(Foto di Ansa) 

L'espansione del conflitto

In Transnistria compaiono trincee mentre l'Ucraina dal lato opposto si rafforza

Mauro Mondello

"Siamo vulnerabili", ha affermato il vicepremier moldavo, ma il piano militare di Putin non è ancora chiaro: semplice avvertimento o apertura di un nuovo fronte? 

Tiraspol. La colonna di automobili bloccata al checkpoint in uscita da Bender, sulla R2, una della arterie di collegamento principali fra l’enclave separatista russa di Transnistria in Moldavia e la capitale Chisinau, è lunga almeno un paio di chilometri. La strada, una stretta striscia d’asfalto che corre in mezzo a una pianura di terra arsa, vigneti e casette di lamiera, è un crocevia che migliaia di pendolari percorre ogni giorno, per lavoro e studio. La fila di queste ore, però, non è composta dalle solite marshrutki, i minibus d’eredità sovietica che costituiscono il principale mezzo di collegamento nei paesi post Urss, ma da utilitarie che trasportano decine di famiglie, in fuga dal pericolo di un conflitto imminente. Gli attentati degli ultimi giorni, con gli attacchi alle antenne del centro trasmissione della radio russa in Transnistria e le esplosioni al ministero della Sicurezza, hanno aperto un nuovo fronte nella battaglia militare intrapresa dalla Russia in Ucraina. 


Nonostante lo scambio di accuse sulle responsabilità degli attentati fra Tiraspol e Kyiv, il risultato, infatti, potrebbe essere lo stesso: l’arrivo nella regione di nuove truppe inviate da Mosca. 


Nella cosiddetta Repubblica Moldava di Pridniestrov oltre ai 1.500 militari russi impegnati in “missione di pace” sarebbero già arrivati, secondo quanto si è potuto apprendere da fonti locali, almeno altri 2.000 soldati. Si tratta di un contingente ufficialmente destinato alla manutenzione dell’arsenale custodito nel deposito di Cobasna, uno dei più grandi d’Europa, con oltre 20.000 tonnellate di munizioni, ma effettivamente pronti a partire per una nuova offensiva che potrebbe chiudere d’assedio Odessa aprendo un nuovo fronte occidentale contro le città ucraine sul Mar Nero. Indipendentemente dalle varie versioni sulla possibile natura degli attacchi avvenuti intorno a Tiraspol nell’ultima settimana (fra cui quella, molto fantasiosa, secondo cui gli attentati sarebbero stati organizzati da sabotatori moldavi, con l’intenzione di aumentare la tensione e proibire le celebrazioni filorusse del prossimo 9 maggio), l’idea più accreditata è quella di un tentativo di destabilizzazione delle forze di Mosca, supportato anche dalla distruzione da parte dell’esercito russo di un’infrastruttura fondamentale per la regione di Odessa, il ponte sull’estuario del fiume Nistro, punto di collegamento cruciale fra Kyiv e i porti ucraini sul Danubio. Gli attacchi e le esplosioni registrate nell’enclave russa in Moldavia hanno portato le forze di difesa della regione di Odessa, nel sud dell’Ucraina e sulle rive del Mar Nero, a rafforzare la protezione del confine con la Moldavia, in prospettiva di una possibile escalation militare nell’area. La misura è stata presa di fronte a “una serie di provocazioni russe nell’autoproclamata repubblica separatista della Transnistria”, ha spiegato Serhii Bratchuk, portavoce dell’amministrazione militare regionale di Odessa, sul suo account Telegram, citato dall’agenzia locale Ukrinform. In più punti, sul lato transnistriano lungo i 405 chilometri che compongono la linea di frontiera con l’Ucraina, cominciano, d’altronde, a comparire trincee che potrebbero nascondere il preludio di una battaglia imminente.

“La nostra analisi finora mostra che ci sono tensioni tra le diverse forze all’interno della regione interessate a destabilizzare la situazione e ciò rende la Transnistria vulnerabile, creando dei chiari rischi anche per la Repubblica di Moldova”, ha affermato Nicu Popescu, ministro degli Esteri e viepremier, che ha aggiunto che la maggioranza dei moldavi, tra cui quelli in Transnistria, vogliono rimanerne fuori. “Il governo della Moldova ha elaborato diverse ipotesi sulla causa degli attacchi” ha continuato Popescu, e anche se “non è possibile indicare chiaramente i responsabili degli attacchi in Transnistria, vediamo che alcune forze all’interno della regione lavorano per la destabilizzazione”. Le prossime ore chiariranno in maniera definitiva se le azioni di sabotaggio degli ultimi giorni saranno derubricabili a semplici avvertimenti o se in effetti siano parte di una strategia impostata dalla Russia con l’obiettivo di aprire un nuovo fronte verso il Donbas. Di certo, le forze militari di Transnistria sono in stato di allerta, con il divieto per tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni di abbandonare il paese, secondo quanto emerso da una serie di informazioni trapelate dagli uffici delle autorità transnistriane. Un ulteriore segnale che, nonostante nell’enclave russa sia vietato utilizzare le parole “guerra” e “pace”, una nuova fase del conflitto potrebbe essere molto vicina.

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