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A Orbán non basta la deroga sull'embargo del petrolio e boicotta il sesto round di sanzioni
Von der Leyen annuncia il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Ma l'Ungheria è già contraria. "La proposta distruggerebbe completamente la nostra sicurezza energetica" dice il ministro degli Esteri di Budapest
Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, oggi ha annunciato un embargo “ordinato” sul petrolio della Russia nel sesto pacchetto di sanzioni dall’inizio della guerra in Ucraina. Se ci sarà l’accordo unanime degli stati membri, il divieto di importazione di greggio entrerà in vigore tra sei mesi. L’embargo lento è stato giustificato con la necessità di non infliggere danni all’economia europea. “Per poter aiutare l’Ucraina, è necessario che la nostra economia resti forte”, ha detto von der Leyen.
Per evitare che Mosca dirotti il suo petrolio verso altri mercati, il pacchetto include un divieto di offrire servizi (tra cui le assicurazioni) alle petroliere che trasportano greggio russo. Von der Leyen non lo ha detto per non mettere in mostra le divisioni tra i ventisette, ma c’è una deroga per Ungheria e Slovacchia per comprare petrolio russo fino alla fine del 2023. Il trattamento di favore non è però bastato a Viktor Orbán. La proposta “distruggerebbe completamente” la sicurezza energetica ungherese, ha detto il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó. Budapest vuole l’esenzione totale degli oleodotti. Anche la Grecia ha sollevato obiezioni al divieto per le navi con bandiera europea di trasportare petrolio russo. Gli ambasciatori torneranno a vedersi oggi per cercare di approvare il sesto pacchetto entro questa settimana.
Nella proposta – che il Foglio ha potuto consultare – ci sono conferme e sorprese. La principale banca russa, Sberbank, sarà esclusa da Swift insieme con Credit Bank of Moscow e JSC Rosselkhozbank. Tre canali televisivi russi non potranno più essere visti nell’Ue: Rossiya Rtr, Rossiya 24 e Tv Centre International. Nell’Ue sarà vietato ai cittadini stranieri “vendere o trasferire, direttamente o indirettamente, diritti di proprietà su beni immobili situati” a cittadini o entità russi. Le società di consulenza e di pubbliche relazioni non potranno più lavorare per lo stato russo. Nella lista nera dell’Ue finiranno decine di militari responsabili dei massacri di Bucha e dell’assedio di Mariupol, ma anche il patriarca di Mosca Kirill e tutta la famiglia del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “Vogliamo che l’Ucraina vinca questa guerra”, ha detto von der Leyen.