solo per ribadire che ha tutti i requisiti per essere la “Silicon Valley francese”, ma anche per provare a convincere il partito degli astensionisti locali (30,22 per cento) e quel 49 per cento di elettori che ha votato il giacobino Jean-Luc Mélenchon al primo turno. “E’ una città a cui voglio bene, con dei giovani, con un’ambizione, ma anche con molte difficoltà (…). In questo finale di campagna, voglio assumermi un impegno nei confronti di tutti i nostri quartieri”, ha affermato Macron davanti al comune di Saint-Denis, dopo essersi intrattenuto con il sindaco, Mathieu Hanotin. Nella città che accoglie la basilica dove sono sepolti i re di Francia, e che oggi fa notizia soprattutto per le derive dell’islam separatista, Mélenchon ha raccolto il 61 per cento delle preferenze. Agli abitanti, Macron ha promesso un piano “Quartiers 2030”, destinato ai quartieri dove le difficoltà economiche, sociali e securitarie convergono, e di “moltiplicare le risorse” per l’infanzia, la casa e il lavoro. “Il dibattito attorno a Saint-Denis è stato insopportabile per molti abitanti. Se per mesi e mesi non siete al centro delle ambizioni del paese, bensì designati come il problema da una parte dei candidati, è normale essere arrabbiati. Essere qui per me è un modo per dirvi: ‘Siete una parte della soluzione’”, ha dichiarato Macron.
Poi, riprendendo il tema evocato durante il dibattito di mercoledì, ossia il rischio di “guerra civile” nel caso in cui Le Pen, presidente della Repubblica, decidesse di vietare il velo nello spazio pubblico, ha avanzato questo esempio: “Con il programma della signora Le Pen, a una giovane madre marocchina, che ha due figli, che lavora all’ospedale, che permette di farlo funzionare, che abbiamo applaudito tutte le sere durante il Covid, che rispetta le leggi della Repubblica e che è in Francia con dei documenti in regola, verrebbero tolte la casa e gli aiuti”. E ancora: “E’ un programma di guerra civile, di discordia”.
Ieri, sull’Huffington Post, quattordici sindaci di sinistra della Seine-Saint-Denis, assieme al presidente del dipartimento, Stéphane Troussel, hanno lanciato un appello a votare per rieleggere il presidente Macron, perché in caso di vittoria di Le Pen gli abitanti di Saint-Denis e delle altre città “saranno le prime vittime delle discriminazioni”. Nel 2016, è a Bobigny, nella Seine-Saint-Denis, che annunciò di essere ufficialmente “candidato alla presidenza della Repubblica”: gli portò fortuna. Domenica prossima, Macron avrà ancora bisogno dell’aiuto di questo dipartimento per essere riconfermato all’Eliseo.