Gli alleati sono pronti a dare a Kyiv garanzie di sicurezza (a metà)
Cosa sono disposti a fare gli stati europei per la sicurezza dell'Ucraina? Sicuramente meno di quello che si aspetta Zelensky
Bruxelles. E’ una garanzia di sicurezza molto al di sotto di quella prevista dall’articolo 5 della Nato quella che gli europei sono disposti a dare all’Ucraina nel quadro di un ipotetico accordo di pace con la Russia. Non deve essere un nuovo memorandum di Budapest, quello con cui nel 1994 l’Ucraina rinunciò alle armi nucleari in suo possesso in cambio delle assicurazioni di Russia, Stati Uniti e Regno Unito di proteggere la sua sicurezza, indipendenza e integrità territoriale. Ma non ci sarà alcun obbligo vincolante per le potenze garanti di intervenire militarmente a difesa di Kyiv in caso di nuova aggressione, che è il cuore della difesa collettiva della Nato. Ciò su cui stanno lavorando l’Ue e i governi disponibili a farsi garanti è l’impegno a fornire all’Ucraina aiuti militari sufficienti per difendersi da sola. “Qualcosa che non sia una Budapest 2, che non sarebbe sufficiente per gli ucraini”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. “Ma qualcosa, che senza minacciare la Russia, ci permetta di dare agli ucraini ciò che garantisca loro di poter difendere il loro territorio e i loro cittadini”, dice la fonte dell’Ue. Il modello sarebbe simile a quello che gli alleati stanno facendo oggi, ma molto più in grande: fornire sistemi di difesa, armi avanzate e addestramento, senza un coinvolgimento militare diretto. Quello tra Kyiv e Mosca “deve essere un accordo di pace che permetta all’Ucraina di difendersi in futuro” , ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, allo Spiegel.
“Li armeremo in modo che la loro sicurezza possa essere garantita. E saremo disponibili come potenza garante”, ha detto Scholz. Anche se la prospettiva di un cessate il fuoco è molto lontana, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri ha voluto testare il terreno con Vladimir Putin per capire fino a che punto il presidente russo sia disposto ad andare sulle garanzie di sicurezza. Nella telefonata tra i due ieri non c’è stata risposta chiara. La discussione di novanta minuti viene descritta come “molto dura e molto difficile”. Michel è stato esplicito sulla volontà degli europei di sostenere l’Ucraina fino in fondo con armi e sanzioni. Il presidente del Consiglio europeo ha anche elencato le perdite subite dalla Russia, perché sospetta che gli uomini che circondano Putin non gli diano le cattive notizie sulle conseguenze brutali che l’aggressione sta avendo sulla società russa. Putin ha accusato gli europei di essere “irresponsabili” con il sostegno militare a Kyiv. Il presidente russo ha anche detto di non essere disponibile a incontrare il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, fino a quando non ci sarà un accordo di pace siglato tra i due ministri degli Esteri. Dopo la telefonata con Putin, Michel si è mostrato pessimista su una rapida via d’uscita attraverso i negoziati. Sul piano militare le prossime due settimane saranno “decisive” e “molto difficili”, spiega la fonte dell’Ue: “Questa non è una bella favola con un lieto fine in vista. Vedremo un’intensificazione degli attacchi nell’est e lungo la costa”. Nelle trattative con i russi, Kyiv ha dato la disponibilità a tornare alla situazione che c’era prima del 24 febbraio: un congelamento dello status della Crimea e dei territori del Donbas controllati dalle forze separatiste prima dell’invasione. Ma non c’è alcuna disponibilità a “un cessate il fuoco che premi la Russia” con “una partizione o una cessione di territorio”, spiega la fonte dell’Ue. “Questo rende i negoziati così difficili”, ma rende ancora più “urgente” dare all’Ucraina “una possibilità di resistere”. Perché alla fine – avverte la fonte dell’Ue – “i negoziati saranno decisi da quello che accadrà sul campo di battaglia nelle prossime due settimane”.