La guerra non è solo una questione territoriale. L'obiettivo di Putin è far sparire gli ucraini
Ogni chilometro controllato dalla Russia è una liquidazione dell'identità di un popolo. “Crescete persone normali”, come dice il soldato russo devastatore, significa: voi non siete persone normali, non siete persone, dovete scomparire
Velykyi Bobryk è una piccola cittadina nel nord est dell’Ucraina dove abitavano circa mille persone prima dell’invasione. Il primo giorno di guerra, il 24 febbraio, di qui passarono i convogli militari russi pronti a portare a termine quella che allora sembrava una guerra lampo, un blitz di Vladimir Putin per cambiare il governo a Kyiv e ingoiarsi l’Ucraina. I militari russi passarono e non si fermarono, ma tornarono indietro il 16 marzo con una missione precisa: controllare i telefoni degli abitanti, cercare dei filmati sulle operazioni dell’esercito russo, casa per casa. Yaroslav Trofimov del Wall Street Journal, lettura imprescindibile, è andato a Velykyi Bobryk e si è fatto raccontare che cosa è accaduto quando i russi sono tornati. Cercavano i collaborazionisti, quelli che avevano fornito ai soldati ucraini le coordinate sui mezzi e le posizioni dell’esercito russo e che avevano permesso agli ucraini di fare imboscate e di anticipare gli spostamenti dei russi, contenendo così la loro avanzata. “Ogni nonnina del villaggio ci mandava immagini dei blindati russi, tutti ci aiutavano”, ha detto un funzionario dell’intelligence ucraina a Trofimov. C’era una chat su Viber con gli abitanti di Velykyi Bobryk dove condividevano immagini e filmati dei mezzi russi da mandare poi all’intelligence. Quando i russi sono tornati la chat è stata cancellata, ma alcuni contenuti si erano scaricati sui telefoni e così sono cominciati i rastrellamenti e le esecuzioni. Manca all’appello una decina di uomini portati via, non si sa dove. Chi è rimasto è stato interrogato, picchiato, torturato, dileggiato, una madre è stata considerata troppo vecchia per “farci un giro”, ma sua figlia di sedici anni no. Quando infine i russi se ne sono andati, hanno detto a una signora dopo averle ribaltato la casa: smettetela di insegnare la propaganda nazista ai vostri figli, crescete persone normali.
Ci è andata meglio che a Irpin e a Bucha, dicono i sopravvissuti di Velykyi Bobryk e questa è la loro consolazione. Ma qui come in tutta l’Ucraina che è stata toccata anche per poco tempo dai russi è stato messo in pratica il progetto di Putin che è quello di annientare il popolo ucraino. Nella propaganda russa che oggi possiamo vedere nella sua brutale completezza, l’Ucraina è uno stato che non esiste, è come dice Putin stesso “il sud ovest” della Russia, un luogo che appartiene “allo spazio spirituale, culturale e storico” della Russia, un luogo “preso in ostaggio” e “completamente controllato” da fuori, eterodiretto dall’occidente, “e usato contro” la Russia e il popolo russo. Fin dal primo giorno dell’invasione, l’esercito russo ha bombardato obiettivi civili, ha distrutto e ucciso persone senza motivo, e il Cremlino ha fatto passare questo omicidio di massa per una operazione di “protezione”. Ma di fatto ha liquidato, a ogni occasione, più ucraini possibile perché l’obiettivo non è la costruzione di uno stato cuscinetto o una spartizione territoriale, ma l’annientamento di un popolo che non ha legittimità di esistere. Per questo ogni chilometro controllato da Putin in Ucraina non è soltanto una conquista militare, non è una questione territoriale: è la liquidazione dell’identità ucraina, è “crescete persone normali”, come dice il soldato russo devastatore, intendendo: voi non siete persone normali, non siete persone, dovete scomparire.