La "nuova ambizione" del secondo mandato per Macron
Il Macron II vuole la riforma delle pensioni, un esercito europeo e una Francia più indipendente in materia energetica e industriale
Parigi - Dal giardino del Palais du Pharo a Marsiglia, con lo sguardo verso il Mediterraneo, Emmanuel Macron ha fatto una promessa ai francesi lo scorso 16 aprile: il prossimo quinquennio sarà all’insegna dell’ecologia. E’ in quel meeting, forse, che Macron si è conquistato la riconferma all’Eliseo, convincendo gli elettori che lo accusavano di aver fatto troppo poco in materia ecologica durante il mandato e che avevano deciso di votare in massa per il giacobino Jean-Luc Mélenchon al primo turno. “Il mio prossimo primo ministro sarà direttamente incaricato della pianificazione ecologica”, ha assicurato Macron, in riferimento a uno dei principali punti programmatici di Mélenchon, il candidato che più di tutti ha parlato di ambiente durante la campagna elettorale. Chi andrà a sostituire Jean Castex sarà supportato da due ministri di peso: da un lato, un ministro della Pianificazione energetica, che avrà come missione quella di rendere la Francia “la prima grande nazione a uscire dal petrolio, dal gas e dal carbone”, secondo le parole del capo dello stato francese; dall’altro, un ministro incaricato della Pianificazione ecologica territoriale, che, nel quadro di un’agenda di decentralizzazione massiva, organizzerà assieme ai rappresentati locali la transizione ecologica di ogni territorio francese, per non lasciare fuori nessuno dalla rivoluzione verde.
L’ecologia è “la battaglia del secolo” per Macron, che, durante la campagna, ha difeso il bilancio green del suo primo quinquennio, citando in particolare il blocco di progetti anti ecologici come l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, il megacomplesso EuropaCity, la miniera Montagne d’or in Guyana e il terminal 4 di Roissy-Charles de Gaulle. Nei prossimi cinque anni, tuttavia, bisognerà essere molto più ambiziosi per andare incontro alle richieste delle fasce più giovani, per le quali l’ambiente è in cima alle preoccupazioni assieme al potere d’acquisto. Il Macron II non sarà una continuazione del Macron I. Ci sarà un “rinnovamento completo”, una “reinvenzione”, una “nuova ambizione”, secondo i termini usati dall’inquilino dell’Eliseo, e non solo sulla questione dell’ecologia.
Le linee guida della Francia che verrà sono state illustrate dal presidente a metà marzo ai Docks de Paris, a Aubervilliers, in occasione della presentazione del programma attorno a tre parole cardine: proteggere, emancipare, trasmettere. La Francia sarà una nazione più indipendente, soprattutto in materia sanitaria, energetica e industriale, perché il periodo che stiamo vivendo, dalla crisi del Covid alla crisi ucraina, ha messo in luce le sue vulnerabilità e le sue dipendenze. Ma sarà anche una nazione più attenta al tema della Difesa per rispondere al “ritorno del tragico nella storia”, come ha detto Macron in riferimento alla guerra in Ucraina. Ciò si tradurrà in un aumento della spesa in ambito militare e in maggiori investimenti nelle tecnologie di punta per rispondere ai nuovi tipi di conflitto, cyber e spaziale (è stata evocata la cifra di 50 miliardi all’orizzonte 2025).
Nel campo della Difesa, lo sguardo è rivolto verso l’Europa. Perché la grande ambizione del Macron II è la nascita dell’esercito europeo. “Non proteggeremo gli europei se non decidiamo di avere un vero esercito europeo. Dinanzi alla Russia, che è alle nostre frontiere e che ha mostrato di poter essere minacciosa (…) dobbiamo avere un’Europa che si difenda maggiormente da sola, senza dipendere solo dagli Stati Uniti, e in maniera più sovrana”, disse nel novembre del 2018 in un’intervista su Europe1, parlando per la prima volta di “armée européenne”. Per arrivarci, tuttavia, bisognerà prima accordarsi su un’unica strategia industriale, come emerso durante il meeting di Versailles tra i 27 stati Ue a marzo: dalla fusione di Tempest e Fcas per i caccia, al drone e ai carri armati europei, fino all’intesa sull’Aerospazio che l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe accelerare.
