il futuro dell'Europa
Cosa vogliono dire per l'Unione europea altri cinque anni con Emmanuel Macron
La sua rielezione è “una notizia splendida” per Bruxelles, ma per i nuovi progetti del presidente francese c’è un potenziale ostacolo a Berlino. Traguardi e rischi
Bruxelles. Per l’Unione europea la vittoria di Emmanuel Macron domenica in Francia non è solo un sospiro dopo due settimane di tensione di fronte al rischio di vedere entrare all’Eliseo un politico antisistema, Marine Le Pen, pronto a smantellare la costruzione comunitaria dall’interno. Il secondo mandato di Macron apre una fase di consolidamento dei progressi realizzati negli ultimi anni dall’Ue e di potenziale ristrutturazione della casa europea senza tabù come la riforma dei trattati. “È una splendida notizia per tutta l’Europa”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Non solo “Macron diventa leader incontrastato dentro il Consiglio europeo, ma è un leader proattivo e con una visione per il futuro dell’Europa”, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue.
A causa della paura di Le Pen, uno degli aspetti meno dibattuti durante la campagna presidenziale in Francia è stato lo straordinario contributo di Macron nella trasformazione dell’Ue degli ultimi anni. Il suo discorso della Sorbona, pronunciato il 26 settembre del 2017, poco dopo l’inizio del suo primo mandato e all’indomani delle elezioni in Germania che avevano consacrato il quarto mandato di Angela Merkel, era stato dileggiato come un lungo elenco di idee irrealizzabili, incentrato sul concetto di un’effimera “sovranità europea”.
Complici le molteplici crisi che l’Ue ha dovuto affrontare – in particolare la pandemia di Covid-19 e l’aggressione della Russia all’Ucraina – molti di quei progetti sono stati realizzati o avviati. Debito comune attraverso il Recovery fund, regolamentazione e tassazione dei giganti del digitale, rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento essenziali, strumenti per difendersi dalla coercizione economica, nuova bussola strategica per difesa e sicurezza: dietro a ciascun grande cantiere degli ultimi anni c’è la visione di Macron. Anche i più scettici (dalla Germania per ragioni economiche ai paesi dell’est per l’ombrello di protezione della Nato) “si sono convinti della necessità dell’autonomia strategica di Bruxelles”, dice il diplomatico dell’Ue.
L’uscita di scena di Merkel e l’arrivo di Olaf Scholz hanno fatto venire meno l’opposizione tedesca a mettere mano ai trattati. Perfino la Conferenza sul futuro dell’Europa, che inizialmente era stata considerata come un strumento irrilevante, utile solo a calmare le ambizioni europeiste di Macron, ha riacquistato senso dopo che la coalizione semaforo a Berlino ha deciso di farne la base per eventuali riforme istituzionali nell’Ue. Paradossalmente, però, Scholz può rappresentare un ostacolo per le nuove ambizioni di Macron. Date le esitazioni del cancelliere e le divisioni interne alla sua coalizione sulle sanzioni alla Russia e le armi all’Ucraina, a Bruxelles si teme che la Germania torni a essere un freno.
L’altra preoccupazione riguarda “il terzo turno delle presidenziali in Francia” (le elezioni legislative di giugno, ndr), dice un funzionario europeo: “Se Macron non avrà la maggioranza all’Assemblea nazionale e sarà costretto a una coabitazione, la macchina europea rischia di incepparsi”. In campagna elettorale, Macron non ha dato indicazioni su quali altri progetti abbia in mente per l’Ue. La risposta dovrebbe arrivare il 9 maggio, giornata della Festa dell’Europa, in cui si chiuderanno i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa a Strasburgo.