In politica interna, invece, uno dei cantieri prioritari del quinquennio 2022-2027 sarà senza dubbio la riforma delle pensioni: un dossier altamente infiammabile, che Macron dovrà maneggiare con cura per non ritrovarsi fin da subito i gilet gialli e le proteste di piazza. “Credo nel mio idealismo. Sono convinto che possiamo farcela”, ha detto venerdì mattina su France Inter, spiegando come conta di far votare la riforma del sistema pensionistico, la più impopolare delle riforme, osteggiata da tutti i sindacati. Il primo passo è una grande conferenza sociale, che verrà organizzata nelle prossime settimane e durante la quale verranno affrontate varie tematiche: dal potere d’acquisto alla salute, dall’obiettivo zero carbone alle pensioni. La proposta di Macron è quella di alzare progressivamente l’età pensionabile da 62 a 65 anni entro il 2030 (di quattro mesi ogni anno a partire dal 2023): una riforma, all’insegna del “travailler plus pour gagner plus” di sarkozyana memoria, che permetterebbe anche di bonificare il sistema previdenziale, che registra perdite per circa 10 miliardi ogni anno. “Abbiamo delle forze sindacali e padronali responsabili”, ha dichiarato Macron su France Inter. Fino a pochi giorni fa, circolava ancora l’ipotesi di sottoporre la riforma delle pensioni a un referendum. Ipotesi che è stata però esclusa da Macron. “Il referendum è uno strumento a disposizione del presidente della Repubblica (…). Penso che su un tema come questo, ci sia bisogno della concertazione, del dibattito e del rispetto di tutte la parti coinvolte”, ha spiegato l’inquilino dell’Eliseo. Per altre riforme, invece, il ricorso al referendum potrebbe essere una soluzione, assieme ad altre iniziative di consultazione popolare e democrazia partecipativa. E’ il “nuovo metodo”, meno verticale, attraverso cui l’inquilino dell’Eliseo ha promesso di governare la Francia fino al 2027.
“Il nuovo Macron sarà quello dell’associazione, della concertazione, del tempo lungo”, scrive il Journal du Dimanche. Oltre all’ambiente e alle pensioni, le due principali riforme riguarderanno la scuola e la sanità. In entrambi i casi, verranno organizzati degli Stati generali con tutte le parti coinvolte. Dunque, politici locali, insegnanti, presidi, genitori da una parte, medici, paramedici, infermieri e associazioni di pazienti dall’altra. Secondo quanto riportato dal Jdd, verrà anche lanciata una convenzione cittadina sulla questione del fine vita. La stessa logica varrà per il cosiddetto “cantiere della democrazia”: l’esecutivo allestirà una “convenzione transpartitica” per affrontare temi come l’introduzione di un sistema proporzionale alle elezioni legislative. Il Monde l’ha chiamata “la tentazione del grande dibattito permanente”, in riferimento agli esercizi di pedagogia e persuasione di cui Macron fu protagonista nel 2019 in tutta la Francia e che gli permisero di superare la crisi dei gilet gialli. “Dobbiamo riattivare lo spirito del grand débat, e orientarci verso una sorta di grande dibattito permanente. Sarebbe interessante che dei parlamentari e dei ministri decidessero su certi temi di società di fare il giro dei dipartimenti e di invitare i francesi a partecipare al dibatto”, ha dichiarato al Monde Richard Ferrand, generale della macronia e presidente dell’Assemblea nazionale. “C’è una rottura tra i cittadini e il mondo politico. Dobbiamo rimettere in carreggiata quelli che sono tentati dal fare secessione. La democrazia non è farsi continuamente la guerra, è sapersi parlare”, sostiene François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e principale alleato della République en marche.
Insediare lo spirito di un grande dibattito permanente, invitando i cittadini a dibattere e ad “appropriarsi” delle leggi esaminate, permetterebbe di soddisfare una rivendicazione ricorrente del popolo francese e a Macron di allontanare le accuse di essere troppo “jupitérien”.
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